Arriva notizia dall’Università di San Francisco di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Current biology che dà conto dell’individuazione di un’area del cervello la cui stimolazione con corrente elettrica potrebbe diventare una nuova terapia per curare la depressione.
Curare non guarire, si tratta infatti essenzialmente di una terapia diversa dai farmaci per alleviare i sintomi della depressione.
Il team che ha effettuato la scoperta è diretto da Eddie Chang che è professore di neurochirurgia presso la suddetta università e membro dell’Istituto Weill per le neuroscienze, oltre che neurochirurgo attivo presso l’ospedale della stessa università specializzato in epilessia.
Quest’ultima attività è risultata cruciale per il presente studio, perché i pazienti epilettici che si stanno preparando per essere sottoposti a chirurgia hanno degli elettrodi impiantati, lo scopo è individuare con precisione le zone che causano le convulsioni che saranno rimosse preservando le zone circostanti responsabili di importanti funzioni come il linguaggio.
Venticinque pazienti epilettici di Chang che erano in lista per questa procedura e lamentavano sintomi di depressione sono stati quindi arruolati nel presente studio, a ciascuno è stato fornito un tablet su cui annotare i propri cambiamenti d’umore. Ovviamente i pazienti in attesa di chirurgia e con gli elettrodi impiantati erano in osservazione in ospedale, quindi i ricercatori sono stati in grado di confrontare i dati provenienti dagli elettrodi e mappare l’attività del cervello confrontandola con i dati riferiti sui cambi di umore durante l’arco della giornata.
Il secondo passo è stato stimolare elettricamente zone del cervello per provare a stravolgere i pattern osservati e vedere se i pazienti riferivano miglioramenti nell’umore, le zone stimolate includevano: corteccia orbitofrontale OFC, amigdala, corteccia cingolata, insula, e ippocampo.
Ai pazienti è stato chiesto di descrivere liberamente le sensazioni durante la stimolazione e poi di riportare i cambiamenti nel proprio umore. Quasi tutte le stimolazioni non hanno avuto esito alcuno, tranne quella della corteccia laterale orbitofrontale, un’applicazione di soli tre minuti, anche su un solo lato del cervello ha migliorato l’umore in soggetti affetti da depressione sia di grado moderato che grave.
Alcune osservazioni aggiuntive hanno rivelato fatti che rendono molto promettente la scoperta ai fini di elaborare una vera terapia, il fatto che i pattern cerebrali osservati nei pazienti curati fossero del tutto simili a quelli mostrati dagli stessi nei giorni precedenti in momenti di buon umore unito al fatto che il trattamento non ha avuto effetto in chi lamentava solo sintomi blandi di depressione, suggerisce che questa stimolazione elettrica più che agire come una droga che altera l’umore di tutti abbia un effetto normalizzante “naturale” sui pattern cerebrali collegati a gravi depressioni.
Roberto Todini