Quando c’è una ferita la cosa più importante da fare, come tutti sanno, è impedire che si infetti, per il resto se la persona ferita è sana (cioè scevra da patologie che interferiscano coi processi di cicatrizzazione, come ad esempio il diabete) al massimo occorrerà, se la ferita è importante, mettere dei punti per avvicinare i lembi e il corpo farà la sua magia. Ma se sopravviene un’infezione le cose si complicano, arriva notizia dall’Università dell’Indiana della realizzazione di un metodo per curare ferite con l’elettricità, cioè è stato realizzato un bendaggio che genera un campo elettrico per disgregare il biofilm infettivo nelle ferite. La ricerca è stata pubblicata su Annals of surgery. I biofilm batterici si formano su certi tipi di ferite, tipicamente: bruciature, ferite post-chirurgiche e dopo che un dispositivo medico (ad esempio un catetere) è posto sul corpo. Queste colonie di batteri sviluppano un proprio campo elettrico che serve per comunicare rendendo l’infezione più difficile da trattare.
I ricercatori dell’università dell’Indiana sono stati i primi ad utilizzare un bendaggio basato su un campo elettrico al posto degli antibiotici per trattare il biofilm, hanno scoperto che il bendaggio non solo agisce da solo ma anche rende più efficaci gli altri trattamenti.
Ma come funziona questo bendaggio per curare ferite con l’elettricità? Non ci sono fili o batterie, si tratta infatti di elettricità autogenerata elettrochimicamente, il bendaggio a contatto con il sangue o i fluidi della ferita genera un campo elettrico di appena un volt, non abbastanza per danneggiare il paziente ma efficace nel disgregare il campo elettrico del biofilm. Il dottorando Chandan Sen uno degli autori della ricerca la propone come un valido ausilio per contrastare le infezioni post chirugiche, non a caso la ricerca è stata pubblicata su Annals of Surgery (Annali di chirurgia), per ora la Food and drug administration ha approvato la commercializzazione del bendaggio come trattamento per le bruciature, dunque i ricercatori che l’hanno sviluppata ora si stanno dedicando a verificare l’effettiva efficacia su pazienti reali che stanno recuperando da bruciature.
Roberto Todini