Le relazioni tra Cuba e Stati Uniti hanno superato grandi sfide dal 1959 ad oggi, soprattutto durante gli anni della Guerra Fredda. I rapporti politici tra i due paesi sono entrati in una fase complicata a partire dal 2017, durante l’amministrazione Trump. Dal 2022, con il presidente Joe Biden, i rapporti degli Usa con Cuba si stanno di nuovo normalizzando. Quando si parla di politica però si rischia di dimenticare la dimensione umana delle popolazioni coinvolte.
Gli sforzi decennali per costruire rapporti regolari tra i due paesi sono stati distrutti
Era il 29 settembre del 2017 quando il Dipartimento di Stato americano annunciava il ritiro della maggior parte del personale dall’ambasciata degli Stati Uniti all’Avana, dopo che i diplomatici avevano sviluppato misteriosi problemi di salute. Successivamente, 15 diplomatici cubani sono stati espulsi dagli Stati Uniti. Con queste decisioni, i piccoli passi fatti dall’amministrazione Obama verso la normalizzazione delle relazioni con Cuba sono stati cancellati dall’amministrazione Trump.
L’esplosione dell’immigrazione via mare e terra da Cuba
Nel periodo di chiusura dell’ambasciata americana a Cuba, gli arrivi di cubani negli Stati Uniti dal confine del Sud sono aumentati. Nel 2022, sono oltre 250mila quelli che sono stati fermati nel tentativo di attraversare il confine, circa 30mila di questi nel mese di ottobre. Le partenze via mare da Cuba e verso la Florida hanno raggiunto numeri significativi nell’anno passato: oltre 6mila persone. I principali motivi per cui i cubani lasciano il paese sono le difficoltà economiche e il ricongiungimento familiare. Secondo il governo cubano, però, le partenze di queste persone sono causate dalle sanzioni imposte dagli stessi Stati Uniti che mettono in crisi l’economia del Paese.
Da maggio 2022 il presidente Biden ha revocato alcune restrizioni per favorire una ripresa delle relazioni con Cuba. Per esempio sono ripresi i voli, è ricominciata una parziale operatività dell’ambasciata ed è avvenuta una apertura al ricongiungimento familiare.
Il 5 gennaio Joe Biden ha annunciato nuove misure sulla politica dell’immigrazione del Paese. Queste misure sono basate su due pilastri: rafforzamento della sicurezza alla frontiera e nuove procedure che “incoraggino le persone a cercare percorsi ordinati e legali per la migrazione”. Gli Stati Uniti, quindi, accetteranno 30mila persone al mese, provenienti da 4 paesi inclusa Cuba, che soddisfino requisiti prestabiliti.
L’immigrazione è uno dei temi più delicati per i rapporti tra i due paesi
A seguito dell’annuncio della nuova politica americana sull’immigrazione, l’ambasciata Usa all’Avana ha cominciato a riprendere i servizi consolari. Questo ha prodotto lunghe file per le presentazioni delle domande di visto. Tuttavia, alcuni attivisti contestano la nuova politica adottata dagli americani. L’iter da seguire per poter entrare legalmente negli Stati Uniti include come requisiti per ottenere un visto: fondi, contatti oltre al superamento di specifici controlli di sicurezza. I richiedenti devono dimostrare la disponibilità finanziaria di uno sponsor ed essere in grado di poter pagare un volo. Gli attivisti contestano che, con questa modalità, non viene garantito ai migranti il diritto di presentare domande di asilo all’arrivo negli Usa. Al contrario, coloro che hanno casi validi per ottenere lo status di rifugiato vengono lasciati fuori dal sistema.
E’ lo stesso Biden a spiegare che in assenza di un accordo tra Democratici e Repubblicani nella legislazione attuale, per riformare una politica dell’immigrazione non efficace è possibile solamente fare piccoli passi.