Una storia iniziata tanti anni fa, quando un giovane studente di legge avrebbe deciso di cambiare, un giorno, la storia dell’isola centro americana. “La storia mi darà ragione” così dichiarò in arringa al suo processo contro le accuse per una rivoluzione che poi darà a Cuba la libertà, la sua libertà. Una libertà imposta dal Lider Maximo, Fidel Castro. Ma oggi la storia lo assolve per metà, quando dopo la sua morte, metà dei cubani gioiscono della sua fine e l’altra metà porta in cuore la voglia di tramandare le sue idee rivoluzionarie oltre il tempo, oltre oceano. Forse allora qualcosa è andato storto, forse non a tutti si può imporre la propria “libertà”.
Facciamo un passo indietro. Il 2 Dicembre del 1956 Fidel sbarca a Cuba con i suoi rivoluzionari nella Sierra Maestra per poi vincere la repressione di Bautista, all’epoca il dittatore imposto con un colpo di stato a Cuba ed entrare vittoriosi a gennaio 1959 a L’Avana. Una rivoluzione che non ha padroni ma un solo leader, il lider maximo che più volte sfugge al tentativo degli Stati Uniti di eliminarlo, come quella volta alla baia dei porci nel 1961 dove fallisce l’invasione anti-castrista che però continua nell’embargo economico ancora tutt’ora esistente. Due partner commerciali e di uguale ideologia comunista, Cina e Unione sovietica con la quale Fidel nel’60 concretizza gli accordi economici per il petrolio.
Raul Castro, fratello di Fidel, dopo le dimissioni di quest’ultimo per motivi di salute, è dal 2008 presidente del consiglio della Repubblica di Cuba, uno Stato monopartitico di stampo socialista che si avvia verso riforme economiche in un paese dove il comunismo regna in una difficile e non decorosa realtà locale, ma dove “i bambini a natale hanno ricevuto tutti un giocattolo”. Saranno loro, un giorno, a decidere le vere sorti de Cuba.
Francesca Perna