Rosario Crocetta alla Festa dell’Unità a Catania annuncia di volersi ricandidare, creando non poco imbarazzo
E poi non dite che non vi avevo avvisati! Per l’esattezza, già lo scorso giugno avevo scritto di Rosario Crocetta che iniziava a palesare – tra allusioni e ammiccamenti – l’intenzione di fare il bis. Ci voleva la festa nazionale del Pd, quest’anno a Catania, per fare un vero e proprio outing, creando peraltro non poco imbarazzo in area dem. Con estrema nonchalance, il governatore ha rubato la scena per sciorinare tutti i successi conseguiti finora. Un autentico proemio in salsa crocettiana, atto a rendere quasi una naturale conseguenza l’idea di un Crocetta bis. Ci sarebbe forse da indulgere, vista la spiccata propensione a quel ruolo da starlette, su certe sue dichiarazioni altisonanti che di fatto non hanno tenuto conto di un partito, che a questo punto non si capisce a che gioco stia giocando.
Se da un lato il segretario regionale Fausto Raciti ha preso tempo, dall’altro appariva chiaro già da tempo che il Pd non avrebbe puntato su Crocetta alle prossime elezioni. Quindi? Basteranno le lapidarie dichiarazioni di Raciti? Quel “riparliamone” non si capisce se promette qualcosa di buono. L’unica cosa certa è che le acque si confondono, le correnti trascinano sabbia dai fondali e l’intera questione si intorbidisce non poco. Le cose sono due: o tra Saro e il Pd va avanti una liaison da sempre, per cui Crocetta per il partito sta facendo bene e va da sé una ricandidatura, in barba alle critiche provenienti dai fedeli di Cracolici e Raciti e dall’ala renziana capitanata da Davide Faraone (un autogoal coi fiocchi).
L’alternativa è che ci sia un pizzico di ipocrisia di fondo (vedi Davide Faraone, “ricandidare Crocetta? Non sono da tso!”), quel tanto che basta per criticare l’operato del governatore senza sganciarlo in maniera definitiva. E del resto, sganciarsi da Crocetta avrebbe comportato il ritiro dei propri assessori. Si sa, quello di alzarsi agevolmente da una poltrona è un vezzo che non ci appartiene. E Crocetta, da buona vecchia volpe qual è, lo sa bene. Al punto da girare la cosa a proprio vantaggio e divertirsi ad agitarle ancora di più, quelle già torbide acque. Del resto, quando manca poco alle prossime elezioni regionali, proporsi spontaneamente quale unica alternativa chiara e pulita, lasciandosi appena dietro il primo partito della coalizione di governo senza ancora un nome certo su cui puntare, è una mossa davvero scaltra.
Forse sono troppo freschi gli ultimi insuccessi regionali. Quelli come l’emergenza rifiuti, che prosegue disattendendo punto per punto tutti gli accordi stabiliti con Roma (giusto per non chiamarlo commissariamento). Quell’accordo Stato – Regione, visione più ampia entro cui la questione rifiuti stessa veniva compresa, che ai più distratti è sembrata una manna dal cielo, salvo poi capire che si è trattato di svendere la dignità dei siciliani nel peggiore dei modi. La lista potrebbe essere davvero lunga e ricca di nomi, come quello di Patrizia Monterosso. Il segretario generale, braccio destro del nostro eroe in salsa gelese, si ritrova a fare i conti con una definitiva condanna contabile da 1,3 milioni di euro.
Ma ora occorre avere la memoria “a singhiozzo”, che balzi qua e là tra quei piccoli atolli di glorie in un mare di insuccessi e cercare di ricordare le cose buone. La miscela di forze con cui si presenterà Crocetta è la stessa: sinistra, società civile, forze democratiche cattoliche e bla bla bla. “Io sono candidato, saranno i cittadini a giudicare se è un’esperienza da bocciare o meno”, si legge su Live Sicilia. E i cittadini, in un certo senso, hanno già palesato il proprio disamore con la scarsa affluenza a quel momento di festa. La visione, poi, di “Mirello l’impresentabile” Crisafulli , comodamente seduto all’ombra di uno stand della festa dell’Unità, intento a raccogliere adesioni per la sua facoltà di medicina rumena, completa il quadro della desolazione.
Alessandra Maria