Il capo di Stato in carica Zoran Milanović stravince il ballottaggio contro l’avversario del centrodestra Primorac raccogliendo 821.709 voti.
Milanović sarà presidente della Repubblica croata per la seconda volta dal 2020 ricoprendo la carica più alta dello Stato che gli permetterà di occuparsi direttamente delle Forze Armate e della politica estera. Ha confermato gli ottimi risultati delle elezioni del 29 dicembre che gli avevano quasi permesso di chiudere i giochi mancando per pochi decimi percentuali la soglia del 50%.
Chi è il nuovo vecchio presidente
Zoran Milanović dal 2020 ricopre la carica di presidente della Repubblica croata ma è stato anche primo ministro dal 2011 al 2016 schierandosi da capogruppo del Partito Socialdemocratico di Croazia nella coalizione di centrosinistra.
Negli ultimi anni si è spostato verso destra criticando aspramente l’operato del primo ministro capo del partito di centrodestra HDZ per la gestione della pandemia, applaudendo invece il respingimento violento dei migranti. Ciononostante ricopre ancora il ruolo di unico vero rivale alla coalizione di centrodestra capeggiata dall’attuale primo ministro Plenković (HDZ) che Milanović definisce come “personaggio corrotto e pericoloso”.
Il Trump croato che strizza l’occhio a Mosca
In un paese fortemente legato alla NATO sin dalla sua costituzione nel 1991 fa strano vedere un capo di Stato che si dichiara apertamente anti-atlantista. In particolare, durante il primo mandato ha negato l’invio di soldati croati in Ucraina e ha votato a sfavore dell’ingresso nella NATO di Finlandia e Svezia chiedendo, invece, alla comunità internazionale di intervenire sul sistema elettorale in Bosnia ed Erzegovina in modo da favorire i cittadini croati.
Le relazioni tra Mosca e Zagabria si sono intensificate illecitamente durante la corsa alla presidenza croata come scoperto da un’inchiesta del Centre for Information Resilience, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Londra che denuncia le operazioni di disinformazione. È accertato che dei bot russi abbiano lavorato al fine di rafforzare la presidenza di Milanović in vista delle ultime elezioni del 29 dicembre. Secondo il CIR, gli account “con immagini e hashtag filo-russi” hanno regolarmente pubblicato contenuti elogiativi di Milanović sui social media, tra cui X e Facebook, in “due ondate”: dopo che aveva espresso la sua opposizione all’invio di truppe croate in Ucraina e dopo il primo turno delle elezioni.
La figura di Milanović è stata più volte associata a quella dell’attuale presidente in carica degli Stati Uniti Donald Trump per il suo modo spietato e per certi versi imprenditoriale di vedere la politica ed in particolare per l’aggressività mostrata ai suoi rivali alle elezioni.
Croazia stato cuscinetto?
Nei Balcani e nei paesi dell’est Europa gli elettori non scelgono più il proprio rappresentante in base al concetto di destra-sinistra o conservatore-progressista, piuttosto devono decidere da che parte inginocchiarsi. Già diversi paesi come Ungheria e Slovacchia mostrano totale asservimento a Putin che è intenzionato ad allargare la propria zona di influenza definita “cuscinetto” che gli permetterebbe di allontanare dai propri confini gli armamenti e le truppe NATO. Esempi lampanti dell’investimento di Mosca sono la Moldavia, la Georgia e proprio la Romania dove le elezioni sono state addirittura annullate dalla Corte Costituzionale, dopo che i servizi segreti rumeni hanno portato alla luce documenti che proverebbero la regia del Cremlino in diversi “attacchi ibridi per condizionare il voto”.
Il gioco di Mosca è giocato anche dagli Stati Uniti che a loro volta provano a mettere mano a zone strategiche, basta ascoltare le parole di Trump sulla Groenlandia, per allargare il proprio controllo. Ancora una volta si rischia di cadere nella tentazione di dimostrare chi è il più forte rischiando una crisi internazionale.
Nel frattempo l‘Unione europea ha già deciso di imporre le prime sanzioni a cittadini e associazioni russe accusate di aver organizzato ed eseguito “operazioni di disinformazione”.