La città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, è al centro di una grave crisi umanitaria a causa dell’avanzata dei ribelli dell’M23. Gli scontri hanno causato morti, feriti e lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone, mentre la mancanza di acqua, elettricità e aiuti umanitari aggrava ulteriormente la situazione. Le tensioni tra il governo congolese e il Ruanda minacciano di trasformare il conflitto locale in una crisi regionale, mentre la crisi umanitaria in Congo è sempre più emergente.
Un conflitto che minaccia la popolazione civile
La città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), è nuovamente al centro di un drammatico conflitto armato che sta provocando una grande crisi umanitaria in Congo. Le milizie del “Movimento per il 23 marzo” (M23), supportate dal Ruanda, hanno dichiarato di aver preso il controllo della città, mentre il governo congolese continua a negarlo.
Gli scontri sono ancora in corso, con almeno 17 civili uccisi e centinaia di feriti. Gli ospedali sono ormai al collasso e faticano a fornire assistenza adeguata. La situazione umanitaria, già critica, si è ulteriormente aggravata con la chiusura delle vie di accesso e l’impossibilità di ricevere aiuti.
Una città sovraffollata e in condizioni disperate
Goma, che già ospitava circa 600.000 sfollati, ha visto arrivare altri 400.000 rifugiati nei primi mesi del 2025, portando la popolazione totale a quasi tre milioni di persone. La metà di questi sono bambini, secondo Save the Children, che ha lanciato l’allarme sulla loro vulnerabilità.
Molti profughi hanno cercato di ripararsi nei campi di accoglienza alla periferia della città, ma anche queste strutture sono state colpite dall’artiglieria, lasciando migliaia di persone senza un rifugio sicuro.
“La situazione è confusa, complessa e terribile. Non c’è un posto sicuro dove andare da Goma. Ogni volta che una famiglia fugge dalle armi e dalle bombe per raggiungere un luogo presumibilmente sicuro, è costretta a spostarsi di nuovo.”
sono le parole di Greg Ramm, il direttore di Save the Children per la Repubblica Democratica del Congo.
La crisi idrica ed elettrica peggiora la situazione
Da venerdì, vaste aree di Goma sono senza acqua ed elettricità. Le famiglie non hanno accesso a cibo e acqua potabile, mentre le strutture sanitarie faticano a rimanere operative. Gli ospedali hanno allestito tende all’esterno per fornire cure ai feriti, ma mancano le forniture mediche essenziali. Un ospedale ostetrico nel centro della città è stato colpito dai bombardamenti, aumentando il numero di vittime civili, tra cui bambini.
Questo è solo uno spaccato, l’ultimo, della crisi umanitaria in Congo. Lo scenario è infatti devastante ad oggi, ma anche nel passato ha sempre costituito una delle emergenze umanitarie più grandi e gravi al mondo: stando ai numeri, la guerra ha causato almeno 7 milioni di persone sfollate, di cui 3,5 bambini.
Un conflitto radicato nella storia
L’M23 non è nuovo alla conquista di Goma. Già nel 2012, il gruppo ribelle era riuscito a occupare la città per dieci giorni prima di ritirarsi sotto la pressione della comunità internazionale. Amnesty International ha denunciato che, durante quella occupazione, si verificarono gravi violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni sommarie, minacce a giornalisti e attivisti e violenze sessuali, con lo stupro usato come arma di guerra.
Anche negli ultimi mesi, sia le milizie dell’M23 che l’esercito congolese hanno impiegato artiglieria pesante in aree densamente popolate, causando un numero crescente di vittime tra i civili.
Le tensioni tra Congo e Ruanda
Il governo congolese ha definito l’attacco a Goma “una dichiarazione di guerra” da parte del Ruanda. Secondo le Nazioni Unite, circa 4.000 soldati ruandesi starebbero combattendo al fianco dell’M23, nonostante il governo di Kigali neghi ogni coinvolgimento diretto.
Il presidente della RDC, Félix Tshisekedi, incontrerà nei prossimi giorni il suo omologo ruandese, Paul Kagame, in una riunione d’emergenza mediata dal Kenya, con l’obiettivo di negoziare un cessate il fuoco e porre fine alle violenze.
La crisi umanitaria in Congo e l’appello delle ONG
L’ONU ha descritto la situazione nella RDC come una delle crisi umanitarie più gravi e prolungate al mondo, con 6,5 milioni di sfollati, di cui quasi tre milioni solo nel Nord Kivu. Save the Children ha denunciato il drammatico impatto del conflitto sui bambini, con molti di loro vittime dirette della violenza.
L’organizzazione ha anche segnalato che il suo ufficio a Goma è stato colpito da un’esplosione e che la casa di un suo dipendente è stata raggiunta da colpi di arma da fuoco. L’urgente necessità di aiuti umanitari è resa ancora più critica dall’impossibilità di raggiungere la città, a causa degli scontri che hanno reso inservibile l’aeroporto e bloccato le principali vie di comunicazione.
L’inasprimento del conflitto potrebbe avere conseguenze devastanti per la regione, già segnata da anni di instabilità. Il rischio di un’escalation su scala più ampia, con un coinvolgimento diretto di forze straniere, rappresenta una minaccia concreta per l’intera area dei Grandi Laghi.
La comunità internazionale segue con preoccupazione l’evolversi della situazione, mentre gli sforzi diplomatici continuano nel tentativo di riportare la pace, o una condizione di vita dignitosa, in una delle zone più tormentate del continente africano.