Crisi Qatar: like sui social che ti costeranno 15 anni di prigione o 120mila euro di multa

Crisi Qatar: like e tweet sui social che ti costeranno 15 anni di prigione o 120mila euro di multa

Precipitano i rapporti diplomatici tra Qatar e Paesi del Golfo, dopo le recenti iniziative volte a isolare totalmente l’emirato.

Egitto, Arabia Saudita, Baharein ed Emirati Arabi Uniti – a cui poi si sono aggiunti Libia orientale e Maldive – nelle scorse settimane si sono detti costretti a intraprendere dure misure contro il Qatar, accusato di finanziare il terrorismo.




Da qui poi la decisione di chiudere le frontiere con l’emirato, sospendere qualsiasi ingresso aereo, marittimo e terrestre, chiudere le ambasciate nei rispettivi Paesi. Misure drastiche con effetti in primis sulla popolazione, colpita dall’inasprimento delle sanzioni per coloro che anche lontanamente potrebbero ‘simpatizzare’ con il nemico.

Gli Emirati Arabi controllano social e chat per colpire il Qatar

Negli Emirati Arabi, infatti, una nuova legge vieta ai propri cittadini di esprimere consenso nei confronti dal Qatar. Non si parla di manifestazioni pubbliche, dimostrazioni nelle piazze o altre simili forme plateali. In un contesto così teso anche un solo tweet o un like su Facebook potrebbe costare caro.

Precisamente detenzione fino a 15 anni oppure sanzioni per oltre 120mila euro, ovvero 500.000 Dirham. La linea dura sarà adottata contro chiunque possa in qualsiasi modo simpatizzare con Doha oppure esprimere posizioni contrarie agli Emirati.

Gli Emirati Arabi sono uno dei Paesi con le pene più severe in fatto di cybercrime. Il che potrebbe essere assolutamente un fattore positivo. L’unico (grande) neo riguarda il considerare criminoso un like o un retweet sui social, e tra l’altro altamente criminoso, se si guarda alla gravità delle pene.




In quello che gli Emirati Arabi considerano cyber crime un’attenzione particolare (con conseguenti dure sanzioni) è rivolta alle offese contro la religione, lo Stato o gli uomini del governo.

Questo assoluto divieto di espressione, sia scritta sia verbale, non solo ‘reale’ ma anche online, costituisce probabilmente una delle misure più drastiche adottate dalle autorità.

In Arabia Saudita anche indossare la maglia del Barcellona è reato

Anche negli altri Paesi del Golfo coalizzatisi contro il Qatar non mancano analoghe sanzioni legate a quelli che noi non potremmo certo definire ‘crimini’.

In Arabia Saudita, per esempio, ad appassionati di calcio e non è vietato indossare la maglia del Barcellona, il cui sponsor è Qatar Airways. Il governo saudita non ha nulla contro la Spagna o la squadra di calcio: l’obiettivo esclusivo è boicottare il Qatar, anche tramite questi che potrebbero essere definiti ‘mezzucci’.

Da ora, dunque, indossare la maglia del Barcellona o anche solo posare in foto con la stessa è un grave reato, punito anche in questo caso con fino a 15 anni di reclusione e una sanzione che supera i 130mila euro.

Almeno per il Barcellona sarà semplice risolvere il problema, sostituendo lo sponsor Qatar Airways con il brand Rakuten, colosso dell’e-commerce nipponico, già a partire dal 1° luglio.

La questione, però, resta gravemente spinosa, rendendo la libertà di espressione una chimera sempre più distante per le popolazioni medio-orientali.

Annachiara Cagnazzo

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