In Giappone scarseggiano le patatine. Colpa di una carestia di patate che ha portato alcune aziende a sospenderne la vendita. E, come se non bastasse, a moltiplicarne i prezzi dei pochi pacchetti rimasti in circolazione. Certo non si parla della grande carestia Irlandese nel 1845, che colpi soprattutto le patate. Ma, da qualche giorno ha creato “scompiglio” in Giappone. Una situazione tumultuosa che colpisce una popolazione per cui, come confermato da una ricerca, le patatine sono in assoluto lo snack preferito. Secondo un sondaggio condotto della Asahi tv: su 10.000 persone sono il primo e il secondo snack preferiti in Giappone.
Scaffali vuoti nei supermercati e consumatori tristi. Al limite della crisi di astinenza. Questo è lo scenario che si presenta davanti agli occhi degli amanti degli snack, nel paese del Sol Levante. Una mancanza che ha letteralmente fatto impazzire alcuni clienti. Sacchetti di patatine venduti su Internet a un prezzo sei volte superiore a quello abituale. A giudicare dalle reazioni via web, i più disperati sono i consumatori. Sono diventati virali sui social Network. Quotidianamente condividono sui social foto degli scaffali dei supermercati completamente vuoti.
Le aziende hanno annunciato lo stop delle vendite provocando l’impennata dei prezzi
Come al solito non mancano coloro che vogliono lucrare su questa situazione. Dove si trovano ancora i famosi snack, i prezzi sono alle stelle. Si arriva a pagare 11 euro per un pacchetto di patatine Calbee. Cioè oltre 1.250 yen, mentre prima non si arriva a pagare più di 250 yen. Una febbre che ha spinto alcuni a mettere gli ultimi pacchetti di patatine, addirittura, all’asta su internet. Alcuni siti sono stati denunciati come Mercenari, proprio perché speculano sulla vicenda vendendo i sacchetti di snack a prezzi esorbitanti.
Un disastro che ha ridimensionato la produzione industriale, scatenando una corsa all’acquisto dì patatine fritte in Giappone. Di conseguenza le aziende hanno deciso di sospendere la produzione degli snack dopo un cattivo raccolto. A causa dei tifoni che hanno colpito la regione di Hokkaidō.
Principali produttori di snak in Giappone, che hanno annunciato una temporanea battuta d’arresto, sono la Calbee, la Mizuumichiya e la Koyke-ya. La maggiore azienda produttrice in Giappone è la Calbee, di proprietà della Pepsi. Da sola detiene ad Hokkaidō l’80% delle sue piantagioni di patate e controlla il 73% del mercato delle patatine giapponesi. Calbee ha interrotto dal 15 aprile la spedizione di 18 prodotti, fra cui French Salad Flavor e Plum Flavour. E dal 22 aprile non potrà inviare nei supermercati nemmeno la linea “BIG BAG leggermente salate, che quindi andrà ad esaurimento scorte. La Koikeya ha finito la produzione di 7 suoi prodotti e altri otto saranno temporaneamente sospesi nei prossimi giorni.
Le piantagioni ad Hokkaido distrutte dai tifoni
Lo scorso anno i tifoni che si sono abbattuti sul paese hanno portato maggiori danni nella regione di Hokkaidō. Il principale stabilimento di produzione è situato nella città di Obihiro. Hub dell’agricoltura giapponese dove viene coltivata l’80 per cento di tutta la produzione di patate nel Paese. Una successione di calamità naturali che non si registrava da oltre un secolo. Quattro e consecutivi, i tifoni che si sono abbattuti lo scorso agosto sull’isola settentrionale di Hokkaido che, oltre a carote, zucche e mais, produce l’80% delle patate del Giappone. Grossi danni ai raccolti che hanno prodotto un innalzamento dei prezzi.
Spesso il Giappone si ritrova a dover fronteggiare la mancanza di alimenti. Negli ultimi anni, infatti, assente sulla tavola dei giapponesi è stato il burro. Motivo però, questa volta, va ricercato nell’invecchiamento della popolazione. E nella conseguente scomparsa di alcune attività, primo fra tutti il lavoro nelle fattorie. Quello caseario tuttavia è uno dei “settori sacri” che il premier Shinzo Abe ha promesso di tutelare. Durante i colloqui sul patto commerciale con gli Usa Trans-Pacific Partnership, accordo che per ora è in alto mare.
Ad aggravare la situazione c’è la politica protezionistica del Giappone che limita le importazioni di tuberi dall’estero. Solo dopo un lungo periodo il Giappone ha riammesso l’importazione dipatate americane. Oggi costituiscono quasi la totalità di quelle fresche ammesse dall’estero. Per la politica nipponica è un “settore sacro” che va perseverato.
Le aziende coinvolte hanno provato ad importare patate dagli Stati Uniti, ma è risultato che la qualità dei tuberi americani non è sufficiente per i loro standard. Così bisognerà armarsi di pazienza e attendere il prossimo raccolto, che dovrebbe avere il suo picco a settembre.
Felicia Bruscino