Uno stato di silenziosa crisi in Moldavia inizia subito dopo il crollo sovietico. Dopo decenni sembra che in questi giorni tale stato stia detonando. I fragili equilibri che hanno sostenuto il paese si sono incrinati, spaventando vicini e alleati. Per la gioia di Mosca.
L’aumento dell’intensità della crisi in Moldavia
Il 10 febbraio è una data che manifesta a pieno lo stato della crisi in Moldavia. Alle 10:18 i radar Ucraini segnalano due missili russi Kalibr lanciati da un sottomarino stanziato nel Mar Nero. Sorvolano i distretti moldavi di Rybnytsky e Sorok. Circa un quarto d’ora dopo, l’intelligence di Kiev li segnala sullo spazio aereo rumeno. Infine, raggiungono il territorio ucraino. È lo stesso presidente Zelensky a segnalare l’evento attraverso i suoi canali telegram. Bucarest tuttavia nega il passaggio dei Kalibr sul proprio territorio, affermando che la rotta mantenuta distasse una trentina di chilometri dai propri confini. Chisinau, al contrario, conferma le parole di Zelensky.
L’idea che sta crescendo nelle cancellerie dei paesi coinvolti è che Mosca stia cercando di destabilizzare il Paese, con l’obbiettivo di allargare la propria influenza anche a sud ovest dei confini ucraini. Proprio il 9 febbraio, giorno precedente al passaggio dei razzi russi, un comunicato del SIS, il servizio di sicurezza e inteligence moldavo, recitava:
Il SIS conferma che, sia dalle informazioni presentate dal nostro partner ucraino sia dalle nostre attività operative, sono state identificate attività sovversive con l’obiettivo di minare la Repubblica di Moldova, di destabilizzarla e di violarne l’ordine pubblico.
Lo stato della crisi in Moldavia
La crisi in Moldavia è in questo momento storico molto complicata. Il Paese è il più povero del continente europeo, con un’inflazione del 27% e una gravissima faglia sociale che divide aspramente la popolazione tra filo e anti russi. A questo si aggiunge la lotta intestina e sotterranea della capitale con la regione della Transnistria, territorio al confine con l’Ucraina, teoricamente facente parte della Repubblica ma nella realtà dei fatti indipendente dal crollo dell’Unione Sovietica.
Oltre ad avere un proprio governo autoproclamato, la regione della Transnistria ospita dal 1992 truppe russe, ufficialmente in funzione di peace keeping. Secondo le accuse di Chisinau, invece, lo stanziamento di truppe russe si spiega con la volontà di mantenerne l’indipendenza dei separatisti e permettere un appoggio militare a Mosca in una regione strategica per le mire del Cremlino.
I rapporti con Bruxelles
Una situazione molto tesa per il Paese, la cui Prima Ministra, Natalia Gavrilita, il 6 febbraio era a Bruxelles per discutere della candidatura all’ingresso nell’Unione Europea approvata nel giugno del 2022. Dagli scranni dell’europarlamento la Prima Ministra Gravilita ha per l’ennesima volta condannato le interferenze russe nel suo paese.
Stiamo assistendo a una guerra ibrida. Ad esempio, le forze filo russe tentano di destabilizzare politicamente il Paese attraverso proteste ottenute dietro pagamento, che si sono rapidamente placate quando gli oligarchi fuggiti dalla Moldova sono stati inseriti nelle liste delle persone sanzionate e i loro flussi di denaro sono stati limitati. Nel 2022 abbiamo subito i più estesi attacchi informatici della storia del nostro Paese e abbiamo la minaccia delle bombe.
La Presidente europea Ursula von der Leyen ha colto l’occasione per confermare il sostegno dell’Unione alla causa moldava, con lo stanziamento di un fondo di 145 milioni di euro per il sostegno all’indipendenza economica ed energetica di Chisinau da Mosca.
https://twitter.com/vonderleyen/status/1622611441487421441?t=oNFBLteafdT1FhymFEAlNg&s=19
Le conseguenze della crisi in Moldavia
Eppure, nonostante le parole di fiducia e sostegno arrivate dall’UE, appena quattro giorni dopo il suo viaggio a Bruxelles, poche ore dopo il passaggio dei missili russi sui cieli moldavi, Gavrilita si è dimessa dal ruolo di Primo Ministro.
Nessuno pensava che il mio governo avrebbe dovuto gestire così tanti problemi. E se avessimo avuto in patria lo stesso sostegno che abbiamo dai nostri partner europei, avremmo potuto fare molti più progressi. Ma credo nella Moldavia.
La Presidente della Repubblica, Maia Sandu, ha subito nominato il nuovo Primo Ministro, il segretario del consiglio di sicurezza Dorin Recean, fortemente filo atlantista, confermando la continuazione della linea politica della sua predecessore. Nonostante ciò, la situazione nel Paese resta molto delicata e continua a crescere il numero degli analisti che considerano l’allargamento della guerra russo-ucraina anche nei territori moldavi sempre più probabile. Se ciò dovesse avvenire non è sicuro che le posizioni occidentaliste del governo saranno condivise dalla maggioranza della popolazione.