Crisi idrica, dati allarmanti dopo il 2022: perso il 52% delle riserve

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I dati riguardo la crisi idrica che l’Italia sta affrontando in questi ultimi anni sono allarmanti e senza precedenti. Le riserve di acqua hanno subito un calo del 52% rispetto alla media del periodo 1951-2022 e la perdita d’acqua generata sarebbe stata sufficiente per irrigare 641.000 ettari di terreno, un area che corrisponde all’intera superficie della regione Lazio.

La situazione idrogeologica nel nostro paese e i dati allarmanti che la descrivono sono stati esposti e analizzati durante la presentazione a Roma del Blue Book 2024, promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti.

L’evento, a cui hanno partecipato anche i vertici delle aziende partner, è posto a conclusione del quinto anno di attività della “Community Valore Acqua per l’Italia”, una piattaforma attivata nel 2019 dalla stessa Ambrosetti, per un confronto di alto livello sul tema della gestione della risorsa acqua.

I dati allarmanti riguardo i cambiamenti climatici e la conseguente crisi idrica nel nostro paese hanno poi reso necessario e sempre più urgente affrontare il tema specifico provando anche a proporre soluzione per invertire la tendenza.

La crisi idrica in Italia: i dati allarmanti dal 2022

Durante la presentazione i relatori presenti hanno analizzato la questione descrivendo un paese dove si prelevano 156,5 m³ di acqua per abitante all’anno a fini potabili, il terzo valore più alto nell’Unione europea dopo Irlanda e Grecia, e dove il volume della disponibilità di risorse idriche rinnovabili vale oggi solo 67 km^3.



Secondo il presidente di Fondazione Utilitatis, Mario Rosario Mazzola la situazione idrica in Italia è allarmante:

«La persistenza di periodi siccitosi, insieme a fenomeni alluvionali non possono più essere considerati come eccezione, ma piuttosto come la nuova norma.»

La criticità del momento richiede un’azione immediata per aumentare la resilienza delle infrastrutture agli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e tale concetto è stato sottolineato anche da Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House Ambrosetti, secondo cui:

«L’efficienza nell’uso di questa risorsa è adesso una priorità. E’ importante modernizzare e rendere più efficienti le nostre infrastrutture idriche, come dighe e piccoli invasi, per ottimizzare la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua.»

In particolare il CEO di The European House Ambrosetti ha esposto la questione legata al trattamento dei fanghi di depurazione, che ad oggi non sono valorizzati a dovere, sono quantificabili con oltre 1,5 milioni di tonnellate e all’interno di una economia circolare possono rappresentare una risorsa non convenzionale che si colloca tra il 38% e il 53% del fabbisogno irriguo nazionale.

Nel Blue Book 2024 sono esposti in dettaglio i dati riguardo il settore della depurazione delle acque reflue. Attualmente i costi previsti per adeguare gli impianti con processi di eliminazione dell’azoto e del fosforo sono stimati intorno ai 5 miliardi e altri 5 in media servirebbero per implementare gli impianti esistenti con sistemi di trattamento che eliminino una quantità maggiore di microinquinanti.

Un esempio di progetto che lavora in questo senso è il “Piano Laghetti”, promosso congiuntamente da ANBI e Coldiretti con lo scopo di costruire 10.000 invasi medio-piccoli e multifunzionali in tutta Italia entro il 2030. Il progetto portato a compimento si stima possa aumentare la capacità di invaso del 60%, espandere le aree irrigabili di 435.000 ettari e contestualmente creare 16.000 nuove opportunità di lavoro.

La gestione sostenibile dell’acqua e i servizi igienici per tutti rientra anche tra gli obbiettivi inseriti dalle Nazioni Unite all’interno dell’Agenda 2030, documento redatto ormai 9 anni fa e composto da 17 punti. Oltre al n. 6, che riguarda appunto la crisi idrica, il lavoro portato avanti da The European House Ambrosetti è allineato anche per gli obbiettivi n. 13, adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze, e n.17 rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.

Il lavoro della “Community Valore Acqua per l’Italia” è un esempio positivo di impegno per la salvaguardia dell’ambiente, tuttavia i dati riguardo la crisi idrica nel nostro paese richiedono ulteriori sforzi da parte di tutti, media, cittadini e politica. La strada tracciata è quella giusta, ma i risultati ancora scarseggiano e sotto il profilo degli eventi estremi, come frane, alluvioni e mareggiate, anche il 2023 è stato un anno da record.

Andrea Mercurio

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