Il peggioramento della ormai prolungata crisi idrica in Basilicata, una delle peggiori nella sua storia recente, sta coinvolgendo 29 comuni e oltre 140.000 cittadini, che da giorni denunciano il “diritto alla doccia”. Il prosciugamento della diga del Camastra, aggravato dalla siccità e da una gestione delle risorse idriche considerata inadeguata, ha portato al razionamento quotidiano dell’acqua. La scelta di utilizzare l’acqua del fiume Basento come soluzione temporanea ha sollevato forti dubbi e acceso il malcontento della popolazione, sfociato in proteste e richieste di interventi strutturali. La crisi idrica in Basilicata sta mettendo chiaramente il ginocchio il sistema idrico regionale e le sfide legate al cambiamento climatico e alla governance delle risorse.
La crisi idrica in Basilicata e le soluzioni in atto
In Basilicata, 29 comuni tra cui Potenza stanno affrontando una grave emergenza idrica che interessa circa 140.000 persone. La crisi idrica in Basilicata è stata causata dal prosciugamento della diga del Camastra, che fino a pochi mesi fa garantiva l’approvvigionamento idrico. A partire dal 17 ottobre, la Regione ha imposto il razionamento quotidiano dell’acqua, con interruzioni dalle 18:30 alle 6:30, causando disagi significativi per i residenti. La sospensione dell’acqua è stata attuata sopratutto dal Comune di Potenza.
Da mesi, gli abitanti della Basilicata si ritrovano a attendere per ore in lunghe file per il razionamento dell’acqua. In risposta, si è deciso di convogliare acqua dal fiume Basento attraverso una nuova condotta che la trasferisce alla diga per poi essere trattata e distribuita.
Dubbi sulla potabilità dell’acqua del Basento
Nonostante le rassicurazioni delle autorità e le analisi preliminari dell’Arpab, che attestano solo lievi superamenti nei livelli di fosfati e tensioattivi, la popolazione rimane scettica sull’uso dell’acqua del Basento. Le preoccupazioni derivano dalla nota contaminazione del fiume, soprattutto nelle aree industriali attraversate. Associazioni come il Wwf e comitati locali hanno chiesto maggiori controlli e trasparenza, includendo campionamenti costanti e la supervisione di enti come l’Istituto Superiore di Sanità.
Proteste e richieste della cittadinanza: il diritto ad avere acqua
Le tensioni per la crisi idrica in Basilicata sono esplose in proteste a Potenza, dove cittadini e studenti hanno manifestato per chiedere “acqua pulita” e una gestione più trasparente della crisi. Gli slogan hanno puntato contro il presidente della Regione, Vito Bardi, nominato commissario per l’emergenza idrica, e contro le politiche di gestione idrica regionale.
La crisi idrica in Basilicata ha acceso il dibattito sulla gestione delle risorse idriche nella regione. Secondo il Coordinamento Regionale Acqua Pubblica, il prosciugamento della diga sarebbe stato accelerato da scelte gestionali discutibili, compreso l’intervento della società Acque del Sud Spa, che ha assunto la gestione delle opere idriche regionali. Inoltre, l’alto tasso di dispersione idrica, pari al 65,5%, e la mancata manutenzione degli invasi rappresentano problemi strutturali che aggravano la situazione.
Le conseguenti considerazioni climatiche e strutturali
La siccità e la crisi idrica in Basilicata, aggravata da cambiamenti climatici che portano piogge irregolari e concentrate, ha reso evidente la necessità di interventi strutturali. Organizzazioni come l’Anbi hanno sottolineato l’urgenza di migliorare la manutenzione degli invasi e di completare le infrastrutture idriche per garantire la resilienza del territorio. La crisi lucana evidenzia anche la necessità di politiche più sostenibili e di investimenti mirati, per evitare che situazioni simili si ripetano.
La crisi idrica in Basilicata è un campanello d’allarme su più fronti, ma, sebbene un allarme degli ultimi mesi, anche questo non è certamente un problema temporaneo e contingente: dalla gestione delle risorse idriche all’impatto del cambiamento climatico, fino alla necessità di trasparenza e partecipazione nelle decisioni. Mentre si attendono i risultati dei lavori in corso, la sfida rimane quella di trovare soluzioni che garantiscano l’accesso all’acqua in modo equo e sicuro per tutta la popolazione.