Crisi idrica: in Calabria tra spreco e maldistribuzione dell’acqua serve il fervore di Rino Gaetano

Crisi idrica in Calabria

“Ad esempio a me piace rubare
le pere mature sui rami se ho fame
e quando bevo sono pronto a pagare
l’acqua, che in quella terra è più del pane”
(Rino Gaetano)

In Calabria é crisi idrica: manca l’acqua.

Nel 2024 si registrano cali di produzione idrica del 50%. Ciononostante, l’inadeguatezza delle infrastrutture precipita questo bene all’interno di un ciclo di spreco che rimane irrisolto. L’emergenza da cui questa regione é colpita é il risultato di numerosi fattori che coinvolgono la sua posizione geografica e gli esiti dell’incauto intervento dell’uomo sull’ambiente. Le condizioni climatiche sfavorevoli che la caratterizzano e l’inefficiente gestione delle risorse idriche, costituiscono i motivi principali da cui deriva la scarsità d’acqua.

A Reggio Calabria, nel mese di luglio, per fronteggiare il notevole stato di siccità della regione, è cominciato il razionamento di quello che può definirsi il bene più essenziale. Quello che Rino, cantautore originario di questa terra, dipingeva come “più” prezioso “del pane”. Sorical, la società che gestisce l’erogazione dell’acqua potabile, ha definito la situazione attuale “preoccupante”, prospettando l’attuale stagione estiva in potenziale peggioramento. È giunto dall’amministratore unico di Sorical, Cataldo Calabretta, il suggerimento rivolto ai comuni di emettereordinanze che limitino o vietino l’utilizzo dell’acqua potabile per usi irrigui e il riempimento delle piscine.”

Si tratta però di misure insufficienti, utili solo a un momentaneo tamponamento della criticità, che, radicata nel profondo, si rivela come un complesso groviglio di concause, sia a livello locale che nazionale, ma anche globale.

Se si provasse, infatti, a digitare sul web “sorgenti in calo” o “crisi idrica” sarà numerosa la lista delle città italiane citate che, in questo momento climatico, stanno affrontando l’emergenza idrica. Ci si trova di fronte a una problematica nazionale che necessita un atteggiamento di significativa cura e attenzione e un concreto impegno nella progettazione e messa in atto dei provvedimenti più adeguati. 

Quando Rino Gaetano cantava “Crede in un mondo più giusto e più vero: | Michele ‘o pazzo è pazzo davvero!” rifletteva su una situazione ancora attuale, dove le necessità di miglioramento sono ingenti, ma un solido e autentico impegno, tratteggiato da spirito di lungimiranza, sembra spesso trasformarsi in chimera.

Il quadro della crisi

Sebbene la crisi idrica non rappresenti una questione meramente locale, vi sono alcune regioni che ne restano afflitte con durezza, dovendo osservarne gli effetti da vicino nel quotidiano. La Calabria, a causa dell’ingente spreco d’acqua dovuto alle perdite idriche, rappresenta uno dei territori con minor disponibilità idrica effettiva. Infatti, secondo l’ultimo report dell’ISTAT aggiornato al 2023, in Italia, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni è pari all’8,9%, un numero che potrebbe risultare poco rilevante. Ma i dati legati al disservizio dell’erogazione dell’acqua mettono in risalto il divario che divide in due l’Italia. Infatti, oltre i due terzi della popolazione che ne soffre si trova nel Mezzogiorno.

Sono proprio la Calabria, con 38,7% di famiglie, e la Sicilia, con il 29,5%, le regioni più esposte ai problemi di erogazione dell’acqua nelle abitazioni. Ma quali sono le cause della maldistribuzione dell’acqua in Calabria e quali le cause della crisi idrica?

Le cause profonde della crisi idrica in Calabria

La scarsità d’acqua e l’inefficienza della sua distribuzione rappresentano il prodotto multifattoriale di cause che si dividono in ambientali e gestionali. Infatti, secondo i dati dell’Istat (2021), la regione soffre di una disponibilità idrica pro capite tra le più basse d’Italia.

Il clima e la siccità

Il territorio calabrese è parte della regione climatica mediterranea in cui rientrano, ad esempio, anche il Sud Africa e l’Australia. In questa regione climatica il clima si connota da estati calde e secche, e inverni miti e piovosi.

I cambiamenti climatici globali hanno però contribuito a una maggiore frequenza e intensità dei periodi di siccità che prima interessavano solo alcuni momenti e territori specifici. I mutamenti del clima implicano significative variazioni del ciclo idrogeologico influenzando così la distribuzione delle precipitazioni. L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni in alcune stagioni compromettono la ricarica delle falde acquifere e la disponibilità di risorse idriche superficiali. Secondo il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, la Calabria è tra le regioni italiane più colpite dalla variabilità climatica, con una riduzione delle precipitazioni del 20% negli ultimi decenni.

Emblema della crisi idrogeologica sono i dati relativi alla diga del Menta, la quale registra un volume di invaso del 47.7% rispetto alla sua massima capacità. Oggi non raggiunge nemmeno la metà della sua capacità potenziale, mentre lo scorso anno si trovava a circa l’85%, e due anni fa al 92%. I numeri rivelano in modo chiaro un significativo stato di siccità in continua crescita.

L’inadeguatezza delle infrastrutture

In tale contesto climatico si inseriscono un’inadeguata gestione delle reti idriche e infrastrutture obsolete e/o malfunzionanti, rivelatisi tra i principali coefficienti di spreco d’acqua in Calabria.

L’inoperosa e talvolta negligente gestione delle risorse idriche, caratterizzata da una scarsa manutenzione delle infrastrutture e da una pianificazione inadeguata, ha peggiorato le circostanze. Un esempio emblematico è rappresentato dall’acquedotto dell’Alaco, assiduamente oggetto di segnalazioni per perdite e inefficienze, che compromette l’approvvigionamento idrico di numerosi comuni calabresi, ma ancora irrisolto.

Secondo un rapporto di Legambiente (2020), le perdite nella rete idrica calabrese sono tra le più alte del paese, con punte che in alcune aree raggiungono il 60%. In Calabria nel 2022, le perdite relative all’acqua immessa nelle reti di distribuzione dei comuni ammontano al 48,7% a fronte di una media nazionale del 42,4% di dispersione. Quasi la metà dell’acqua potabile distribuita non riesce a raggiungere la meta, perdendosi nella secca di qualche fiumara o sul rovente ciglio delle strade.

La situazione idrogeologica calabrese, acuita dall’inaffidabilità delle infrastrutture, soffre di una cronica mancanza di investimenti nella rete idrica. Infatti, sono molteplici gli acquedotti e le condutture che risalgono a decenni fa e che non hanno mai beneficiato di interventi di ammodernamento. La conseguenza è quella di una rete idrica fragile, soggetta a frequenti rotture e inefficienze che amplificano il problema della scarsità d’acqua.

Una buona notizia

Infrastrutture inadeguate non solo portano a una perdita significativa di risorse idriche, ma anche a un aumento dei costi per i consumatori. Le continue rotture delle tubature e la mancanza di sistemi di controllo efficaci aggravano ulteriormente l’aspetto economico. Secondo un’indagine condotta dalla Confartigianato, le inefficienze nel sistema idrico calabrese costano alla regione milioni di euro ogni anno, risorse che potrebbero essere investite in miglioramenti infrastrutturali e in programmi di conservazione.

Tuttavia, Arrical e Sorical si sono aggiudicati 32,8 milioni di euro del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per l’efficienza delle reti idriche di distribuzione che, invece, in precedenza, era stato negato per inadeguatezza del piano proposto. L’augurio è quello di rilevare nei prossimi mesi e anni un concreto miglioramento delle infrastrutture e una gestione più solida e determinata a fronteggiare le problematiche della regione.

Le conseguenze a livello locale: siccità socio-economica e agricola 

La crisi idrica in Calabria ha impatti significativi sia a livello sociale che economico. La scarsità d’acqua limita l’agricoltura, un settore chiave dell’economia regionale e compromette le attività industriali. Infatti, secondo quanto riportato dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), la riduzione delle risorse idriche ha causato una diminuzione del 30%  della produzione agricola nella regione.

Sul piano sociale, una delle conseguenze più palpabili è quella che emerge dalle difficoltà nell’erogazione dell’acqua nelle abitazioni cittadine, infatti, le analisi dell’ISTAT rilevano che il 38,7% di famiglie é impossibilitato nell’utilizzo regolare di acqua potabile. Un fatto che influisce in modo determinante nella qualità della vita delle persone.

La contaminazione delle acque potabili a causa di tubature rotte o sistemi di trattamento inadeguati, inoltre, rappresenta un rischio per la salute pubblica e riduce la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema idrico. Un’indagine condotta dall’ARPA Calabria ha rilevato che, in Calabria, il 20% dei campioni d’acqua analizzati non rispettava gli standard di qualità stabiliti dalla normativa europea.

Si denota pertanto che l’impatto della crisi idrica é un complesso fenomeno multifattoriale che, inserito in un gioco di continue rifrazioni, influenza ogni ambito della vita dell’uomo, a partire dall’ambiente che abita, di cui l’uomo è solo un (talvolta incosciente) prolungamento.

Rino Gaetano, una figura di libertà e ribellione

In questo contesto, la figura di Rino Gaetano, cantautore calabrese di grande energia, emerge come un simbolo di denuncia e di speranza. Attraverso le sue parole, possiamo riflettere sulla necessità di un cambiamento profondo e sulla possibilità di riscatto. Molti dei suoi testi dipingono la quotidianità e le dinamiche della società del sud, ponendo una lente di ingrandimento sulla durezza delle difficoltà affrontate, ma anche sulla magia di quelle terre dove “la strada” appare “col verde bruciato, magari sul tardi macchie più scure senza rugiada coi fichi d’India e le spine dei cardi”.

Egli ha rappresentato la voce degli emarginati e dei ribelli e ha scanzonato le verità sociali più crude, talvolta, e forse spesso, infastidendo la classe dirigente. Uno dei brani più iconici in questo ambito é “Nuntereggae più”:

“La sposa in bianco, il maschio forte
I ministri puliti, i buffoni di corte
Ladri di polli
Super pensioni (nun te reggae più)
Ladri di stato e stupratori
Il grasso ventre dei commendatori
Diete politicizzate
Evasori legalizzati (nun te reggae più)
Auto blu
Sangue blu
Cieli blu
Amore blu
Rock and blues (nun te reggae più)”

Il suo lavoro, la fiamma che trapela dalla sua musica, continua a ispirare chi cerca di sfidare lo status quo e di immaginare un “mondo migliore”. La suo opera artistica, definibile anche opera sociale, si indovina come un invito a porgere lo sguardo oltre le apparenze e a trovare la forza di resistere, lottare per la propria libertà, per la propria dignità e i propri diritti.

Mi dicono alla radio statti calmo statti buono
non esser scalmanato stai tranquillo e fatti uomo
ma io con la mia guerra voglio andare sempre avanti,
e costi quel che costi la vincerò non ci son santi
Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po’
e mi accorgo che son solo,
ma in fondo è bella però è la mia guerra e io ci sto

(“E io ci sto” – Rino Gaetano)

“Prendo il centonove per la rivoluzione” recitava (in “E io ci sto”) nel 1980. Sono trascorsi quarantaquattro anni, eppure, tutti dovremmo dirigerci e sostare a quella “fermata” – che finché esisterà l’essere umano rimarrà lì, in attesa che qualcuno salga per “non sentirsi più solo” e partecipare a quel cambiamento che Rino ci insegna essere così importante.

Alessandra Familari

 

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