Le parole del presidente argentino Javier Milei, rilasciate nel corso di una intervista alla CNN, riguardo il suo collega colombiano Gustavo Petro non sono passate inosservate a Bogotà e mercoledì 27 marzo, per risposta, è stato deciso di espellere alcuni diplomatici dell’ambasciata argentina.
La notizia è stata data tramite comunicato ufficiale, ma il numero e il grado dei diplomatici non è stato specificato, la decisione sembra però aprire una crisi diplomatica tra Argentina e Colombia la cui portata reale potremo conoscere solo nelle prossime settimane.
Nell’intervista rilasciata alla emittente televisiva statunitense Milei aveva qualificato Petro come un “terrorista assassino” facendo riferimento al fatto che Petro, in età giovanile, ha fatto parte della banda armata rivoluzionaria M19, una organizzazione di guerriglia insurrezionale rivoluzionaria di sinistra che operò in Colombia tra gli anni ’70 e ’90.
Le parole del presidente argentino sono state definite dal governo colombiano come offensive, infondate e reiterate perciò “influiscono in modo significativo sugli storici rapporti di amicizia tra i due paesi” poiché, sempre secondo Bogotà, dimostrano:
«una assoluta mancanza di interesse nel mantenere un rapporto rispettoso e produttivo tra i due paesi»
L’entità della crisi diplomatica tra Argentina e Colombia è quindi ancora in divenire e nei prossimi giorni si conoscerà anche il destino dell’ambasciatore argentino in Colombia, Gustavo Alejandro Dzugala che potrebbe essere costretto a lasciare il paese.
Javier Milei il presidente con il «vizio» delle crisi diplomatiche
Per Milei questa non è la prima volta che eccede nel criticare un suo collega o chiunque non la pensi come lui. Nella stessa intervista dove ha attaccato Petro aveva anche definito come un ignorante il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador che con Petro condivide le idee di sinistra totalmente opposte a quelle di Milei.
In passato lo stesso leader argentino aveva bersagliato anche gli altri presidenti della regione tra cui Maduro, presidente del Venezuela, definito «socialista impoveritore», e il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che già dopo pochi giorni dal suo insediamento era stato etichettato da Milei come corrotto e comunista.
La crisi diplomatica tra Argentina e Colombia rappresenta quindi solo l’ultimo episodio legato alle affermazioni di Milei, ma se il presidente messicano Lopez Obrador si era accontentato di rispondere tramite un comunicato su X, Petro ha invece preso provvedimenti più seri e i rapporti tra i due paesi potrebbero essere incrinati.
Questo approccio aggressivo e in certi casi offensivo, che riprende in parte lo stile di Donald Trump, è spesso usato dal presidente argentino, politicamente conservatore e ultra liberista, non solo con i suoi colleghi esteri, ma anche con giornalisti o semplici cittadini argentini. Lo scorso mese ha aperto una battaglia contro i giornalisti di Telam e ha deciso di sospendere temporaneamente le pubblicazioni di quella che è considerata come la principale agenzia di stampa dell’America Latina.
In parlamento il presidente ha definito Telam come «agenzia di propaganda kirchnerista», salvo poi precisare che la sospensione era dovuta a ragioni economiche e non ideologiche. I posti di lavoro a rischio erano 755 e secondo l’assemblea dei redattori si è trattato di uno dei peggiori attacchi alla libertà di espressione degli ultimi 40 anni di democrazia.
Nei mesi successivi alla sua elezioni Milei ha avuto anche un diverbio con Papa Francesco, argentino come lui, ma di idee diametralmente opposte. L’attuale inquilino di Casa Rosada ha definito il Papa come «rappresentante del male sulla terra» e aveva criticato la sua presunta vicinanza a Fidel Castro e Nicolas Maduro in quanto comunisti assassini.
Papa Francesco lo ha perdonato definendo tali uscite come «retorica da campagna elettorale» e a febbraio i due capi di stato si sono incontrati a Roma in occasione della canonizzazione di Mama Antula, laica argentina del XVIII secolo. Durante la cerimonia Milei ha ringraziato il Pontefice e lo ha elogiato definendolo l’argentino più importante della storia, in generale l’atteggiamento messo in mostra è sembrato molto meno aggressivo. Nell’occasione Papa Francesco ha annunciato di voler fare un viaggio in Argentina entro l’anno.
Gli scontri verbali con i propri avversari politici sembrano quindi far parte del personaggio che spesso eccede negli insulti e poi, in certi casi, ritratta le proprie affermazioni. Uno stile espressivo rintracciabile anche nell’ agenda politica di Milei, definita come anarcoliberista, e che vorrebbe annientare il sistema statale a favore delle privatizzazioni. La ricetta economica può avere vantaggi e svantaggi, ma per quanto riguarda invece la politica estera aggredire verbalmente i propri avversari politici non sembra essere per niente vantaggioso e come successo nel caso della crisi diplomatica tra Argentina e Colombia rischia invece di isolare ulteriormente un paese ancora in grave difficoltà economica.