L’assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 15 settembre come la Giornata Internazionale della Democrazia con l’obiettivo di fissare una ricorrenza che simboleggiasse i principi saldi della forma di governo democratica. Questo sistema di partecipazione popolare è universale, pensato per includere persone, culture ed economie. In questa giornata, si coglie l’occasione anche per analizzare i punti più critici del suo funzionamento e quella che è oggi la crisi della democrazia e le sue sfide.
Le democrazie nel mondo
La crisi della democrazia è un importante tema da affrontare. Il problema che maggiormente si riscontra è quello di un non corretto funzionamento della rappresentanza politica e di un non sincero dialogo tra l’alto e il basso, cioè l’istituzione e il popolo. Secondo il rapporto del marzo 2023 di Freedom House, il gap democratico tra i paesi più ricchi e i più poveri è diminuito. Attraverso un’approfondita analisi su circa 210 paesi, il documento indaga le condizioni dei diritti politici e delle libertà civili.
Gli studiosi hanno analizzato che il primo crollo del sistema democratico è stato nel 2006, con lo scoppio della Grande Recessione. Sarebbero stati 35 i paesi che hanno visto un peggioramento del sistema democratico, che ancora non si è totalmente bloccato. Oltre alla questione prettamente economica, un’altra causa di peggioramento e mancanza di fiducia sarebbe il disagio derivato dalla pandemia da Covid-19. I diritti dei cittadini sono venuti meno e questo ha creato sfiducia e distacco dalle istituzioni. Secondo il report, i casi più gravi sarebbero quelli dell’area dell’Europa sudorientale. Al contrario, nei paesi nordici – quali la Svezia, Norvegia e Finlandia – c’è un maggior benessere economico e politico, dunque un miglior funzionamento democratico.
La democrazia dalle origini ad oggi
Tra le democrazie stabilizzate che oggi accusano un mal funzionamento, c’è anche l’Italia. La democrazia del bel paese prevede una rappresentanza parlamentare e diretta. Nel primo caso, si intende la rappresentanza che i cittadini decidono di avere a livello istituzionale, quindi nell’organo legislativo ed esecutivo. Nel secondo caso, è ancora insita nella Carta costituzionale la coscienza del bene pubblico e della partecipazione collettiva. È per questo che sono presenti alcuni strumenti di partecipazione diretta, come i referendum, le petizioni o le iniziative popolari.
La parola democrazia deriva dal greco e porta con sé il significato di potere popolare. Il demos, all’interno dello spazio pubblico dell’agorà greca, si consulta e svolge funzioni legislative. Allo stesso modo, nell’Antica Roma la cura nei confronti della res publica era molto sentita. Lo spazio comune era per tutti importante e ognuno doveva prendersene cura. La democrazia, durante e dopo gli anni della Rivoluzione francese, era considerata una forma di governo pericolosa perché portava con sé il ricordo di un sovvertimento del sistema. In alcuni casi, era preferibile utilizzare la parola “Repubblica” per esprimere una forma di governo partecipativa, proprio per non sottolineare la centralità del popolo e la sua legittimità.
Il deficit degli ultimi anni è quello di una sfiducia che il popolo ha nei confronti della classe dirigente, data anche dall’incapacità di organizzare e saper gestire un partito. Questi infatti sono ad oggi fortemente compromessi da una costante personalizzazione del leader. Questo porta a cancellare l’aspetto collettivo del partito e a concentrarsi sulla sola propaganda di un singolo. A ciò, si aggiunge un forte tasso di astensionismo all’interno delle urne e nelle varie iniziative popolari. La crisi della democrazia porta con sé, tra le cause principali, la presenza dei partiti populisti degli ultimi anni.
La crisi della democrazia e una delle cause principali: il populismo
I movimenti o i partiti populisti hanno come approccio quello di concentrarsi sul popolo e cercare in questo gli strumenti e le soluzioni per la gestione statale. Questi partiti aspirano alla crisi della rappresentanza e del parlamentarismo poiché hanno l’obiettivo di creare uno stretto rapporto tra il popolo e il leader. La parola chiave del populismo è quindi l’identificazione tra il popolo che segue e il capo che conduce, in maniera unilaterale e superando l’apparato partitico.
Dal populismo si può sviluppare un atteggiamento anti-elitario. Il movimento dell’anti-élite ha l’obiettivo di mettere in difficoltà tutte le istituzioni, dai partiti alle associazioni di interesse, e vuole sottolineare l’antagonismo nei confronti di qualsiasi lobbie. Attraverso una retorica anti-sistema, aspira quindi al superamento delle differenze tra chi sta in alto e chi in basso.
Un esempio del fenomeno del populismo che ha preso piede nel mondo sono gli USA. Nell’ultimo anno, nonostante i numerosi capi d’accusa, Donald Trump ha comunque la possibilità di candidarsi alla Casa Bianca per il 2024. Potrebbe cambiare l’intero risultato delle elezioni grazie alla sua propaganda populista, estremamente retorica ed emozionale. É infatti l’empatia e l’alleanza sentimentale un altro strumento del fenomeno populista: creare una relazione tra il leader e il “suo” popolo.
La personalizzazione della politica vede quindi il capo di partito che si rende ideatore di qualsiasi progetto di partito, eliminando la concezione di questo come organo collegiale. Il fenomeno trumpista ha evidenziato come un’altra tecnica per stimolare il popolo sia l’identificazione del nemico, che sia interno o esterno. L’obiettivo è in ogni caso costruire una propaganda contro qualcuno su cui scagliarsi: ad esempio, la vecchia classe dirigente, i corrotti o i migranti.
La sfida dell’e-democracy
Con l’esplosione dei social network, un altro problema è che la democrazia viene oggi filtrata attraverso i media. Questa modalità di dialogo si è dimostrata più problematica sin da subito poiché la comunicazione telematica taglia inevitabilmente il contatto con gran parte della popolazione. In Italia, il 30% della popolazione non usa regolarmente devices avanzati. Non tutti sono quindi nelle condizioni di partecipare e interagire con il partito e i suoi programmi.
Il mondo digitale non può esprimere al meglio la parabola democratica perché, in primo luogo, non garantisce la circolazione di notizie veritiere. Non è un luogo definito, uno spazio fisico come l’agorà, quindi è fallace perché facilmente manipolabile e superficiale. Le persone non possono incontrarsi in carne ed ossa, conoscersi e capirsi, ma creano inevitabilmente una distanza. In alcuni casi, non si direbbe neanche uno spazio sicuro per quanto riguarda la privacy di ciascuno, poiché i dati personali possono essere usati a piacimento del gestore privato del sito internet. L’e-democracy, se esasperata, può compromettere ogni forma di rispetto e interazione sociale e accrescere falsità proprio perché non si conosce né si vede l’interlocutore.
Il fenomeno americano di GOTV è stata una – quasi – giusta esperienza per favorire la partecipazione politica della popolazione. GOTV è l’acronimo di Get Out the Vote ed è una piattaforma mediatica ideata per le elezioni presidenziali di Barack Obama nel 2012. Attraverso tecniche di coinvolgimento, mediale e sociale, le persone si sono avvicinate alla politica e si sono rese anche volontarie per la campagna pubblicitaria del candidato presidente. Tutto questo ha avuto risalto e successo grazie alla rete di internet, usata però come strumento – e non protagonista – di una rete sociale di persone.
Le grandi critiche alla vecchia democrazia e le soluzioni per una nuova
I politologi si stanno interrogando su quali possano essere le soluzioni alla crisi della democrazia. L’obiettivo è quello di recuperare la vera essenza del popolo come spazio di incontro e convergenza. Il sistema democratico deve essere anche forte di valori costituzionali e diritti democratici che siano presenti sulla Carta ma che siano anche applicati in maniera sostanziale. Dopo la crisi della Rivoluzione Francese, molti politici e filosofi hanno cercato di trovare un equilibrio tra la sfera pubblica e privata, che ad oggi, anche nelle democrazia più stabilizzate, fatica ad essere presente. Il più delle volte infatti, il risultato è l’esclusione di una sfera ai danni dell’altra.
Il sintomo di questa situazione è che non ci sia più una comunicazione tra stato e cittadini. Il lavoro culturale che bisogna attuare è quello di rendere i cittadini degli elettori, e non sudditi. Questo significherebbe creare una vera democrazia rappresentativa ma sopratutto assembleare, eliminando ogni identificazione con il leader o pathos elettorale.
La Giornata Internazionale della Democrazia è quindi un’occasione per comprendere una forma di governo che, nonostante tutte le difficoltà e le insidie, permette un corretto funzionamento della partecipazione collettiva alle questioni politiche e sociali. Ad oggi, la forma di governo democratica è altamente corruttibile, nonostante sia la via intrapresa in molti paesi del mondo. A livello sociale c’è un’alta compromissione delle informazioni, delle libertà e dello Stato di diritto. Insomma, è in pericolo quella democrazia definita sostanziale, quindi della vita di tutti i giorni.