Liste d’attesa infinite e mancanza di personale nel pubblico, costi proibitivi nel privato. Questa è la situazione della sanità in Italia, che rischia di far crollare il Sistema Sanitario Nazionale
La crisi del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è una questione di cui si discute, ormai, da diversi anni. Ma la situazione è peggiorata negli ultimi tempi, tanto che gli esperti parlano di una lenta ma progressiva caduta verso la privatizzazione della sanità.
Ne consegue che medici e infermieri impegnati nel settore pubblico, ma stroncati da continui tagli, salari sempre più bassi e turni sempre più lunghi, migrano nel privato.
Intanto, le fasce economiche meno abbienti della società si trovano a fare i conti con interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali.
Finendo costretti a ricorrere migrazione sanitaria, all’impoverimento delle famiglie se non persino alla rinuncia alle cure.
E poi c’è la questione dell’IA, della medicina digitale e dell’ingresso della società Palantir nel nostro SSN. Chi sono? Di cosa si occupano? Ma soprattutto, i nostri dati sono al sicuro?
Direttore ASL Romagna: “superato il livello di soglia”
Alla base della crisi del Sistema Sanitario Nazionale ci sono i i tagli alla sanità.
Come mostra un report della Fondazione Gimbe, le manovre dei governi che si sono succeduti dal 2010 al 2019 hanno portato a un taglio complessivo di 0,4 punti percentuali del Pil.
In termini monetari, tra riduzioni del budget e mancate erogazioni di fondi promessi, la sanità ha perso oltre 37 miliardi di euro.
E ora, secondo il rapporto Gimbe del 2023, potremmo essere arrivati a un punto di non ritorno.
È giunto ora il tempo delle scelte: o si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al SSN la sua missione originale, oppure occorre ammettere apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di SSN. In questo (non auspicabile) caso la politica non può sottrarsi dal gravoso compito di governare un rigoroso processo di privatizzazione, che ormai da anni si sta insinuando in maniera strisciante approfittando dell’indebolimento della sanità pubblica.
La bussola deve rimanere l’articolo 32 della Costituzione: perché se la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti, la sanità deve essere per tutti.
L’allarme lo ha lanciato anche il Direttore Generale della ASL Romagna, Tiziano Carradori, durante uno degli ultimi servizi di “Presa Diretta” (programma di approfondimento giornalistico condotto da Riccardo Iacona),
Abbiamo superato il livello di soglia. Perché, comunque sia, i difetti di accessibilità, che sono i tempi di attesa, fanno sì che segmentiamo la popolazione in termini di accesso ai servizi non più sulla base del bisogno, ma sulla base del portafoglio
La questione, come spiegato dal dottor Vanni Agnoletti – direttore del reparto di terapia intensiva del Trauma Center dell’Ospedale Maurizio Bufalini, a Cesena – è che, i continui tagli applicati negli anni dai governi, stiano smontando il SSN pezzo dopo pezzo, portando vantaggio al privato.
Tanto che, come sostiene il neurochirurgo del Trauma Center, Giorgio Lofrese, “si fa fatica a pensare a come, con un bisogno sempre crescente, una popolazione che va invecchiando, e dei fondi così contenuti, si possa continuare a garantire un certo tipo di qualità“.
Il fattore principale alla base dei tagli ai fondi è che, mentre il Sistema Sanitario Nazionale è sostenuto dello Stato (tramite entrate delle Asl, soldi che vengono dalle Regioni, parte di Irap e Irpef, e fondi dello Stato come Iva, accise sui carburanti e apposito Fondo Sanitario Nazionale), il privato non pesa sull’economia.
La mia preoccupazione è che, a furia di togliere pezzettini al SSN, venga giù tutto. Oggi non ce ne accorgiamo, domani non ce ne accorgiamo, ma fra un po’ ce ne accorgeremo e sarà troppo tardi. Sarà più difficile tenere il personale. Il privato cerca anestesisti e rianimatori, e prendendoli dal SSN li trova già formati.
Noi siamo una spesa. Ma il privato non farà mai quello che facciamo noi. Curare persone che non hanno il portafoglio, per il privato è impossibile. Noi invece curiamo tutti
E se è vero che la sanità privata non poggia sulla collettività da un punto di vista economico, ha spiegato ancora Carradori, è vero anche che la mancanza di salute ha un peso economico forse anche più gravoso.
Anteponiamo le esigenze del bilancio alla risposta adeguata ai bisogni della nostra gente. Dimenticando che è vero che la sanità ha dei costi importanti, ma è vero anche che la non salute ha un costo molto maggiore.
Gli inglesi hanno appena finito di fare un’indagine: il costo della malattia in età lavorativa è pari al 7% del PIL. Investire nella salute della popolazione è investire nello sviluppo e nella potenza economica di un Paese
Crisi del Sistema Sanitario Nazionale: perché salvarlo?
I motivi per cui la società dovrebbe preoccuparsi di risolvere la crisi del Sistema Sanitario Nazionale sono molteplici.
Primo fra tutti, garantire che anche le persone con ridotte possibilità economiche possano ricevere cure rapide e di qualità.
Come ha raccontato il dottor Fausto Catena – direttore della chirurgia generale d’urgenza del Trauma Center di Cesena – il SSN ha salvato molte vite garantendo al pubblico il massimo della terapia farmacologica e strumentale al mondo. Il tutto, senza distinzioni di ceto sociale.
La chirurgia altamente tecnologica presuppone un grosso investimento in termini di risorse, e in termini di risorse umane. Pensare che una persona che appartenga a qualsiasi ceto, che abbia qualsiasi possibilità economica, possa usufruire di tutto questo secondo me è una conquista, una conquista pazzesca di civiltà.
Non so neanche chi sei, ma ti do il massimo. Il massimo che esista
E, soprattutto, offrendo al pubblico servizi che il privato, ad oggi, non è in grado di dare.
Come ha spiegato il dottor Catena, per esempio, è impensabile portare la chirurgia d’urgenza in una struttura privata. Richiederebbe il lavoro in contemporanea di diversi specialisti, settimane di degenza e mesi di riabilitazione. Oltre che un enorme contributo da parte di infermieri e infermiere, che monitorino 24/24 le condizioni cliniche del paziente.
Infine, il SSN permette anche di fare attività di ricerca scientifica. Come per il dottor Catena che, nel 2005, ha fondato la prima rivista al mondo dedicata alla chirurgia d’urgenza: World Journal of Emergency Surgery .
Rivista dalla quale è nato anche uno manuali più diffusi al mondo in campo medico.
Palantir e IA nella sanità: i nostri dati sono al sicuro?
Il nostro SSN, oltre alla crisi dei tagli, sta affrontando un’altra importante questione. Ossia, l’ingresso di software IA nelle banche dati sanitarie.
Negli ultimi mesi del 2023, il Policlinico Gemelli di Roma ha stretto una partnership con Palantir Technologies Inc.
In particolare, il centro utilizzerà la piattaforma IA Palantir Foundry per gestire la complessa mole dei dati clinici. Tramite queste informazioni, Foundry potrà generare evidenze scientifiche a supporto della ricerca clinica e dello sviluppo di soluzioni di medicina digitale, sia per la ricerca sanitaria in Italia che nell’ambito delle partnership di Palantir su scala globale.
La sanità è in una fase di trasformazione grazie alla potenza dei dati e dell’intelligenza artificiale, e questa tendenza non potrà che accelerare. Un numero crescente di aziende sta impiegando questa potenza per scoprire terapie innovative, migliorare le tecniche di cura dei pazienti e aumentare l’efficienza e l’efficacia dei trattamenti. La Real World Evidence diventa sempre più importante nel sostenere la ricerca sanitaria
Palantir, con sede a Denver, è una delle più controverse società di data mining degli USA. Sono infatti noti i suoi profondi legami con i servizi segreti e le agenzie militari statunitensi.
In passato, le sue tecnologie sono state utilizzate dalla polizia di frontiera statunitense per fermare i migranti, ma anche per tracciare contatti e dati dei cittadini durante la pandemia.
Ora, si appresta ad aggiudicarsi il più grande contratto IT nella storia del Servizio Sanitario Nazionale inglese (Nhs). Il contratto, da quasi mezzo miliardo di sterline, prevede la costruzione di un sistema operativo del servizio sanitario, la Federated Data Platform del Regno Unito.
Ma medici, attivisti per la privacy, accademici e politici sono titubanti.
La preoccupazione è che la gestione di così tanti dati personali, da parte di una singola società privata in stretti rapporti con l’intelligence, risulti in una potenziale sorveglianza di massa.
Intanto, in Italia, il dottor Valentini – Direttore Scientifico del Centro Generator e Direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologia del Policlinico Gemelli – rassicura sulla protezione dei dati sanitari personali.
Dal punto di vista operativo, i progetti vengono eseguiti dai ricercatori del centro e non è consentito al personale Palantir di svolgere attività sulla piattaforma, che non siano relative ad aggiornamenti del software, formazione degli utenti e supporto in caso di malfunzionamenti.
Il contratto di fornitura da Palantir Technologies al Policlinico non consente né ora né in futuro il trasferimento e/o trattamento di dati in Usa