Crisi climatica e incremento delle specie aliene in Italia

Crisi climatica e incremento delle specie aliene

Crisi climatica e incremento delle specie aliene costituiscono un binomio di problemi interconnessi che richiedono attenzione urgente e una riflessione approfondita. La crisi climatica, caratterizzata da cambiamenti climatici globali che comportano un aumento delle temperature medie, eventi meteorologici estremi e alterazioni degli ecosistemi, ha effetti profondi sulla vita della Terra. In questo contesto, l’incremento delle specie aliene rappresenta un ulteriore fattore di stress per gli ecosistemi e le economie locali.


Il cambiamento climatico è una minaccia sempre più evidente per l’Italia, con conseguenze significative per l’agricoltura e l’ecosistema. Gli effetti del surriscaldamento del clima si manifestano anche nell’aumento degli arrivi di specie aliene nel paese. Queste specie invasive, che includono formiche rosse, granchio blu, cimice asiatica, cinipide del castagno, Xylella e molte altre, stanno causando danni di proporzioni devastanti, con un costo stimato di oltre un miliardo di euro nei campi e nei mari italiani. Questo allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, un’associazione di agricoltori italiana, in risposta all’anomalia climatica che ha colpito l’Italia ad ottobre, dopo un settembre che è stato il secondo più caldo mai registrato, con una temperatura media superiore di 3,1 gradi rispetto alla media climatica del periodo 1991-2020, secondo esperti dell’Osservatorio geofisico modenese Unimore.

Questo fenomeno è la conferma di una tendenza preoccupante verso il surriscaldamento in Italia. La classifica degli anni più caldi degli ultimi due secoli mostra una concentrazione degli anni più roventi nell’ultimo decennio, con il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020 in testa. Questa tendenza è stata alimentata dalla globalizzazione degli scambi e dai cambiamenti climatici, che hanno favorito l’arrivo e la proliferazione di specie aliene nelle campagne e nelle città italiane.

Una delle specie invasive più pericolose è il granchio blu, originario delle coste Atlantiche dell’America, che sta causando ingenti danni alle coste italiane, sterminando vongole veraci, cozze, uova, altri pesci e molluschi. Allo stesso tempo, la “cimice marmorata asiatica,” proveniente dalla Cina, rappresenta una grave minaccia per l’agricoltura italiana. Questo insetto si riproduce almeno due volte all’anno, depositando da 300 a 400 uova alla volta e danneggiando i frutti con le sue punture, rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente il raccolto.

Il surriscaldamento ha anche contribuito alla proliferazione di insetti dannosi per i boschi delle Alpi. Il Bostrico Tipografo, un coleottero che prospera in climi aridi ed è in grado di scavare gallerie sotto la corteccia degli alberi, sta uccidendo rapidamente alberi come gli abeti rossi, il larice, l’abete bianco e il pino silvestre, causando gravi danni ambientali. Allo stesso modo, il coleottero giapponese Popillia japonica sta infestando e distruggendo tappeti erbosi, defogliando i vigneti e danneggiando piante da frutto ed ornamentali in alcune regioni del Piemonte e della Lombardia.

La Xylella, un batterio che ha raggiunto l’Italia grazie a piante tropicali dall’America latina, ha infettato oltre 21 milioni di piante, causando una devastante epidemia negli uliveti italiani. Questa malattia ha lasciato un paesaggio desolato, con oltre 8.000 chilometri quadrati di territorio infetto, corrispondente al 40% della regione Puglia. Questa epidemia ha causato anche una grave crisi economica, con la perdita di circa 5.000 posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva.

Altri insetti invasivi, come la Drosophila suzukii, hanno attaccato coltivazioni di ciliegie, mirtilli e uva in diverse regioni dell’Italia, causando ulteriori danni all’agricoltura. Le castagne, invece, hanno subito gravi danni a causa del cinipide galligeno del castagno, noto come Dryocosmus kuriphilus, originario della Cina. Questo insetto provoca la formazione di galle nelle piante, compromettendo la produzione di castagne. Tuttavia, è stata avviata una guerra biologica di successo attraverso l’introduzione dell’insetto Torymus sinensis, un antagonista naturale.

Anche l’apicoltura è stata colpita dall’arrivo di due insetti killer: il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida). Questi insetti danneggiano il miele, il polline e la covata delle api, mettendo a rischio le popolazioni di api e l’industria del miele in Italia.

Infine, il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), originario dell’Asia, ha causato gravi danni alle palme in diverse regioni italiane dal suo arrivo nel 2004.

Una delle sfide più significative è il sistema di controllo dell’Unione Europea, che sembra non essere stato in grado di prevenire l’importazione di materiale vegetale infetto e parassiti attraverso frontiere apparentemente permeabili. La politica europea sembra essere troppo permissiva riguardo all’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’UE, senza applicare adeguatamente le precauzioni e le quarantene che, al contrario, vengono richieste per i prodotti nazionali esportati. La situazione richiede un impegno deciso da parte delle istituzioni per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, supportando l’innovazione nell’ambito dell’agricoltura 4.0 con l’uso di droni, robot e satelliti, e promuovendo la ricerca genetica green non-OGM. La Commissione Europea sta finalmente aprendo le porte a queste soluzioni, anche grazie al costante impegno della Coldiretti nel sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema cruciale.

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