Il WWF lancia l’allarme e chiede l’intervento immediato delle autorità competenti: l’Italia è diventata il crocevia di un mercato da oltre 280 miliardi di dollari l’anno.
La propensione alla criminalità e la posizione geografica strategica hanno reso l’Italia uno snodo cruciale nelle rotte commerciali legate al traffico di specie animali e vegetali protette. Vivi o morti, interi o trasformati in prodotti di interesse, centinaia di esemplari passano per i principali porti e aeroporti italiani. Dunque, un intervento più incisivo delle Forze dell’ordine e della magistratura è ormai diventato essenziale per contrastare i crimini di natura.
Cosa sono?
I crimini di natura sono tutti quegli illeciti eseguiti a discapito della fauna selvatica. Dal bracconaggio al commercio illegale, dalla mancata registrazione degli animali agli uffici preposti alla distruzione dei loro habitat, tutte queste attività alimentano un mercato da miliardi di dollari che, non solo ha un impatto estremamente negativo sulla biodiversità, ma rappresenta anche una minaccia per la sicurezza, la salute e l’economia globale.
L’Italia, il fulcro strategico nel Mediterraneo
Lo raccontano i quasi tre millenni di storia quale sia il ruolo dell’Italia nel Mare nostrum, non solo da un punto di vista commerciale, ma anche culturale e sociale. Vicina al Nord Africa da un lato e ai Balcani dall’altro, l’Italia offre una serie di porti strategici dai cui transitano numerose navi. Tra i principali scali si annoverano Trieste, Genova, Livorno, Gioia Tauro e l’interporto di Verona. Solo i primi due, vista la loro posizione chiave per le rotte verso il Nord Europa e l’Oriente, soprattutto la Cina, registrano rispettivamente il passaggio di oltre 52 milioni di tonnellate di volume di merci ogni anno.
Le rotte aeree
Secondi i dati raccolti da TRAFFIC, gli aeroporti italiani sono uno dei primi nove paesi di destinazione e/o origine del commercio di fauna selvatica e non solo. Infatti, la penisola rappresenta un hub anche per il contrabbando di sigarette, stupefacenti e rifiuti, soprattutto sulle rotte di Napoli e del Friuli-Venezia Giulia.
I crimini di natura in numeri
Nell’intervallo 2017-2019 l’Italia ha importato 56 specie tra coccodrilli, alligatori, pitoni, varani e camelidi, per un totale di 596 spedizioni. Di rilievo anche il numero di specie, catalogate nell’appendice 1 di CITES, ri-esportate soprattutto verso gli Stati Uniti.
Nel solo 2018, le sanzioni stabilite dai Carabinieri hanno superato i 5 milioni di euro e la regione dove maggiormente si sono osservati illeciti è stata la Lombardia, seguita dal Veneto e dalla Toscana. Invece in mare, la Guardia Costiera ha registrato multe da 7 a 12 milioni di euro, con un sequestro record nel 2016 di 760 tonnellate di prodotto ittico.
La fauna terrestre
Nonostante l’Italia abbia già un ruolo importante, e poco onorevole, nel traffico di importazione – esportazione di specie esotiche, un cospicuo numero di reati interessa anche la fauna selvatica locale. A soffrire è soprattutto l’avifauna che sempre più finisce sotto il mirino dei bracconieri, dal Nord al Sud della penisola. Dunque passeriformi, aquile, falchi e pappagalli, tra gli uccelli, ma anche ungulati, lupi, ghiri e orsi, tra i mammiferi, sono costantemente minacciati e rischiano talora l’estinzione.
e acquatica
I mari italiani sono un habitat per centinaia di specie ittiche, il cui ruolo nei vari ecosistemi marini è essenziale per preservare equilibri complessi, già ampiamente minacciati dal cambiamento climatico. Tuttavia, nemmeno gli ambienti acquatici vengono risparmiati dalla criminalità, che interessa soprattutto il pesce spada, gli squali, le oloturie, i coralli e i ricci di mare.
In ultimo, non per importanza, si annovera il problema dei datteri, molluschi bivalvi che hanno la funzione di “specie ombrello”, ovvero aiutano a tutelare altri organismi. Nel Golfo di Napoli si trovano diversi insediamenti di questo animale, molto apprezzato in cucina e dunque ricercato, nonostante la pesca sia vietata. Infatti, l’estrazione dalle rocce comporta la loro distruzione e, a catena, quella delle comunità limitrofe, con danni importanti all’ambiente.
Non ci sono strumenti di contrasto
In Italia i crimini di natura sono regolamentati da disposizioni nazionali, regionali e locali, che, in buona parte, riprendono Direttive e Regolamenti emanati dall’Unione Europea. Tuttavia, il sistema legislativo posto in essere non è adeguato a combattere illeciti di questa portata, peraltro in costante crescita. Basti pensare al numero esiguo, solo il 27%, di processi che si concludono con una sentenza definitiva di condanna, mentre il 41-46% vengono archiviati prima del dibattimento.
C’è una diffusa sottovalutazione del fenomeno dei crimini contro la natura, che vanno derubricati da episodi isolati o locali.
Non c’è ancora una banca dati centralizzata e condivisa fra le autorità competenti e il tracciamento del fenomeno è praticamente nullo, nonostante l’Italia abbia già adottato un Piano di azione Nazionale “Antibracconaggio”, espressamente richiesto dall’Unione europea. Tutte queste criticità nel sistema facilitano il crescere dei crimini di natura e impediscono un contributo fattivo delle autorità al contrasto del fenomeno.
Bracconaggio e traffico di specie protette sono fenomeni criminali che hanno impatti gravi sulla biodiversità, possono essere veicolo di diffusione di patologie e producono ingenti redditi.
Con queste parole il Presidente WWF Italia, Luciano Di Tizio, auspica un cambio di rotta, che porti ad implementare le banche dati e i controlli su tutto il territorio. Dunque, se oggi l’uccisione di un lupo può essere cancellata dalla fedina penale con il pagamento di soli 1.000 euro, si spera che ben presto questi crimini di natura acquisiscano un peso maggiore per il Legislatore.
La piaga dei controlli
Considerata l’entità del fenomeno, il monitoraggio delle Forze dell’ordine e delle Guardie volontarie non è più adeguato. Ad esempio, per l’attività venatoria si contano 2 controllori ogni 100 cacciatori e nel primo gruppo rientrano molti iscritti alle stesse associazioni di caccia. Il contributo delle Guardie volontarie del WWF è determinante, ma non può sostituire le Forze dell’Ordine, attualmente anche mal distribuite su tutta la penisola.
e gli interventi sul territorio
Tra il 2021 e il 2022, in Campania sono stati salvati 120 animali, realizzati 77 sequestri ed effettuate 25 violazioni amministrative. Nello stesso arco temporale circa 7.500 animali selvatici sono passati per i centri recupero di Valpredina e Vanzago (Lombardia); di questi, 6 su 10 sono entrati per problematiche riconducibili a crimini di natura. Solo nelle Valli bresciane le associazioni animaliste hanno rimosso 200.00 archetti, trappole per uccelli, che spezzano le zampe ai volatili.
Il progetto SWIPE contro i crimini di natura
I crimini di natura sono una questione di rilevanza mondiale e hanno degli effetti importanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla salute e sull’economia globale. Il quadro normativo europeo trasmette una discreta attenzione verso il problema, tuttavia la strada è ancora lunga e gli obiettivi da raggiungere numerosi.
Il progetto SWIPE (Successful Wildlife Crime Prosecution in Europe) vuole scoraggiare e ridurre i crimini di natura e si pone i seguenti obiettivi:
- implementare i data base sui reati contro i crimini di natura;
- aumentare la consapevolezza delle autorità in tutti i paesi coinvolti, per migliorare la governance nazione e transfrontaliera;
- istituire politiche più severe contro il commercio illegale;
- sensibilizzare maggiormente tutte le persone sui reati contro la fauna selvatica.
Che cos’è il Mediterraneo? È mille cose al tempo stesso. Non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare ma una successione di mari. Non una civiltà ma una moltitudine di civiltà ammassate l’una all’altra. Il Mediterraneo è un crocevia antico. Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia.
Sulle coste del Mediterraneo sono nate alcune tra le più famose civiltà, nelle sue acque hanno combattuto navi di ogni bandiera o fatto il loro ingresso da porti lontani, portando ricchezze sconosciute. Oggi questo crocevia continua, sfruttando ogni mezzo ogni falla nel sistema, e alimenta un business con cifre da capogiro che, purtroppo, coinvolge anche persone e animali.
Vite dimenticate, talvolta invisibili alle autorità, impegnate in una lotta contro un nemico che, avido e camaleontico, miete ancora troppe vittime: l’egoismo umano.