Secondo un’indagine USA, almeno 5 unità israeliane, tra cui alcune dell’IDF e una della polizia, sarebbero responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Cisgiordania.
Molto prima dell’attacco del 7 ottobre
Crimini di guerra israeliani e gravi violazioni dei diritti umani sono avvenuti in Cisgiordania prima dello scoppio della guerra a Gaza. Questo, secondo un’indagine condotta dal Dipartimento di Stato USA (DoS) che ha coinvolto cinque unità militari, tra cui IDF (Forze di Difesa Israeliane) e polizia.
Tutto questo, mentre il governo di Netanyahu si trova ad affrontare possibili mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra.
Crimini di guerra israeliani in Cisgiordania: le accuse USA
Dopo un attento processo, abbiamo trovato cinque unità israeliane responsabili di singoli episodi di gravi violazioni dei diritti umani. Tutti questi incidenti sono avvenuti molto prima del 7 ottobre, e nessuno ha avuto luogo a Gaza
Queste, secondo il portavoce del DoS (Department of State) Vedant Patel, sono le conclusioni che raggiunte da un’attenta indagine del Dipartimento.
Dopo la condivisione del rapporto con il governo israeliano, tuttavia, nessuna delle unità coinvolte è stata sanzionata.
Nei confronti di quattro di loro, Israele avrebbe condotto un’efficace azione correttiva.
Per quanto riguarda la quinta unità, invece, non è stato preso nessun provvedimento. Inoltre, secondo gli USA, gli avvocati del governo israeliano avrebbero ignorato le accuse per diversi mesi.
L’unità – nota con il nome di “Netzah Yehuda” e di orientamento militare ultra-ortodosso – stava per essere inserita nella lista nera in base alle leggi Leahy, che vietano il finanziamento, da parte degli USA, a qualsiasi unità militare straniera coinvolta in crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
Tuttavia, gli avvocati israeliani hanno contattato Washington richiedendo più tempo per rispondere alle accuse, in base all’attuale memorandum d’intesa decennale degli Stati Uniti che regola le relazioni militari con Israele.
Quattro di queste unità hanno rimediato efficacemente a queste violazioni, che è ciò che ci aspettiamo che i partner facciano. Per quanto riguarda l’unità rimanente, continuiamo a essere in consultazione e in contatto con il governo di Israele
Netzah Yehuda: l’impunita crudele unità attiva a Gaza
La quinta unità coinvolta nell’indagine, Netzah Yehuda, è già nota alle cronache per una serie di crimini e violazioni che hanno coinvolto cittadini palestinesi in Cisgiordania.
Nel 2022, il comandante del battaglione è stato rimproverato per la sua condotta violenta. Inoltre, il comandante del plotone e quello della compagnia sono stati rimossi dalle loro posizioni in seguito alla morte di un palestinese americano di 78 anni, Omar Assad.
Assad, dopo essere stato detenuto, legato e imbavagliato dai membri della Netzah Yehuda a un posto di blocco in Cisgiordania, è stato stroncato da un infarto.
L’esercito, in merito alla morte dell’uomo, ha riconosciuto le responsabilità dell’unità militare, ammettendo il suo “fallimento morale” e “scarso processo decisionale”.
Nonostante ciò, l’unità è ad oggi attiva a Gaza.
Difatti, secondo un’inchiesta del Guardian all’interno del DoS USA, Israele ha a lungo goduto di meccanismi speciali e molto indulgenti, che hanno protetto i militari dall’applicazione delle leggi Leahy. Ne sono esempio il sopracitato caso di Omar Assad, ma anche gli omicidi di Shireen Abu Akleh e di Ahmad Abdu.
Lo stesso Lehay, ex-senatore che ha dato il nome alla legge, ha criticato l’atteggiamento degli USA nei confronti di Israele.
La legge non è stata applicata in modo coerente, e quello che abbiamo visto in Cisgiordania e a Gaza ne è un chiaro esempio. Per molti anni ho esortato le successive amministrazioni statunitensi ad applicare la legge lì, ma non è successo
Proprio per questo motivo, secondo l’ex funzionario USA, Josh Paul, Israele avrebbe maturato un sentimento di impunità generale.
Penso che Israele senta un’ampia impunità quando si tratta di conseguenze all’interno degli Stati Uniti per le sue azioni.
Possiamo dire che Israele dovrebbe rispettare il diritto internazionale umanitario. Possiamo dire che non dovrebbe espandere gli insediamenti. Ma quando si tratta di conseguenze effettive, non ce ne sono e penso che questo abbia dato a Israele, ai livelli di governo più alti, la sensazione di essere immune
Netanyahu ha promesso di fare resistenza a ogni potenziale sanzione proveniente dagli USA verso le forze militari israeliane. Tale decisione, secondo il governo israeliano, sarebbe considerata come “l’apice dell’assurdità e un basso livello morale“.
Crimini di guerra israeliani, USA: “non sosteniamo l’indagine CPI”, ma Israele non è affidabile
In questi stessi giorni, Israele attende con ansia i verdetti della CPI (Corte Penale Internazionale), che potrebbe presto emettere mandati di arresto contro il primo ministro Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant, e altri leader militari. In queste ore, l’ufficio del procuratore è sotto pressione da parte delle ONG e di diversi Stati membri della CPI per emettere i mandati.
Il governo si è prontamente rivolto agli USA, perché intervengano fermando l’emissione dei mandati della Corte. Questo perché, secondo Netanyahu, l’intervento della CPI creerebbe un pericoloso precedente.
Anche se la CPI non influenzerà le azioni di Israele, creerebbe un pericoloso precedente che minaccerebbe i soldati e i funzionari di tutte le democrazie che combattono il terrorismo selvaggio e l’aggressione sfrenata
Da una parte, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jeanne-Pierre, appoggia Israele dissociandosi dalla CPI.
Siamo stati molto chiari sull’indagine della CPI, non la sosteniamo, non crediamo che abbiano la giurisdizione
Dall’altra, diversi alti funzionari del Dipartimento di Stato hanno dichiarato al Segretario di Stato Blinken che le assicurazioni israeliane di aver utilizzato le armi fornite dagli USA in conformità con il diritto internazionale non sono “credibili o affidabili“.
Tra le preoccupazioni rilevate dagli uffici statunitensi, sono citati:
- Ripetuti attacchi a siti protetti e infrastrutture civili, un “livello inconcepibilmente elevato di danni ai civili a vantaggio militare“
- Mancanza di indagini sulle violazioni e sui significativi danni ai civili
- “Uccidere operatori umanitari e giornalisti a un ritmo senza precedenti“
Inoltre, i funzionari hanno analizzato 11 casi di azioni militari israeliane che “limitano arbitrariamente gli aiuti umanitari“. Tra questi:
- Rifiuto di interi camion di aiuti a causa di un singolo articolo “a duplice uso“
- Limitazioni “artificiali” alle ispezioni
- Ripetuti attacchi a siti umanitari
Sulla credibilità delle assicurazioni israeliane, Blinken dovrà consegnare un rapporto al Congresso entro l’8 maggio. Se il giudizio sarà negativo, si potrebbe applicare la legge Lehay, che condurrebbe alla sospensione degli aiuti militari statunitensi.
Una buona prospettiva, secondo i sostenitori della legge, seppur giunta con molto ritardo.
Se gli Stati Uniti fossero stati disposti ad applicare la legge Leahy in Israele, l’IDF sarebbe stato presumibilmente più incline a ritenere responsabili i propri soldati, il che avrebbe contribuito a scoraggiare le uccisioni di civili come Shireen Abu Akleh e molti altri, e quello che stiamo vedendo oggi. Si sarebbero trovati di fronte a un taglio degli aiuti statunitensi, che sarebbe stato un vero segno nero e una spina nel fianco nelle relazioni tra Stati Uniti e Israele
Se ciò fosse stato discusso prima, forse, si sarebbe potuta evitare una carneficina di vittime civili, anche molto prima dello scoppio della guerra.