Crimini d’arte: dal furto all’Oxford College al mercato illecito di beni culturali

I crimini d’arte non si fermano neanche con una pandemia in corso. Alle ore 23 dello scorso sabato risale il furto delle tre opere: A Rocky Coast, With Soldiers Studying a Plan di Salvator Rosa (Banditi su una costa rocciosa, 1640 ca), A Soldier on Horseback di Van Dyck (1616 circa), e A Boy Drinking di Annibale Carracci (Ragazzo che beve, 1580 circa). I dipinti erano conservati nella Christ Church College’s Picture Gallery, pinacoteca dell’Oxford College.
crimini d'arte
Ragazzo che beve, Annibale Carracci

Il valore complessivo delle tre opere si aggira attorno ai 12 milioni di euro.

Ancora non si conoscono i dettagli del furto, l’indagine è tuttavia in corso e gli inquirenti stanno provvedendo ad analizzare i filmati delle telecamere e svolgere interrogatori. Per poter procedere più agevolmente con la ricerca, la galleria è stata chiusa al pubblico.

Ma questi non sono i primi crimini d’arte che la polizia di Oxford deve affrontare. Destò particolare scalpore il furto di AMERICA: il celebre “cesso d’oro” di Maurizio Cattelan rubato nel settembre 2019 durante una mostra. L’opera era conservata nel Blenheim Palace (contea di Oxford). Ad oggi il caso è ancora irrisolto.

Ma i crimini d’arte non si fermano ai furti nei musei. Pensiamo alle falsificazioni, al traffico illecito o agli scavi archeologici abusivi.

Nonostante i passi avanti in tema di sicurezza ed i vari interventi dell’UNESCO che cerca di chiarire le normative in merito ai furti d’arte, casi come quello della Pinacoteca di Oxford continuano a verificarsi. Ma cosa accade dopo il furto?

 

I CANALI DI TRASPORTO

Indagini e studi effettuati dagli esperti hanno permesso di individuare diversi canali di trasporto: gli oggetti sono occultati all’interno di TIR con compartimenti refrigeranti, intercapedini di camper e roulotte o camion frigoriferi. Le forze dell’ordine raramente controllano questi mezzi in quanto trasportano, spesso, materiali deperibili. I vasi antichi possono essere inseriti in partite di centinaia di vasi moderni che ne imitano forme e modelli. Qualche oggetto viene frammentato così da poter essere inserito in bagagli personali.

LA RIPULITURA

Per poter vendere in modo lecito tali beni, è necessario che siano corredati da validi documenti di esportazione. È quindi necessario che  transitino per Paesi che seguono una politica di mercato aperta per quanto riguarda l’ingresso di oggetti d’arte e d’antichità. In Europa, questo ruolo è stato tradizionalmente svolto dalla Svizzera.

In queste località ha luogo il passaggio da illecito a lecito. Dal momento in cui i beni raggiungono queste sedi, ogni fase prevista dalle attività di scambio  può essere condotta in piena legalità.

Non è affatto infrequente, inoltre, che l’oggetto rubato, prima della sua reintroduzione sul mercato illecito internazionale o nazionale, subisca una ‘ripulitura’, ad opera di restauratori di pochi scrupoli, con piccole modifiche alla struttura. Onde evitarne il riconoscimento, esso deve essere proposto in vendita, lontano dal luogo dove è stato trafugato.



LE CASE D’ASTA

L’Inghilterra, e le case d’asta britanniche hanno sempre avuto un ruolo protagonista come centro di smistamento delle opere d’arte.

Le disposizioni in materia di esportazioni e importazioni vigenti nel sistema britannico si ispirano al libero commercio. Nella concezione britannica, ogni bene  originariamente rubato ma comprato in buona fede da un paese d’Europa, può essere legalmente esibito o venduto in UK anche se la sua origine illecita è stata resa pubblica.

Il ruolo delle case d’asta in questo contesto resta una zona grigia. Molto spesso il le auction houses londinesi sono il punto di smistamento dei beni rubati che, in questa fase del commercio, acquistano una parvenza di legalità attraverso la lecita vendita. Fra le più celebri Sotheby’s e Christie’s.

Ciò che rende le case d’asta complici dei trafficanti d’arte è l’assoluta riservatezza alla quale queste tengono fede: secondo la legge britannica, difatti, una casa d’asta può sostenere una relazione di fiducia con un cliente senza rendere pubblici i suoi dati.

LA CRIMINALITA’

La criminalità interessata al traffico illecito di beni culturali è, in genere, un tipo di malavita indipendente, di nicchia.  Il criminale che traffica in beni culturali deve essere un intenditore. Deve conoscere il bene culturale, il suo valore economico, la possibilità di commercializzarlo.

Se un furto da un museo, da una biblioteca o da un sito archeologico può essere opera di ladri  occasionali,  i passaggi successivi, come  la vendita di tali oggetti  nel circuito internazionale dell’arte, presumono un’impalcatura retta da numerosi pilastri, che vanno dalle banche ai prestanome finanche alle società fittizi.

Negli ultimi anni, complice di questi crimini e diventato il mercato online. Non è rara la vendita di beni rubati attraverso celebri piattaforme quali Facebook e eBay.

LE RESTITUZIONI
L’Urlo di Munch

Ancor più controverso il tema delle restituzioni di beni culturali rubati. In Italia, i titolari dell’azione di restituzione sono il Ministero per i Beni e le Attività culturali, il Ministero degli Esteri e l’Avvocatura di Stato.

E se ancora molte opere trafugate non sono state restituite alla comunità, altrettante sono, invece, ritornate a “casa”. Come l’emblematica Monna Lisa o l’Urlo di Munch, recuperati grazie alla collaborazione fra le forze dell’ordine di varie nazioni.

Come già detto, al giorno d’oggi smascherare falsi o furti è diventato decisamente più semplice. In particolar modo grazie ai nuovi sistemi antifurto che, tuttavia, si rivelano spesso facilmente eludibili. Come nel caso delle opere di Oxford. I crimini d’arte non si fermano e, purtroppo, a subirne i danni siamo proprio noi “spettatori” che veniamo privati di un patrimonio che ci appartiene.

Maria Luisa Ancona

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