Negli Stati Uniti le persone senza fissa dimora sono oltre 650.000 e negli ultimi anni sono cresciute di oltre 70.000 unità (+12% in un solo anno). Tra le ragioni cronologicamente più vicine troviamo l’impennata dei prezzi degli affitti e il calo degli aiuti post COVID19, ma a queste segue una strutturale e sempre più grave carenza di alloggi a prezzi accessibili, problematica che si fa sempre più grave soprattutto in luoghi densamente popolati come New York o in California.
Il tema è stato però ben presto politicizzato e la ricerca di soluzioni per porre un freno a tale drammatico trend è stata sostituita da decisioni drastiche, spesso crudeli, e ben lontane dalle soluzioni reali.
Di tale entità sembra essere anche la recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti riguardo il caso Grants Pass contro Johnson che conferisce ai governi locali di tutto il paese l’autorità di multare, arrestare e in generale punire le persone senza fissa dimora semplicemente se occupano spazi pubblici. Il caso giuridico è nato in Oregon dove la decisione di punire le persone senza fissa dimora è stata portata in Tribunale da Gloria Johnson, anche lei una senzatetto. Tra le motivazioni della donna il fatto che l’ordinanza avrebbe violato i suoi diritti costituzionali.
La sentenza, resa pubblica ieri, martedì 16 Luglio, ha invece smentito tale posizione e ha affermato invece che criminalizzare una persona per il suo stato di senzatetto non viola il «divieto di punizioni crudeli e inusuali» presente nel 8° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Viene specificato specificato inoltre che:
«L’ottavo emendamento si applica solo alla forma di punizione, non alla condotta o allo status illegali, e che i governi statali possono scegliere di criminalizzare qualsiasi cosa desiderino senza violare la Costituzione.»
Questa discrezionalità affidata i vari governi locali lascia aperte notevoli possibilità per ulteriori punizioni da infliggere a persone in difficoltà e va a modificare le decisioni prese in passato dalla Corte d’Appello del 9° circuito che invece limitava la punizione ai casi in cui la persona avesse avuto altre possibilità rispetto all’occupare il suolo pubblico (posto in cui andare legalmente o un rifugio disponibile).
Molti opinionisti e studi riguardo la questione delle persone senza fissa dimora sono concordi nel dire che criminalizzare tale evento non serve e anzi le costringe a nascondersi, ad allontanarsi dai servizi essenziali e spesso cadere in reati di maggiore gravità. In generale tali norme causano sofferenza, ma fanno poco per dare loro invece una casa stabile.
La criminalizzazione di tale fenomeno sociale è anche una conseguenza dell’idea molto comune, ma solo parzialmente reale, che dietro la perdita della casa ci siano gravi problemi legati alla droga o all’alcol o che comunque impediscono al soggetto di trovare un nuovo lavoro e raggiungere una stabilità economica. In realtà sopratutto negli Stati Uniti perdere la propria abitazione è diventato purtroppo abbastanza semplice, un affitto troppo alto, un mutuo da pagare o la perdita improvvisa del lavoro.
USA, perdere la casa è diventato fin troppo facile
Studi effettuati a riguardo hanno dimostrato che negli Stati con i più alti tassi di malattia mentale, come Utah, Alabama, Colorado e Kentucky, troviamo invece un numero di senzatetto relativamente basso. Riguardo la povertà i dati sono anche in questo caso contro intuitivi: in aree urbane con alti tassi di povertà, intorno a Detroit per esempio, le persone senza fissa dimora sono paradossalmente di meno che in altre zone più economicamente agiate come Boston o San Francisco.
Le persone senza fissa dimora sono numerose e in crescita in quei luoghi dove la disoccupazione e a livelli minimi, ma il mercato immobiliare è stato danneggiato da politiche poco attente che non hanno costruito le infrastrutture necessarie a tutte le persone arrivate negli anni per lavorare. Esempio classico di tale situazione è Los Angeles dove nel 2016 sono stati stanziati 1,2 miliardi di dollari per la costruzione di nuovi alloggi popolari, ma ad oggi ne sono stati costruiti solo il 10% molto spesso per l’opposizione di piccoli gruppi di persone che non vogliono avere alloggi popolari nei loro quartieri fatti in prevalenza invece di villette mono familiari.
La questione è quindi molto complicata e la soluzione è da ricercare nel mercato immobiliare e nelle politiche abitative, al contrario la criminalizzazione delle persone senza fissa dimora, strada intrapresa anche da questa sentenza della Corte, non sembra essere risolutiva del problema.