I media tradizionali se la passano sempre peggio. I modelli economici sui cui fondavano le loro attività non sono in grado di reggere la concorrenza spietata del Web. Giornali, radio e tv, ormai allo stremo delle forze, sono chiamati a reinventarsi per parare il colpo.
Nel suo ultimo libro edito da Laterza e intitolato “Il crepuscolo dei Media“, Vittorio Meloni offre un quadro poco rassicurante. Da esperto di comunicazione e membro del consiglio direttivo dell’Upa, l’associazione delle aziende che investono nei media, l’autore offre un’analisi lucida e schietta, conoscendo a fondo i processi aziendali discussi nel suo libro.
Situazione attuale
La crisi del settore non è solo legata al tracollo economico di quest’ultimo decennio. I tentativi di ribaltare la situazione, messi in atto dagli attori del mondo dell’informazione e dei media tradizionali, non sono serviti a granché.
La riduzione dei lettori non è stata compensata dagli utenti della Rete, come si pensava in un primo momento. L’idea che il traffico raccolto su Internet potesse rivitalizzare i ricavi pubblicitari è stata smentita dai fatti. Nonostante gli spazi illimitati da offrire agli inserzionisti.
Chi teorizzava che la pubblicazione gratuita dei contenuti on line avrebbe portato una crescita delle entrate da advertising ha dovuto ricredersi. Oggi molte testate stanno cercando di reagire. Ma lo stanno facendo in modo confuso, con la vendita di servizi commerciali, con pay wall o addirittura con la raccolta di contributi volontari.
Cosa dicono i numeri
In Italia nel 2007 la spesa pubblicitaria complessiva del settore media ammontava a circa 10,3 miliardi. Nel 2015 è scesa a 6,5 miliardi. Invece non esistono dati ufficiali sulla raccolta pubblicitaria, in continua crescita, assorbita dai giganti del Web. E questo a causa delle loro residenze fiscali. La quota, in particolare per Facebook e Google, dovrebbe aggirarsi attorno a 1,6 miliardi. E considerando il tasso di crescita attuale, fra cinque anni avranno assorbito il 50% del mercato, sorpassando la Tv, anche tramite forme inedite come gli influencer, quei personaggi famosi che contano milioni di follower.
Prospettive future
Secondo Vittorio Meloni l’influenza crescente dei social media è un fattore con il quale il mondo del giornalismo deve necessariamente confrontarsi. Considerata l’apertura di Facebook, augura la nascita di un nuovo modello dell’informazione.
Ma evidenzia anche i rischi a cui si va incontro, citando Mathias Dopfner.
Il capo dell’importante gruppo editoriale tedesco Axel Springer, impegnato anche negli Usa con l’editoria digitale, auspica una cambio di rotta dei colossi del Web e una migliore difesa del copyright per i contenuti giornalistici, altrimenti gli editori rischiano di scomparire. Il pericolo evocato da Dopfner è che l’informazione non sia più distinguibile dalla propaganda, poiché la Rete, essendo una babele di voci e fatti, offre possibilità di manipolazione. .
Pertanto i media tradizionali dovranno cercare lettori ovunque sia possibile raggiungerli. In questo modo l’informazione diventerà “liquida” a tutti gli effetti, mischiata a milioni di conversazioni individuali. Ma nello stesso tempo i lettori
potranno essere coinvolti nelle comunità di interessi, dalle quali potrebbero
nascere i nuovi ricavi.
Michele Lamonaca