In democrazia ci si aspetta che gli elettori compiano scelte informate. Ciò è possibile, visto il prepotente ingresso del web nelle campagne elettorali e il dilagare delle fake news? Come se non bastasse, spesso il vero pericolo è rappresentato da come alteriamo la realtà in base alle nostre credenze politiche per adattarla alle nostre esigenze psicologiche. Come? Ce lo spiega questa ricerca pubblicata su Trends in Cognitive Sciences.
Fonte: napoli.repubblica.it.L’ideologia politica e i partiti
Come sappiamo, il voto verrà assegnato a un partito politico, partito al quale decideremo di concedere la nostra fiducia. Questa fiducia viene accordata se il partito si fa promotore di una serie di idee in linea con la nostra ideologia politica. L’ideologia politica è la nostra visione del mondo, formata da un sistema di credenze e valori. Tuttavia, l’allineamento tra partito e ideologia non è pari al 100%, ovviamente. Cosa succede, dunque, quando un partito promuove politiche che non appartengono alla nostra ideologia?
Piegare la realtà
È semplice: finiremo per piegare la realtà a nostro piacimento. Per esempio, se normalmente diresti che è giusto promuovere politiche di welfare statale, ma solitamente voti un partito che è contrario, se ti viene fatta presente la tua appartenenza politica finirai per dire che sei contrario/a. Per questo motivo, rispetto all’ideologia politica l’appartenenza politica predice con maggiore precisione il comportamento di voto. Come spiegare questa discrepanza? Grazie alla teoria dell’identità sociale e alla dissonanza cognitiva.
Teoria dell’identità sociale e realismo naïve
Secondo la teoria dell’identità sociale, le persone definiscono se stesse sulla base delle proprie caratteristiche personali, ma anche creando identità sociali a partire dai gruppi ai quali si appartiene, creando così delle distorsioni che favoriranno il proprio gruppo (ingroup) rispetto ai gruppi ai quali non si appartiene (outgroup). Dunque, ci si definirà in base al contesto sociale che mette in evidenza l’appartenenza a un certo gruppo. Se, dunque, vengo coinvolto in un dibattito politico, mi percepirò primariamente come elettore di quel certo partito. Quindi, le informazioni verranno elaborate in base all’identità sociale attivata. A sua volta, l’interpretazione plasmerà l’atteggiamento politico, i giudizi e i comportamenti. Così, credendo che solo la propria visione sia oggettiva, si finirà per percepire i propri avversari politici come irrazionali o disinformati: questo è il realismo naïve.
Dissonanza cognitiva
La dissonanza cognitiva è quella spiacevole sensazione emotiva e cognitiva avvertita dalle persone quando confrontano le proprie opinioni, nozioni o credenze in contrasto tra loro. È così spiacevole che si farà di tutto per eliminarla. Se il partito per cui voto compie una scelta politica in contrasto con quanto detto e fatto fino a quel momento, cercherò di razionalizzare questa scelta cercando prove nel passato che indichino come in realtà questa scelta sia “perfettamente” coerente con la linea di partito.
Come scegliamo le nostre credenze politiche
Gli autori propongono dunque un modello delle credenze politiche basato sull’identità. In breve, alle diverse credenze politiche prese in considerazione si assegna un valore basato sui benefici che possono derivare da ciascuna di queste credenze. Quindi, questi valori vengono confrontati, scegliendo la credenza più conveniente, aggiornando costantemente i risultati ottenuti dalla scelta delle credenze. Infatti, un altro dei motivi per cui si sceglie un determinato partito dipende anche da quanto quel partito è in grado di soddisfare certi nostri bisogni. Anche se tra questi bisogni c’è quello per l’accuratezza dell’informazione, questo verrà penalizzato qualora il partito riesca a soddisfare tutti gli altri bisogni (di appartenenza, morale, di status, ecc.). Quindi bisogna sperare che le credenze del partito siano corrette da un punto di vista fattuale, altrimenti i fatti verranno inevitabilmente mal interpretati.
Contrastiamo queste distorsioni
Gli autori auspicano la costruzione di una realtà condivisa tanto a destra quanto a sinistra, rendendo le persone più ricettive ai fatti veri e propri, nonché meno sensibili al fascino delle fake news. Quindi si cercherà di soddisfare i bisogni delle persone ricorrendo ad altri mezzi. Invece che far soddisfare il bisogno di appartenenza al partito, questo potrebbe essere soddisfatto da altri gruppi sociali (la comunità cittadina, religiosa o professionale, per esempio). Si può, inoltre, promuovere l’accuratezza, magari ricompensando in qualche modo l’approfondimento delle notizie o rendendo saliente un’identità sociale in cui è richiesto di ragionare in modo accurato (nel caso in cui si tratti di scienziati, editori, ecc.). Insomma, il segreto è andare oltre un ragionamento superficiale. Infine, esistono diversi modi per combattere le fake news.
Liberiamoci delle credenze politiche!
Insomma, dobbiamo ridurre l’influenza della nostra identità politica quando analizziamo i fatti, uscendo dalla contrapposizione “noi contro loro”, cercando piuttosto di vederci come membri di un unico gruppo, quello del Popolo Italiano, in cui si ha a cuore il bene del Paese. Prima di votare, informatevi accuratamente, cercando di mettere da parte (per quanto possibile) le vostre credenze politiche.
Davide Camarda