L’ANAC conferma i mancati controlli dalla Prefettura di Milano sul Cpr di Via Corelli denunciati da ASGI

In seguito alla segnalazione di Asgi l'Anac ha confermato i mancati controlli della Prefettura dul Cpr di via Corelli

L’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha confermato i mancati controlli da parte della Prefettura di Milano sul Cpr, il Centro per il Rimpatrio, di via Corelli a Milano. I Cpr, dove i migranti ritenuti irregolari sono detenuti in attesa di essere rimpatriati nel Paese di origine, sono luoghi dove vengono sistematicamente infranti i diritti umani. Con i mancati controlli la Prefettura di Milano si è macchiata di una colpa grave, negligenza e disinteressi emersi grazie a una segnalazione di Asgi risalente allo scorso novembre.

La mancata erogazione dei servizi al Cpr di via Corelli: la denuncia di ASGI

Il Cpr di via Corelli apre a settembre 2020 per recludere i migranti ritenuti irregolari sul territorio Italiano in attesa di rimpatriarli nel Paese d’origine. Da settembre 2020 si sono susseguiti tre Enti gestori del Cpr, enti che hanno stipulato un contratto per la gestione e il funzionamento del centro.

Asgi, l’associazione studi giuridici per l’immigrazione, ha però denunciato la mancanza di erogazione di quasi tutti i servizi promessi degli enti gestori nel capitolato d’appalto,  un documento tecnico-giuridico che definisce nel dettaglio i requisiti, le condizioni e le tecniche relative alla gestione di una struttura da parte dell’appaltatore. A novembre 2023, Asgi aveva segnalato all’Anac i «numerosi adempimenti contrattuali dell’ente gestore del Cpr di via Corelli a Milano». Anche sulla base delle continue denunce per infrazione dei diritti umani all’interno del Cpr di via Corelli ad opera soprattutto della Rete Mai più lager – No ai Cpr e dell’associazione Naga, Asgi ha visitato il Cpr il 12 settembre 2023, per verificare la mancata erogazione dei servizi e i mancati controlli da parte della Prefettura milanese sull’operato dell’ente appaltatore, all’epoca la Martiniana Srl.

L’esito della denuncia di Asgi e della conferma dell’Anac sulla gestione e i mancati controlli della Prefettura di Milano sul Cpr di via Corelli

La Prefettura di Milano, ente appaltante, era incaricata di vigilare sull’operato dell’Ente gestore del Cpr di via Corelli, ma in tre anni ha effettuato solo sei per verificare il rispetto del contratto di appalto. Le ispezioni sono uno strumento fondamentale che la Prefettura è tenuta a fare perché, in caso di inadempimenti, l’appalto può essere revocato. Tuttavia, dai verbali delle ispezioni cui Asgi ha avuto accesso in seguito alla denuncia di inadempimento, non è emersa alcuna verifica sui diritti fondamentali delle persone trattenute, né sulla corretta erogazione dei servizi previsti.

«Mentre il Governo in carica preme sull’acceleratore per l’apertura di nuovi CPR sul territorio nazionale, affidandone la realizzazione alla Difesa, emerge il fallimento del sistema CPR, incluso il caso di Milano. Si tratta di un fallimento che non riguarda solo le ormai croniche e documentate violazioni dei diritti fondamentali e l’inefficienza, ma anche l’opacità dell’impianto burocratico-amministrativo che concede in appalto la vita delle persone a società private»

aveva dichiarato lo scorso anno Giulia Vicini, avvocata e socia di Asgi. In seguito a questi controlli da parte di Asgi era cosi scattata la segnalazione all’Anac. Dopo diversi mesi, l’Anac ha confermato le mancanze nel monitoraggio segnalate da Asgi: l’autorità ha infatti riscontrato che

«Il Direttore dell’esecuzione [dirigente della Prefettura di Milano, n.d.r.]  non risulta aver compiutamente svolto le funzioni di controllo previste, pur avendo la responsabilità di svolgere le attività di coordinamento, direzione e controllo tecnico-contabile dell’esecuzione del contratto, in modo da assicurarne la regolare esecuzione nei tempi e in conformità alle prescrizioni contenute nei documenti contrattuali e alle condizioni offerte in sede di aggiudicazione”. “Anche il Responsabile del procedimento [dirigente della Prefettura, n.d.r.] non risulta aver compiutamente svolto le attività di controllo di cui è responsabile in base alle norme del Codice dei contratti pubblici».

Cpr di via Corelli ma non solo: infrazioni dei diritti fondamentali dei detenuti e mancati controlli da parte dell’autorità

Il Cpr di via Corelli è salito più volte agli “onori” della cronaca grazie all’instancabile lavoro della Rete Mai più Lager e del centralino Naga per denunciare le continue infrazioni dei diritti umani all’interno del centro di detenzione e le condizione disumane in cui la struttura e le persone al suo interno versavano. Questo lavoro è fondamentale perché spesso sono poche le notizie che filtrano al di fuori dei centri di detenzione per il rimpatrio italiani. Tentati suicidi, atti di autolesionismo, abbandono psicologico e legale, condizioni igieniche precarie sono all’ordine del giorno all’interno di queste strutture che sono state ininterrottamente denunciate da varie associazioni solidali e partiti politici.

La rivista Altreconomica ha recentemente condotto un’inchiesta portata avanti in vari centri per il rimpatrio italiani, inchiesta da cui sono emerse carte false e promesse inverosimili da parte dei vari enti gestori dei Cpr italiani. Oltre a ciò, preoccupa enormemente la continua negligenza e mancanza di monitoraggio pubblico, mancati controlli che vanno ad intaccare  i diritti fondamentali delle persone. L’indagine di Altreconomia ha per esempio rilevato le promesse infrante da Ekene, ente che gestisce i Cpr di Macomer, a Nuoro, e quello di Gradisca d’Isonzo, Gorizia. Nel documento presentato dalla cooperativa sociale con sede a Padova, Ekene prometteva la realizzazione di spettacoli, attività di bricolage, presenza di videogiochi, pittura per gli ospiti, cineforum e gruppi di lettura. «Ekene ci aveva contattato per collaborare su un’altra struttura del territorio e noi non avevamo assentito. Non ci hanno mai scritto per il Cpr né poi contattato per realizzare queste attività», ha dichiarato Linda Tomasinsig, sindaca di Gradisca d’Isonzo. La Prefettura aveva dichiarato di aver svolto una sola ispezione a Gradisca a inizio febbraio 2023, mentre nel Cpr di Nuoro la prima ispezione è stata condotta il 23 febbraio 2023, a tre anni dall’apertura del centro e una seconda il 17 gennaio 2024, in seguito alla quale la Prefettura aveva dato conto dello svolgimento di attività ricreative. Attività che, a quanto pare, non hanno mai avuto luogo, come ha denunciato Francesca Ghirra, deputata di Allenza Verdi-Sinistra in seguito a una visita effettuata nel centro a marzo 2024 con la Rete Mai più Lager e l’associazione Naga. Preoccupante e al limite dell’ironico se tutto questo non si giocasse sulla pelle delle persone detenute è il fatto che la cooperativa sociale Ekene ha vinto lo scorso 26 agosto la gara d’appalto per la gestione per il Cpr di via Corelli a Milano, gara indetta dopo le denunce di Asgi e l’inchiesta della Procura di Milano per presunta malagestione della Martiniana Srl, precedente ente gestore.

Il dramma dei Cpr: per il governo un modello da esportare

Sulle sue pagine social, Ilaria Cucchi, Senatrice della Repubblica Italiana con Sinistra italiana da anni estremamente attiva nella denuncia delle condizioni delle carceri italiane e dei centri di detenzione per il rimpatrio, ha così commentato la conferma dell’Anac sui mancati controlli della situazione all’interno del Cpr di via Corelli a Milano:

«L’autorità Anticorruzione ha confermato il mancato controllo della Prefettura di Milano sul CPr di via Corelli. Il nostro Stato colpevole due volte: per malvagità e inerzia».

I centri di detenzione per il rimpatrio, luoghi disumani dove vengono sistematicamente infranti i diritti fondamentali dell’uomo, sono infatti portati come modello dal governo italiano che ha a lungo progettato un aumento di queste strutture sul territorio. Modello da esportare per il governo in Albania, dove i centri di Gjader e Shengjin dovrebbero essere prossimi all’apertura.

Vediamo come ancora una volta vengano calpestati i diritti umani, innalzando ancora di più la preoccupazione per le condizioni in cui versano i migranti ritenuti irregolari all’interno di questi centri da cui è complesso denunciare ciò che accade. E la preoccupazione sale ancora di più nel momento in cui negligenze nei controlli e nel monitoraggio arrivano dalla Prefettura, condannando di fatto queste persone e le loro storie all’oblio e alla violenza.

Arianna Locatelli

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