Non sono molti i registi che possono vantare un successo immediato. Susanna Nicchiarelli deve la sua fama al suo primo lungometraggio, Cosmonauta (2009).
Classe 1975, la Nicchiarelli ha compiuto il salto di qualità dopo aver diretto diversi cortometraggi, mediometraggi e documentari. E poi è arrivata la svolta con Cosmonauta, definito dalla stessa regista “un musicarello sui comunisti”.
Il film è ambientato tra gli anni ’50 e i ’60, anni in cui il mondo è cambiato radicalmente. Anche l’Italia si è lasciata trascinare da questa ondata di rinnovamento. Ed è proprio la società italiana ad essere raccontata dalla Nicchiarelli, con uno sguardo all’Unione Sovietica.
Siamo nel 1957. La cagnolina Laika è stata imbarcata a bordo dello Sputnik 2: è iniziata l’epoca delle esplorazioni spaziali. Nel frattempo, la piccola Luciana fugge dalla chiesa il giorno della sua prima comunione. Quando la madre le chiede spiegazioni, la bambina grida a pieni polmoni “perché sono comunista!”
Luciana ha solo nove anni e, ovviamente, non conosce il significato dell’ideologia comunista. Ma suo padre (morto da poco) era una figura di spicco del Partito. E Arturo, fratello maggiore e punto di riferimento di Luciana, sta seguendo le orme paterne. È con questa ribellione radicale, piuttosto insolita per una bambina di quei tempi, che inizia Cosmonauta.
Passano gli anni. Ritroviamo Luciana quindicenne, intenta ad affrontare i tipici problemi adolescenziali, ma non solo. Luciana è l’unica ragazza della sezione giovanile del P.C.I. Nonostante le sue idee progressiste e le sue proposte interessanti, nessuno dei “compagni” vuole ascoltarla. I membri della sezione giovanile del P.C.I. si rivelano alquanto conservatori (“Ah Lucià, le donne di oggi vogliono la lavatrice, mica la nave spaziale!”).
A casa la situazione non è di certo migliore. Esasperata da una madre all’antica e priva di ambizioni, che ha sposato un uomo per non restare da sola (“quel fascista di tuo marito”, così lo chiama Luciana), la ragazza non si sente ascoltata nemmeno dalla sua famiglia.
E poi c’è Arturo, il fratello maggiore, per il quale Luciana nutre sentimenti contrastanti. I due passano molto tempo insieme, sul terrazzo di casa, a parlare di conquiste spaziali. Allo stesso tempo, quel fratello goffo e sognatore, che sembra ancora un bambino, è motivo di imbarazzo per Luciana.
Arturo vive in un mondo tutto suo, costruisce modellini di navicelle spaziali e colleziona ritagli di giornale che raccontano i progressi dei cosmonauti. Il ragazzo è protetto e coccolato dalla madre, preoccupata per la sua epilessia.
Cosmonauta è sorretto da un ottimo cast. Claudia Pandolfi interpreta la madre di Arturo e Luciana, una donna buona e affettuosa, ma troppo retrograda e sottomessa al marito. Luciana non vuole diventare come lei: vuole essere una donna indipendente, che ragiona con la sua testa.
E poi c’è Marisa, interpretata dalla stessa Nicchiarelli. Marisa è il mentore della ragazza, che da grande vuole essere esattamente come lei. È una donna forte e fragile al tempo stesso, indulgente ma anche capace di far sentire la sua voce. Un ineccepibile Sergio Rubini interpreta il patrigno di Arturo e Luciana, il “fascista”.
Uno dei pregi di Cosmonauta è la caratterizzazione della protagonista. La Nicchiarelli non dipinge Luciana come la classica eroina bella, buona, virtuosa e piena di coraggio. La giovane, interpretata da una Miriana Raschillà agli esordi, non è “né bella, né brutta”. Ha un taglio di capelli goffo, che non le rende giustizia, ed è infagottata in abiti enormi che non rivelano nulla della sua figura.
È una ragazza idealista, intelligente e forte. Ma è anche aggressiva, vendicativa e, certe volte, ragiona anche lei per luoghi comuni: ad esempio, giudica stupida una ragazza solo perché è carina. Un personaggio imperfetto, che lo spettatore odierà o amerà: non ci sono vie di mezzo.
Un altro punto forte del film è la colonna sonora. Classici come “Nessuno mi può giudicare” (presente nella scena della fuga dalla chiesa), “È la pioggia che va” e “Cuore matto” sono stati rivisitati con maestria da alcuni artisti di oggi. Tra di essi, Max Casacci dei Subsonica. La musica è un aspetto essenziale per la riuscita di un film, e Cosmonauta ha fatto centro anche in questo ambito. Le canzoni del film sono perfette per rappresentare il clima dell’epoca e, in concomitanza, il percorso di formazione della protagonista.
Cosmonauta è una perla del cinema italiano, un tesoro tutto da scoprire. La pellicola ha vinto il premio Controcampo italiano della 66° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica e il Ciak d’oro 2010 per la miglior opera prima.
Il film offre un ritratto onesto e disincantato della società italiana negli anni del cambiamento. È un inno al progresso tecnologico e sociale. La Nicchiarelli ci mostra le sfumature dell’Italia a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, soffermandosi sulle figure di Arturo e Luciana. Il primo è interessato esclusivamente alle esplorazioni spaziali, senza accorgersi del mondo che lo circonda. La seconda è impegnata in una continua lotta: contro gli ormoni adolescenziali, ma soprattutto contro il sessismo e gli odiati socialisti, che hanno tradito la loro ideologia.
Storia, sceneggiatura, colonna sonora e psicologia dei personaggi sono i motivi per guardare il film. Il finale lo conosciamo tutti: il primo uomo sulla Luna è stato un astronauta americano, non un cosmonauta russo. Un epilogo che avrebbe deluso Arturo.
Veronica Suaria