Cosa sta succedendo in Afghanistan? Cause e conseguenze del conflitto

Cosa sta succedendo in Afghanistan?

Cosa sta succedendo in Afghanistan? Cause e conseguenze del conflitto

Dopo 20 anni di guerra, le forze straniere si stanno ritirando dall’Afghanistan in seguito all’accordo tra USA e talebani. Anche se i talebani hanno smesso di attaccare le forze internazionali hanno continuato a combattere il governo afgano e stanno guadagnando terreno.

Con argomenti così complessi è necessario chiarire subito la prospettiva utilizzata nell’elaborare le informazioni. Alla domanda “Cosa sta succedendo in Afghanistan?” la risposta dovrebbe essere che donne e bambini stanno morendo come mai prima d’ora. Partendo da questo dato cercheremo di chiarire come si è arrivati a questo punto e a cosa potrebbe portare l’avanzata dei talebani.




All’inizio di agosto i Talebani avevano già il controllo di più della metà del paese. Feroci combattimenti sono in corso in un certo numero di città chiave con le forze governative afghane. USA e UK hanno dovuto ordinare il dispiegamento di migliaia di truppe in Afghanistan per evacuare i loro cittadini in pericolo.

Si pensa che i Talebani siano più forti ora che in qualsiasi momento da quando sono stati cacciati nel 2001. Secondo recenti stime della NATO, l gruppo avrebbe a disposizione 85.000 combattenti attivi

La situazione è talmente grave che il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha iniziato a discuterne. Il progetto riguarda una dichiarazione che condannerebbe gli attacchi talebani su città e paesi che causano alte vittime civili, minacciando sanzioni per gli abusi.

Una valutazione dell’intelligence statunitense, lo stesso mese, avrebbe concluso che il governo afgano potrebbe cadere entro sei mesi dalla partenza dei militari americani. Al momento si prevede che Kabul potrebbe cadere in soli 3 mesi.

Chi sono i Talebani?

Per capire cos sta succedendo in Afghanistan è necessario conoscere gli attori principali. I Talebani, o “studenti” in lingua pashto, sono emersi nei primi anni ’90 nel nord del Pakistan dopo il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. Si ritiene che il movimento, prevalentemente pashtun (gruppo etnico-linguistico), sia apparso per la prima volta nei seminari religiosi. Si ritiene che fossero per lo più pagati con denaro dell’Arabia Saudita in quanto supportavano una forma dura di Islam sunnita.

Il progetto dei Talebani – nelle aree pashtun a cavallo tra Pakistan e Afghanistan – era di applicare una versione austera della Sharia (legge islamica). A titolo esemplificativo il loro arrivo comportò l’introduzione di: esecuzioni pubbliche di condannati per omicidio e adulterio, amputazioni per i colpevoli di furto. Gli uomini dovevano farsi crescere la barba e le donne dovevano indossare il burqa. I Talebani hanno anche vietato la televisione, la musica e il cinema, e disapprovano che le ragazze dai 10 anni in su vadano a scuola.

Quali stati hanno supportato in passato i Talebani? Quando erano al potere vennero sicuramente aiutati dal riconoscimento da parte di Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

L’attenzione del mondo, però, è arrivata in Afghanistan solo dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 al World Trade Center di New York. I talebani vennero accusati di fornire un rifugio al principale sospettato – Osama Bin Laden e il suo movimento al-Qaeda.

Cosa sta succedendo in Afghanistan? Dal 2001 ad oggi.

I gruppi ostili ai talebani hanno invaso i territori occupati da questi ultimi con il supporto di Usa e Nato.  Inizialmente venne fornito solo supporto tattico, aereo e logistico. Successivamente, le truppe occidentali hanno incrementato la loro presenza a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano.

20 anni di interminabile guerra con un costo di vite elevatissimo non hanno piegato i Talebani, con i quali gli Usa hanno siglato un accordo nel febbraio 2020. Gli americani ed i loro alleati della NATO avrebbero ritirato tutte le truppe in 14 mesi se i talebani avessero mantenuto le loro promesse. Tra queste promesse le fondamentali consistevano nel non permettere ad al-Qaeda o ad altri militanti di operare e procedere con i colloqui di pace nazionali. Il ritiro delle truppe è, in un certo senso, la causa diretta di cosa sta succedendo in Afghanistan in questi giorni.

Joe Biden è divenuto il quarto presidente degli Stati Uniti a supervisionare quella che è diventata la più lunga guerra americana di sempre. In maniera simbolica ha fissato come data per il completo ritiro delle truppe l’11 settembre 2021.

Cosa sta succedendo in Afghanistan? Il ruolo delle 

I talebani riprenderanno il controllo del paese? Da un lato abbiamo in negoziati di pace, in stallo da tempo e con due parti poco inclini al compromesso. Dall’altro abbiamo una avanzata senza precedenti delle forze talebane che poco si concilia con l’intendo di procedere diplomaticamente. Diversi analisti suggeriscono che il conflitto potrebbe trasformarsi in qualcosa di simile a quanto accaduto con i combattimenti in Siria.

L’altra grande paura è che il paese torni ad essere un campo di addestramento per il terrorismo. I Talebani rassicurano le forze straniere riguardo il rispetto dell’accordo siglato ma allo stesso tempo i Talebani non sono un gruppo unito e centralizzato. Singoli gruppi potrebbero continuare a supportare le cause di organizzazioni come al-Qaeda.

In pratica, quando gli USA si ritireranno completamente è molto probabile uno scenario di guerra civile nel paese.

Ma gli USA si ritireranno completamente dall’Afghanistan? Sarebbe una previsione molto riduttiva e semplicistica aspettarsi che gli USA si ritirino completamente dalla regione. La sua capacità energetica e la sua ricchezza sotterranea sono troppo preziose per essere sottovalutate. Per esempio, la capacità di litio dell’Afghanistan non dovrebbe mai essere ignorata.

In conclusione, il ritiro completo ed una guerra civile creerebbero un vuoto di sicurezza così grave che paesi come Russia, Cina Iran vorrebbero subito colmarlo. Le pressioni di questi paesi ai negoziati di pace o il loro supporto nel corso del conflitto decideranno il futuro del paese.

Francesco Maria Trinchese

 

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