Cosa resta di concreto del vertice Italia-Africa

vertice Italia-Africa

Il primo appuntamento internazionale presieduto dall’Italia all’avvio della sua Presidenza del G7, si è chiuso tra sensazioni contrastanti. Per il premier Giorgia Meloni il vertice Italia-Africa è stato un successo, ma la riluttanza dell’Ue nel finanziare il “Piano Mattei” e l’intervento, tutt’altro che morbido, di Moussa Faki Mahamat dell’Unione africana che ha ricordato alla platea europea di passare “dalle parole ai fatti”, rappresentano un vero e proprio freno per la propaganda del governo.

Rilanciare lo sviluppo dell’Africa coinvolgendo l’Europa attraverso l’Italia. Era questo l’obiettivo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla vigilia del vertice Italia-Africa, conclusosi ieri a Roma. Per l’occasione, il governo italiano ha riunito nell’aula del Senato della Repubblica una nutrita rappresentanza di capi di stato e leader della classe politica del continente nero insieme alle principali cariche del potere europeo, nella speranza di ritagliarsi un ruolo da mediatore di primo piano in uno scenario internazionale nel quale l’Occidente annaspa faticosamente dietro a potenze autocratiche come Cina e Russia che in Africa si muovono e investono per davvero.

Nel suo discorso di apertura Meloni ha rilanciato il “Piano Mattei per l’Africa”, affermando che le priorità di intervento presentate durante il vertice (istruzione, la salute, agricoltura, energia, transizione green e sicurezza) saranno sostenute da un’investimento di 5,5 miliardi di euro. Ma per quanto la cornice politica creata per l’occasione dal governo italiano fosse di per sé molto evocativa, di concreto si è visto molto poco.

Sui finanziamenti del Piano Mattei, le intenzioni del governo sono, infatti, ancora molto confuse.  Meloni ha menzionato l’allocazione di circa 3 miliardi di euro provenienti dal Fondo italiano per il clima, che rappresentano più del 70% delle risorse disponibili, ma ha omesso di chiarire se all’interno del Piano d’investimenti per il continente africano delineato da Roma ci saranno anche progetti che sarebbero comunque stati finanziati dal fondo istituito con la Legge di Bilancio 2022, oppure se il governo ha intenzione di spostare le risorse a disposizione su voci di spesa alternative.

Tirare in ballo il nome uno degli artefici del boom economico italiano, spacciando per piano un elenco di progetti e accordi in buona parte già siglati dal governo di Mario Draghi non è una strategia ma molto più semplicemente propaganda. L’iniziativa di sviluppo della filiera dei biocarburanti in Kenya, annunciata da Meloni nel corso del vertice Italia-Africa e presentata come uno dei progetti iniziali del piano Mattei, ne è la dimostrazione; il progetto riprende nella sostanza e negli investimenti quanto già iniziato da Eni nel paese dell’Africa occidentale; cosi come la «riqualificazione infrastrutturale delle scuole» in Tunisia, altra iniziativa rilanciata da Meloni nel suo discorso al Senato di fronte alla platea politica africana e europea e in fase di realizzazione grazie al sostegno del colosso degli idrocarburi italiano.

La freddezza dell’Europa di fronte al Vertice Italia-Africa

Sin dalla vigilia, Meloni ha cercato di trasformare il vertice Italia-Africa in un’intesa Europa-Africa nella speranza di ravvivare l’afflato europeista sepolto da decenni di imperialismo americano, in un contesto geopolitico sempre più scomposto. Ma Bruxelles non sembrerebbe aver raccolto fino in fondo l’invito dell’Italia che sul piano dei finanziamenti per il “Piano Mattei” resta sostanzialmente sola. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der leyen, presente al vertice, ha accolto con favore lo sforzo del governo Meloni ma ha precisato che Bruxelles ha già un piano d’investimenti per contrastare l’ascesa di Cina e Russia nel continente nero, il Global Gateway.



Perciò, anche se la strategia di investimento italiana “si adatta bene”, nelle parole di von der leyen, “alla visione congiunta”,  Bruxelles per ora non ha intenzione di integrare totalmente  la proposta italiana nella cornice del Global Gateway, ma è molto più interessata a confermare le intese bilaterali sulla migrazione che l’Ue è da mesi impegnata a promuovere.

Dal suo punto di vista, Meloni vorrebbe invece provare a “italianizzare” il piano d’investimenti europeo apponendogli semplicemente l’etichetta del “Piano Mattei”.  Tuttavia, gli investimenti promessi dal governo Italiano in Africa sono ancora troppo poco e il rischio più concreto è che le due strade (Global Gateway e “Piano Mattei”) restino per lo più parallele l’una all’altra senza incontrarsi mai ma perdendosi di vista durante il cammino.

Passare dalle parole ai fatti

La reazione dei leader africani rispetto a quanto si è deciso al vertice Italia-Africa è stata piuttosto ambivalente. Al di là dei legami bilaterali, come l’amicizia consolidata tra la premier Meloni e il suo omologo etiope Abiy Ahmed, l’atteggiamento generale della platea africana oscilla tra due poli: da un lato, c’è cautela sia nei confronti del “piano Mattei” che delle proposte di collaborazione formalizzate a livello europeo; dall’altro s’intravede un’insofferenza sempre più esplicita per la mancanza di prospettive concrete nell’attuazione dei progetti promessi in quello che oggi è il continente più strategico del mondo. 

Durante il suo intervento al vertice, il Presidente della Commissione dell’Unione africana, (Ua) Moussa Faki, ha evidenziato l’apprezzamento dei Paesi europei per il cambiamento di paradigma nelle relazioni con l’Africa proposto da Bruxelles e da Roma, ma ha fissato alcune condizioni riguardo all’approccio e alle aspettative nella partnership con i paesi africani.

Il diplomatico africano ha lanciato una frecciatina diretta al governo Meloni, sottolineando che le economie africane richiedono azioni concrete riguardo agli impegni economici discussi a Roma: “Desidero sottolineare qui la necessità di tradurre le parole in azioni: è comprensibile che non possiamo più accontentarci di semplici promesse che spesso non vengono mantenute”, ha affermato. I paesi africani temono infatti che la mancanza di una programmazione concreta per gli investimenti italiani in Africa sia l’altra faccia, quella nascosta dalla propaganda, della solitudine di Roma a livello politico in Europa.

E d’altronde, è difficile non dargli ragione dal momento che l’unica azione tangibile adottata finora dal governo Meloni sul “Piano Mattei” è rappresentata dal decreto-legge presentato in Parlamento lo scorso novembre e convertito in legge il 10 gennaio

Dal punto di vista pratico, la partita italiana  per l’Africa è ancora ferma all’approvazione del ddl;  il vertice Italia-Africa ha di fatto ricalcato quanto già messo nero su bianco nel provvedimento del governo di venti giorni fa senza spiegare i dettagli rilevanti sui progetti che beneficeranno del finanziamento del piano né sulle risorse che saranno impiegate.

Tommaso Di Caprio

 

 

 

 

 

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