Ecco tutto quello che c’è da sapere sul Blue Monday, il lunedì più triste
Come ogni anno, infatti, anche nel 2017 il terzo lunedì del mese di gennaio è considerato il lunedì più triste dell’anno. Le motivazioni? Ve ne sarebbero a bizzeffe: siamo in ritardo con i buoni propositi di inizio anno, soffriamo ancora della depressione post-vacanze natalizie, il conto in banca è in rosso per lo shopping prefestivo e per i Saldi. Ad aggravare la situazione contribuisce anche il meteo, con un clima freddo e un cielo grigio che fa sognare solo il divano di casa e un bel camino acceso.
Cos’è davvero il Blue Monday, come nasce e come è stato calcolato?
La parola Blue non è solo un colore ma in lingua inglese indica uno stato d’animo depresso e malinconico. La sua nascita non ha però nulla di poetico: risale infatti ad una ricerca condotta nel 2005 da Cliff Arnall, psicologo/ coach motivazionale, per conto di una agenzia viaggi.
Cosa c’entrano i viaggi col Blue Monday?
Una agenzia pubblicitaria aveva commissionato al dott. Arnall un’indagine per conto dell’agenzia viaggi Sky Travel, interessata a conoscere il giorno migliore per pubblicizzare le sue offerte. Lo psicologo, quindi, avrebbe messo insieme un insieme disparato di fattori come un giorno della settimana, le condizioni climatiche, la distanza dall’ultimo stipendio ricevuto, la motivazione delle persone e il ritorno dalle vacanze natalizie.
Il risultato? L’elaborazione di una formula pseudo matematica:
[W + (D-d)] x TQ
M x NA
dove (W) sono le condizioni climatiche, (D) il debito delle carte di credito, (d) lo stipendio mensile, (T) il tempo trascorso dal Natale, (Q) il tempo trascorso da un buon proposito fallito, (M) i bassi livelli motivazionali e (NA) la necessità di cambiare qualcosa.
È evidente che si tratti di dati troppo variabili e diversi tra loro per poter essere così riassunti in una formula.
Non vi sono quindi studi matematici né indagini scientifiche a sostegno della tesi secondo cui il terzo lunedì di gennaio sia un Blue Monday, ovvero il lunedì più depressivo dell’anno.
Inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian nel 2006, lo studio in questione era stato offerto dalla stessa agenzia pubblicitaria anche ad altri studiosi, ai quali era stato chiesto di dichiararsi autori dell’indagine in cambio di denaro.
Per coloro che oggi al lavoro si fossero giustificati col proprio capo attribuendo al Blue Monday la poca voglia di lavorare, sappiano che questa ‘teoria’ del lunedì più triste ha davvero poco a che vedere con la scienza!
Annachiara Cagnazzo