Cosa c’entro io? Storie di guerra, mare e colori

Me lo sono chiesta tante volte, cosa avrei fatto io, come mi sarei posta, se mi fosse capitato di nascere in un luogo dove vi era desolazione e guerra, macerie di idee e di strutture, calcinacci a farmi da cornice, suoni di guerra al posto di note musicali, speranze dissolte come se fosse niente e onestamente non riesco a trovare una risposta.

Ho uno spirito che non si arrende, una testardaggine che a volte supera anche me stessa, non vuol dire non avere paura di niente anzi… tutt’altro, non vuol dire non avere mai bisogno di sproni e conforto , vuol dire solo continuare a sperare ed a credere in un mondo migliore.
Utopistico è vero a tratti sembrerebbe essere così, a volte e sempre più spesso i fatti mi remano contro ma io: io no, vado avanti in direzione ostinata e contraria.

Non lo so cosa avrei fatto io in un contesto di guerra, non so se sarebbe stato così anche se fossi nata in uno dei tanti Stati devastati da false idee di libertà che poi costringono solo alla schiavitù.
Magari sarei rimasta per cercare di “colorare” ugualmente giorni grigi e senza colore, magari avrei cercato di aiutare come meglio potevo chi si ritrovava ad avere meno di me, magari avrei cercato di regalare anche solo un sorriso o un abbraccio a chi aveva perso la forza per farlo, magari….

Sarebbe stato forse differente se avessi avuto dei figli, allora forse avrei cercato di fuggire insieme a loro, avrei cercato di regalare loro scenari differenti, di colori e di pace, avrei anche visto l’Italia come un posto “sicuro”, come un luogo incantevole di profumi, sapori, disponibilità esattamente come non siamo più in grado di vederla noi che la viviamo.
Avrei cercato un angolo di mondo che mi potesse accogliere, che potesse far tornare il sorriso sul volto dei miei figli, avrei cercato di far tornare nei loro occhi immagini di sole e mare, di verde e azzurro e non di macerie e grigio.

Tutti questi bimbi contengono nello sguardo una bellezza sconfinata, non so se sia la bellezza della disperazione, unita a quella della speranza, sguardi magnetici, che arrivano fino a dentro l’anima, sguardi che contengono il mondo, sguardi che disarmano e che non hanno bisogno di essere accompagnati da parole, sguardi che narrano tutto a chi sa ascoltare, sguardi che hanno perso l’incanto ma che nonostante tutto lo donano, sguardi si, sguardi..

Lo so che stiamo vivendo giorni non semplici, non vivo fra le nuvole, tocco con mano nella vita di tutti i giorni il disappunto per il lavoro rubato, la difficoltà del procedere nella vita quando tutto intorno è expo dove alla fine del giorno si butta via cibo, cibo che potrebbe aiutare e non mi importa chi e come ma aiutare.

Tocco tutti i giorni la diffidenza nei confronti di chi suo malgrado si trova costretto a fuggire dai suoi luoghi, dai suoi usi e costumi, dalle sue case che quando va bene sono piccole capanne ma ricche di amore e poi vedo file interminabili per entrare a visitare un luogo che dovrebbe far conoscere le culture delle altre Nazioni, li non si ha paura di ciò che è differente da noi, li si è curiosi, si scattano foto, si ballano le loro danze anche oppure si indossano accessori dei loro costumi. Che dire? Edificante tutto ciò!
Li va bene tutto perché si coglie solo il bello e con il minimo degli sforzi si raggiunge il massimo dei risultati: un viaggio a portata di passi che non si compiono, un avvicinarsi restando fermi sul posto non solo fisicamente ma anche e soprattutto mentalmente.

Aiutare queste persone lasciandole a casa loro quando intorno a loro c’è sangue, odio, armi che per la maggior parte dei casi chissà chi gli fornisce, distruzione e morte .
Aiutare quando gli aiuti si perdono per strada perché c’è chi li preleva dai punti di raccolta e li rivende facendo anche di queste occasioni di aiuto una vera e propria occasione di business , vale per gli abiti e vale per il cibo che spesso viene piazzato anche se scaduto all’interno di ristoranti ,guardate un po’ voi..
Giudichiamo ed abbiamo migliaia di persone che stanno scappando dall’Italia poiché non offre loro più nulla, fughe di cervelli ma anche fuga di saggezza, dato che anche i pensionati hanno compreso che con quello che percepiscono come pensione qui da noi, in altre Nazioni vivono una vita dignitosa concedendoci anche una volta alla settimana una pizza fuori casa , cosa che qui non riuscivano a fare da anni ormai.

Giudichiamo e ci restiamo male quando ci sentiamo etichettare come “italioti” e poi non siamo ancora in grado di integrarci noi con il nostro Sud, ma ne siamo fieri, quando fra le mete turistiche consigliate sentiamo il bisogno di tuffarci nel “loro” mare, non badiamo alla dieta quando ci sono da consumare i” loro” piatti della tradizione, e siamo anche rallegrati dai loro modi di dire...la pochezza…

Se solo cambiassimo angolazione, se solo la smettessimo di disgregare ciò che faticosamente si è cercato e si cerca di unire, se solo lo vedessimo lo splendore delle nostre Regioni, le particolarità delle nostre coste, la grandezza della nostre generosità, la forza che contengono i nostri abbracci; sarebbe tutto risolto, invece fa più comodo “cavalcare le onde” della disgregazione e strumentalizzare le situazioni, mostrando sempre e solo gli altri come il male ed il nemico da combattere.

Non lo so, ma mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse se emigrare è un reato, se esiste il reato di emigrazione, sono confusa e vedo individui che delinquono tutti i santi giorni, che si arricchiscono alle nostre spalle, che sfoggiano dialettiche alquanto discutibili, girare osannati e mai puniti, tutti sanno, pochi parlano, molti vengono messi a tacere ed andiamo avanti , tristemente avanti.

Guardiamo ai pidocchi come malattie gravi, alla scabbia che spesso contraiamo dai nostri animali domestici, senza nemmeno saperlo, come qualcosa di ignoto e sconosciuto; quando è curabilissima con qualche pastiglietta. E non vediamo come si comportano Nazioni che stanno venendo meno a tutti i trattati internazionali e li non siamo capaci di indignarci o di farci realmente valere.
Mi domando che colpa abbiano i bambini in tutto questo, che male hanno fatto per non avere una seconda possibilità, che cosa stiamo aspettando per comprendere che alla fine siamo sempre stati emigranti anche noi e che non più tardi di qualche decennio fa nella stessa stazione dove ora ci si stupisce, occupavamo le aree destinate proprio a chi emigrava dal sud, in cerca di accoglienza e di lavoro, come accade ora, con la differenza che non scappavamo dalla guerra .

Non lo so ma penso che se avessi avuto dei figli mi sarei giocata fino all’ultimo istante la possibilità di dare loro una vita migliore, avrei cercato di proteggerli e di portarli lontano, non so come ne con quali mezzi ma lo avrei fatto!
Lo amo così tanto questo mare che mi sarei gettata fra le sua braccia, portando in salvo le altre parti di me.

Non voglio passare per una buonista ad oltranza, ritengo che le azioni non giuste, non corrette, vadano comunque fermate. Ma so anche che se si punta il dito, quando a commettere brutture sono le persone che provengono da altri luoghi, e lo stesso spirito di indignazione non lo si riserva quando ad investire, a rubare, a corrompere, ad insabbiare ci sono questi potenti re Mida, che ciò che toccano invece di trasformarlo in oro, lo trasformano in cacca, rubando sogni e speranze, fomentando odio, quando forse non avrebbero nessuna autorità per parlare così!

Si sarei fuggita, forse con i miei figli, augurandomi che a porgermi un panino ed un sorriso, ci fosse una mano come quelle che sto vedendo in questi giorni, le mani della gente comune che nonostante tutto non ha perso il senso dell’umanità, e umana è rimasta davvero!
Auguriamoci che a dover fuggire non saremo noi un giorno.

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