Milano, una notte di rabbia e violenza scuote il quartiere di Corvetto. Dopo la morte di Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni, in un incidente stradale causato da un inseguimento della polizia, centinaia di residenti e giovani si sono riversati in strada per protestare contro l’accaduto.
La tragedia ha scatenato una serie di manifestazioni spontanee, che sono rapidamente degenerati in scontri violenti con le forze dell’ordine. Roghi, petardi e vandalismi sono stati al centro delle manifestazioni, simbolo di un malcontento che affonda le radici in anni di disuguaglianze e frustrazione. Il caso di Ramy Elgaml, morto in circostanze drammatiche, è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di conflitti tra giovani delle periferie milanesi e la polizia.
La morte di Ramy Elgaml e la rivolta di Corvetto
La notte del 18 novembre 2024, la città di Milano ha vissuto un episodio di grande intensità sociale. Nel quartiere di Corvetto, un giovane di 19 anni, Ramy Elgaml, ha perso la vita dopo un incidente stradale durante un inseguimento da parte dei carabinieri. Secondo le ricostruzioni ufficiali, il giovane si trovava in scooter con un amico 22enne, che ha ignorato l’alt intimato dai carabinieri, scatenando un inseguimento attraverso le strade di Milano. L’incidente si è concluso tragicamente con la morte di Ramy, e da quel momento, l’intero quartiere è stato attraversato da proteste spontanee che hanno messo in luce una rabbia accumulata nel tempo, a causa di disuguaglianze sociali e la sensazione di ingiustizia diffusa.
L’inizio delle manifestazioni e i roghi simbolici
Già nel pomeriggio del 18 novembre, subito dopo la notizia della morte di Ramy, si è verificata una manifestazione spontanea. I cittadini, molti dei quali abitanti di Corvetto e della zona circostante, si sono radunati nel punto dell’incidente, tra via Ripamonte e via Quaranta. È stato in questo angolo di Milano che il giovane ha perso la vita, e il dolore è stato espresso attraverso azioni simboliche di protesta.
Sono stati accesi roghi utilizzando masserizie e legno trovato lungo le strade, un gesto di ribellione che ha preso piede in un quartiere che da anni soffre per il degrado urbano e la mancanza di opportunità. I manifestanti hanno poi iniziato a lanciare petardi e bottiglie contro le forze dell’ordine, accrescendo la tensione già alta.
Il culmine della protesta e la risposta della polizia
Nel corso della serata, le manifestazioni hanno assunto una forma più strutturata, con circa 70 persone che si sono radunate in via dei Cinquecento. La folla è rapidamente aumentata fino a superare il centinaio di persone, tutte determinate a esprimere il proprio disappunto contro il sistema che considerano responsabile della morte di Ramy. I giovani manifestanti, molti dei quali figli di immigrati e residenti nel quartiere, hanno esposto striscioni con messaggi come “verità per Ramy” e “non condannate un innocente”, chiedendo che le circostanze della morte di Elgaml venissero chiarite.
La risposta delle forze dell’ordine non si è fatta attendere. I poliziotti sono intervenuti con l’uso di lacrimogeni e cariche di alleggerimento, cercando di disperdere i manifestanti. L’uso della forza ha acuito il clima di violenza, con i manifestanti che hanno continuato a lanciare petardi e bottiglie contro la polizia, mentre la strada si riempiva di roghi. Tra i momenti più significativi della protesta, è emerso il vandalismo: una pensilina dell’Atm e un autobus della linea 93 sono stati danneggiati.
Le problematiche sociali di Corvetto
Quello che è accaduto la notte del 18 novembre non è un episodio isolato. Il quartiere di Corvetto è da anni una zona difficile, segnata dal degrado urbano, da episodi di abusivismo e da una crescente frustrazione tra i giovani. Questi ultimi, in particolare quelli di seconda generazione, spesso si sentono emarginati e senza voce nel sistema che li circonda. La percezione di un trattamento discriminatorio da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni è profonda, e la morte di Ramy ha rappresentato l’ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Un clima di tensione e disagio
Le tensioni sociali a Corvetto sono il riflesso di una più ampia realtà milanese e italiana, caratterizzata da una crescente divisione tra le periferie e i centri urbani. I giovani, soprattutto quelli provenienti da famiglie immigrate, non si riconoscono nel sistema e nelle istituzioni, che considerano spesso lontane dai loro bisogni. La protesta di Corvetto non riguarda solo la morte di un ragazzo, ma è il risultato di un disagio sociale che è stato ignorato per troppo tempo.
Oltre la rabbia: le urla inascoltate delle periferie
Gli eventi di quella notte sono la manifestazione di un malcontento che non accenna a placarsi. La morte di Ramy Elgaml e gli scontri successivi sono solo l’ultima espressione di una tensione sociale che coinvolge tutte le periferie delle grandi città italiane. Questi episodi mettono in evidenza l’urgenza di un cambiamento radicale nella gestione delle relazioni tra le forze dell’ordine e le comunità emarginate. Le giovani generazioni di queste aree continuano a cercare risposte che non arrivano, e la rabbia cresce con ogni giorno che passa.