Cortina 2026: gli alberi delle Alpi fanno spazio alla pista da bob

cortina 2026

È stato disposto il taglio di oltre 500 larici fra le prime operazioni per la realizzazione di una pista da Bob, in vista di Cortina 2026. E così, i giochi di invernali vedranno, assieme a un ampliamento e miglioramento delle opere, un vero e proprio cambiamento dello scenario naturale della zona.

Cortina 2026 sarà il teatro dei prossimi giochi olimpici e paralimpici invernali e in occasione di questo grande evento è stato già disposto il Piano complessivo delle opere da realizzare in funzione dell’evento.

Un progetto ambizioso che si propone la riqualificazione di impianti preesistenti e la creazione di nuovi spazi e servizi finanziati da Comune di Cortina, dalla Provincia di Belluno, senza dimenticare il contributo a copertura da parte dei finanziamenti statali. Certo, anche il CIO, il Comitato Internazionale Olimpico, ha garantito la sua partecipazione. Il tutto, insomma, si inquadra in una mole di spese imponenti, preannunciando lunghi e impattanti lavori.

Tuttavia, parlando di impatto, è importante domandarsi quale possa essere l’impatto subito dall’ambiente naturale che ospiterà i giochi di Milano-Cortina 2026.
La prima operazione, ancor prima dell’inaugurazione dei cantieri, pare sia stata proprio quella dell’abbattimento di circa 500 alberi in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale: il Bosco del Ronco. Un ambiente naturale composto da alberi di larice, una conifera poco espansa in Italia e principalmente rintracciabile presso i paesaggi alpini, un ambiente antico e fortemente connesso agli abitanti del territorio bellunese.

Non sono mancate le opposizioni da parte di gruppi e personalità legate al territorio, come le Associazioni Ambientaliste dell’Alto Bellunese o il requiem organizzato dal musicista Mario Brunello. Fra lo sconforto collettivo, il quesito principale rimane come mai non sia stata fatta una puntuale Valutazione di Impatto Ambientale prima di proseguire nell’intervento.



La “richiesta di pietà per i larici” eseguita dal violoncellista Mario Brunello, sebbene abbia commosso la popolazione legata al Bosco, sembra aver dato voce a quei larici solo giusto il tempo di concedere loro un addio alla terra che li ospitava. Difatti, l’abbattimento non è più un’attività in programma ma è un processo che è stato già eseguito e sul quale ora occorrerà interrogarsi a posteriori.

Certo, alcuni dei vertici responsabili per le opere di Cortina 2026 hanno dichiarato che per ogni albero rimosso seguiranno al termine dei giochi delle opere di ripristino del territorio naturale, tuttavia, leggendo il Piano delle opere e i vari allegati, non si evince chiaramente alcun fondo destinato a questo genere di interventi.
La causa potrebbe essere riconducibile all’estraneità dell’eventuale reimpianto alle opere direttamente riguardanti la realizzazione dello Sliding Center ma, al contempo, l’assenza di una pianificazione nero su bianco dell’eventuale progetto getta l’ombra dell’incertezza sulla dichiarazione stessa.

Si tratta di una questione spinosa e poco chiara, anche perché altre opere considerabili “accessorie” all’evento come il rinnovo delle stazioni o la costruzione di parcheggi o il completamento di percorsi ciclabili come l’Abbadia Lariana emergono chiaramente dal Piano.
Ci saranno future rassicurazioni in merito al ripristino di un ambiente naturale, che risulta comunque ferito e privato di una porzione della sua storia naturalistica?

Il Presidente della Regione Veneto Zaia parla di intervento «migliorativo» in riferimento alle modifiche ambientali del Ronco, spiegando che la pista da Bob si inquadrerebbe in un piano sostenibile, realizzandosi su una pista preesistente e piuttosto storica, la “Eugenio Monti”. Nel frattempo, tuttavia, la Procura di Belluno apre un’inchiesta sulla pista da Bob per la verifica dei vincoli paesaggistici.

In ogni caso, è chiaro che attorno a Cortina 2026 gravitino molte domande, molte aspettative e anche molte speranze. Tuttavia, la domanda che oggi ci si pone maggiormente rispetto alle altre rimane probabilmente una sola: qual è il confine fra il progresso e il rispetto della natura?

Stefania Barbera

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