Il Corteo per Mussolini si è tenuto ieri a Predappio per festeggiare la vigilia dell’anniversario della marcia su Roma. Un’occasione per rendere omaggio al duce considerata imperdibile da un imponente numero di persone, a quanto pare. Pullman carichi di fan del ventennio sono giunti nel Comune di nascita di Mussolini da diverse regioni d’Italia. Soprattutto da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
I più, per partecipare alla sfilata, si sono limitati a rispolverare le camicie nere. Ma altri, i più estrosi, hanno voluto strafare sfoggiando divise da gerarca fascista e cappelli piumati da bersagliere. Regalandoci un assaggio anticipato delle ben più liete bizzarrie che ci riserverà il Lucca Comics. Non potevano poi mancare qualche simpatico gadget fascista; le accattivanti magliette con su ritratta la faccia del duce e centinaia di solerti braccia tese, levate al cielo in ricordo dei bei tempi andati.
I bei tempi in cui i dissidenti venivano perseguitati e uccisi e l’unica libertà inviolabile dei cittadini era la libertà di essere fascisti, s’intende.
Un corteo per Mussolini nel 2019: cui prodest?
Forse dovremmo ringraziare Dio o chi per lui per il fatto che, almeno quest’anno, ci sono state risparmiate esplicite manifestazioni di simpatia per il genocidio perpetrato dai nazisti. Considerando che negli anni passati non ci hanno fatto mancare neanche questo. Eppure è difficile non avvertire un certo senso di amaro in bocca di fronte a queste ostinate manifestazioni di attaccamento alla parentesi storica del fascismo.
Quale potrà mai essere esattamente l’oggetto di questa incontrollata nostalgia? E, domanda ancora più cruciale, in che cosa si potrebbe mai tradurre in età moderna il tanto anelato ritorno al fascismo? Non va commesso l’errore di sottovalutare il ruolo decisivo che ha giocato il contesto storico in cui il fascismo ha preso piede. Dopo la prima guerra mondiale l’Italia era una nazione affamata di rivalsa, alla disperata ricerca di un’identità forte. Le sfide con cui è chiamata a misurarsi l’Italia di oggi sono molto diverse. Il processo democratico è ormai consolidato e si è espresso anche nel sistema dell’Unione Europea che costituisce, nel bene e nel male, il futuro anche della nostra nazione.
Si rischia di dimenticare le reali esigenze del nostro Paese
La verità è che l’estremizzazione di qualsiasi ideologia rischia di scivolare in un becero quanto pericoloso fanatismo. E questo naturalmente non vale soltanto per i nostalgici del fascismo ma anche per l’opposta e altrettanto diffusa corrente ideologica vetero-comunista.
Tocca rassegnarsi: l’esercito italiano non invaderà alcuno Stato africano nel nome dell’imperialismo fascista e né accadrà che la dittatura del proletariato ci accompagnerà verso una società priva di classi e priva di Stato. Il fervore politico che brucia nel petto degli estremisti d’Italia deve stemperarsi e trovare sfogo in progetti politici degni di questo nome.
Il nostro Paese è libero dal giogo della dittatura dal 1943, eppure nelle strade delle nostre città i fascisti e gli antifascisti continuano a farsi la guerra, fomentando un contrasto che – che ci piaccia o no – fa parte del nostro passato. Perché non proviamo a immaginare cosa accadrebbe se questa passione fosse finalmente rivolta a battaglie sociali e politiche dalla portata concreta? Tutt’Italia non avrebbe che da guadagnarci.
Livia Larussa