La frase (trasposta non letteralmente nel titolo) “Le racisme n’est pas un accident, c’est un écosystème” dello storico camerunense Achille Mbembe riassume perfettamente lo scopo del volume di Oiza Queens Day Obasuyi. Non a caso, il libro Corpi estranei (People, 2020) reca la citazione dello studioso nella primissima pagina. Un esergo che fa da sfondo a tutti i fatti con cui Obasuyi svela la realtà dell’Italia colonialista troppo spesso celata.
Corpi estranei di Oiza Queens Day Obasuyi è un libro che vuole come protagoniste le persone nere. Un volume che si compone di molti saggi diversi che hanno tutti come filone centrale il racconto del razzismo in quando deumanizzazione. Le persone vengono trasformate in corpi dalla società. Società di persone e politici che volontariamente o meno finisce per percepire i corpi delle Poc (people of colour) come estranei. Il volume di Obasuyi è una raccolta di saggi che tema dopo tema introduce degli argomenti per svelare il razzismo italiano. In ogni pagina, la scrittrice rende ben chiare le radici di esso: il colonialismo.
Corpi estranei, che cosa racconta di nuovo?
Che serva da provocazione, ma la risposta è: niente. Non c’è nulla di nuovo nel libro. D’altronde, non era neanche specificamente l’obiettivo di esso. La novità non è negli argomenti, ma in due fattori decisivi. Il primo e indiscutibile è che del colonialismo italiano si parla troppo poco e si sa quasi nulla, almeno attraverso i canali mainstream. Certo, è da poco scomparso un grande storico del colonialismo e giornalista italiano, Angelo del Boca. Egli, con la sua bibliografia (citata dalla stessa Obasuyi), ha contribuito nella demolizione del mito: “Italiani brava gente”.
Obasuyi però scrive ora. Scrive per persone che probabilmente non leggerebbero Angelo del Boca. La scrittrice anconitana ha una prosa raggiungibile che illustra i fatti dell’attualità. Ci dice, in sintesi, il motivo per cui gli italiani non possono definirsi ancora oggi brava gente. Fanno capo a questi fatti la cultura razzializzante nei confronti degli uomini e delle donne nere. Ma anche il continuo sottofondo di microaggressioni che costella la vita delle people of colour in Italia. E, infine, quell’ostinato restare aggrappati alla tradizione, anche quando è ormai anacronistica. Un esempio di ciò è porsi contro a prescindere alla decolonizzazione delle città tramite la rimozione delle statue degli schiavisti e colonialisti bianchi. In Italia, per inciso, il giornalista (o la sua effigie) Indro Montanelli è ancora nei suoi giardini, immoto e strenuamente difeso nonostante la sua storia.
Il secondo fattore fondamentale, simbolo della freschezza di Corpi Estranei è la sua stessa autrice.
Oiza Queens Day Obasuyi come testimone attendibile
Lungi dal pensare che una scrittrice italiana nera possa rappresentare tutte le persone nere in Italia, il colore della pelle di Obasuyi non è neutrale. Non può esserlo, esattamente come non lo è che a parlare di violenza sulle donne siano le donne stesse. Obasuyi è una testimone attendibile. Una persona, quindi, ben consapevole di che cosa significhi essere razzializzati in Italia, sentirsi identificati come “corpi estranei”. È chiaro dalla consapevolezza con cui tratta ogni argomento. Lo si nota quando parla della percezione che i bianchi hanno dei corpi delle donne nere. Allo stesso modo accade quando parla di migranti, per effetto uguale e contrario: lei non lo è, ma agli occhi degli italiani bianchi sembra doverlo essere. Risulta anche dalla bibliografia del libro (notevole e apprezzabile), in cui, oltre a quelli di altri, cita anche suoi articoli passati.
Ancor più in profondità questo essere protagonista della storia di Obasuyi spicca nel capitolo: “Il colore della pelle e l’italianità”. Qui Obasuyi non ha paura di fare riferimento al suo proprio passato e lo pone a servizio di chi legge.
InCorpi Estranei, perciò, Obasuyi attinge a una conoscenza approfondita per delineare i contorni del razzismo italiano. Secondo una linea retta di fatti e situazioni degli ultimi anni, la scrittrice traccia il panorama che va dal colonialismo italiano al moderno razzismo sistemico. È facile, in sole 143 pagine, capire che tra i due fenomeni c’è una relazione di continuità. Un rapporto che, negli anni, ha portato il razzismo a diventare una prassi istituzionale, di cui nemmeno ci accorgiamo.
Secondo la Legge 91/1992 che disciplina la cittadinanza, chi nasce in Italia da genitori stranieri può far richiesta di cittadinanza per poi ottenerla a diciotto anni. Come ho fatto io. Il ragazzo o la ragazza in questione deve dimostrare di aver mantenuto la residenza continuativa nel territorio italiano. In sostanza c’è il rischio che tu possa diventare un prigioniero nel Paese in cui vivi, dato che lunghi viaggi all’estero potrebbero compromettere il conteggio degli anni di residenza.
Antonia Ferri