Coronavirus, sui social per fermare il razzismo: #JeNeSuisPasUnVirus

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Coronavirus, la campagna social per fermare il razzismo verso le persone originarie della Cina passa da Twitter dove spopola l’hashtag :#JeNeSuisPasUnVirus

L’ignoranza, si sa, è sempre l’anticamera del razzismo, e sul Coronavirus di ignoranza ce n’è tanta, troppa: di pari passo con le notizie sulla diffusione del virus si sta scatenando un’inquietante e incontrollata sinofobia.

Corona Virus, la campagna social




Per questo non stupisce che su Twitter sia esploso l’hashtag #JeNeSuisPasUnVirus,  in Francia un cospicuo numero di cittadini di origine asiatica ha voluto denunciare la dilagante ondata di razzismo postando sul noto social foto con in mano un cartello recante la scritta: “Non sono un virus”.

Nell’isteria generale che circonda la malattia si sono moltiplicati gli episodi di razzismo e paura nei confronti delle persone di origine asiatica. Come ha denunciato un ragazzo francese a BFM-TV: “Un ragazzo ha cominciato a dirmi: sta arrivando il corona virus! Sette o otto persone si sono messe a ridere, ma non è affatto divertente.”

In tanti hanno voluto utilizzare i social per denunciare l’ondata di razzismo che sta colpendo le persone di origine asiatica, sotto l’hashtag #JeNeSuisPasUnVirus.

C’è chi racconta episodi vissuti in prima persona e chi, semplicemente, cerca di mandare un messaggio: “Sono cinese.  Ma non sono un virus” ha twittato un ragazzo “So che avete paura del virus, ma per favore, nessun pregiudizio“.

Due casi accertati a Roma: la reazione

Nonostante i primi due casi accertati di Coronavirus in Italia siano stati confermati da Giuseppe Conte solo ieri, gli episodi di razzismo sono iniziati già da diversi giorni.

Come riportato dall’Ansa il 26 gennaio 2020 una famiglia di origini asiatiche residente in Italia è stata aggredita con insulti a Torino, mentre a Venezia una baby gang ha assalito con sputi e insulti una coppia di asiatici.

A intervenire sulla vicenda anche Lucia King, portavoce della comunità cinese di Roma, che ha così precisato: “Basta episodi di intolleranza e discriminazione. Il virus può colpire tutti, non solo i cinesi. Non c’entra nulla con la razza delle persone.”

Se la razza non c’entra nulla, nella diffusione del virus del razzismo l’ignoranza la fa da padrone. Lo dimostra un post pubblicato oggi da Selvaggia Lucarelli con la testimonianza di una mamma che all’uscita di scuola ha ascoltato un’altra parlare di una bambina cinese con la tosse in maniera allarmante: “Dovremmo tenere i bambini a casa”

In inverno i malanni di stagione non mancano, tanto che nella classe della piccola sono circa 10 i bambini influenzati tuttavia una mamma ha sentito la necessità di precisare: “Il DNA è diverso: alcune sono influenze normali ma la sua sicuramente no”.

La fuga degli italiani dai ristoranti cinesi

Dalla Gianicolense a Piazza Vittorio è impossibile non notare la grande fuga degli italiani dai ristoranti cinesi. Dopo la conferma del Presidente del Consiglio di due casi accertati a Roma nella città è dilagata la psicosi razzista.

Al punto che la ristoratrice Zhou Fenxia, proprietaria di Hang Zhou da Sonia, uno dei ristoranti cinesi più in voga della Capitale ha scritto:
Per combattere la psicosi vogliamo tranquillizzarvi  e garantirvi che tutti i nostri prodotti sono di provenienza certificata e tracciabile e che, nella nostra sede, nessun dipendente è tornato dalla Cina in questi ultimi mesi”.

Esiste una cura?

Mentre ricercatori di tutto il mondo cercano un antidoto per il Coronavirus per il razzismo esiste già una cura: l’informazione: per iniziare si potrebbe visitare il portale salute del Governo, così da trovare risposta alle principali domande in merito alla diffusione del virus.

 

Emanuela Ceccarelli

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