Ad alludere ad una correlazione tra sbarchi irregolari e risalita dei contagi non è stato solo Salvini, e i suoi compagni di destra, ma anche la ministra dell’interno. Lo scorso luglio infatti Lamorgese parlò di “flussi incontrollati che creano problemi per la sicurezza sanitaria nazionale“. Lo stesso governo quindi animato una percezione popolare che, dopo la chiusura delle discoteche e le restrizioni sulle mascherine, si esprime come “chiudete i porti, non le discoteche!“. Tuttavia l’aumento dei casi da coronavirus non viene dagli sbarchi, questo semplicemente perché i migranti fanno il tampone e/o test sierologico.
Il parere della scienza e i dati veri
L’Istituto Superiore di Sanità, nel rapporto sulla situazione epidemiologica dell’11 agosto, ha analizzato l’origine dei nuovi contagi. Si legge nel documento che “nel periodo 1-11 agosto 2020 sono almeno 296 i casi di infezione da virus SARS-CoV-2 di cittadini italiani di ritorno da un viaggio all’estero” tuttavia “in termini assoluti, nel mese di agosto la maggior parte dei nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2 segnalato continua ad essere contratta localmente (78,5%), il che indica una persistente ed ampia diffusione del patogeno sul territorio nazionale”. Per quanto riguarda i casi non italiani importati – gli immigrati – l’ISPI ha rivelato che al momento dello sbarco solo l’1.5% è stato trovato positivo.
Ad esporsi sul tema anche l’epidemiologo Lopalco che ha studiato per diversi anni la correlazione tra immigrazione e malattie infettive:”Se il coronavirus si ridiffonde, il problema non sono i barconi“. Concorda con questa linea anche l’epidemiologo Pregliasco che, in un’intervista ad Open, ha detto che i casi possono essere importati indifferentemente da un migrante o da un manager che viaggia in business class.
Il ragionamento del dott Pregliasco è piuttosto logico: perché un migrante dovrebbe avere più possibilità di essere infetto rispetto ad un italiano in rientro dalla Spagna?
L’obiezione che facilmente si potrebbe fare è che il migrante, dato che arriva irregolarmente nel nostro paese, non venga sottoposto a controlli. Ma si tratta di un parere non sostenuto dai fatti. I migranti sono più controllati degli italiani di rientro dalle vacanze. Per quanto possa sembrare paradossale, basta analizzare cosa succede quando arriva un barcone irregolarmente e cosa accade invece quando ci si sposta con il passaporto.
Il coronavirus non viene dagli sbarchi perché ai migranti viene fatto il tampone
Dal 1 gennaio al 21 agosto 2020, secondo i dati del ministero dell’interno, le persone sbarcate in Italia sono state 17.264. Si tratta di un dato più alto rispetto a quello dello scorso anno, ma ancora molto al di sotto dei numeri del periodo 2014-2017. Le persone che arrivano sono per la maggior parte tunisine (il 41%) ed il punto privilegiato di sbarco sono le coste della Sicilia.
Il governatore siciliano Musumeci, con un’ordinanza dello scorso 14 luglio, ha stabilito l’obbligo di tampone e/o test sierologico per tutti i migranti al momento dello sbarco. Gli accertamenti avvengono direttamente all’interno delle navi che attraccano, quindi prima che le persone mettano piede sul suolo italiano. Indipendentemente dai risultati dei test, tutti i migranti sono sottoposti a quarantena per 14 giorni.
Le persone a bordo che presentano i sintomi della Covid-19 vengono sottoposte al tampone. Se il test è positivo scatta il protocollo di isolamento previsto anche per i cittadini italiani, se è negativo il migrante ripete il tampone alla fine della quarantena. A chi non presenta sintomi viene invece fatto il test sierologico, e se questo risultasse positivo anche il tampone. Indipendentemente dal risultato del test, il migrante dovrà restare in quarantena ed alla fine dei 14 giorni farà in ogni caso il tampone.
Dove fanno la quarantena i migranti?
Al momento dell’arrivo del barcone, dell’ONG, o qualsiasi altra imbarcazione con migranti a bordo, le autorità sanitarie della regione iniziano le loro verifiche. Subito dopo queste scatta la quarantena che, come chiarisce l’ordinanza, si svolge “a bordo della nave di arrivo, ove ciò sia garantito in sicurezza, oppure su una nave quarantena disposta dal governo“. Per quanto riguarda le fughe di cui nei giorni scorsi abbiamo avuto notizie, queste avvengono a causa dell’accordo per il “rimpatrio volontario” raggiunto tra Italia e Tunisia. Come detto sopra infatti la maggior parte degli ultimi arrivi sono tunisini, e temono di essere rimpatriati alla fine del periodo di quarantena.
Questo ci dimostra che la politica dell’attuale governo non può assolutamente essere definita “morbida” nei confronti degli arrivi irregolari, anzi.
La legittimità delle navi quarantena è ancora in discussione, dato che il diritto internazionale imporrebbe di far scendere i naufraghi sulla terra ferma. I dati confermano che il coronavirus non viene dagli sbarchi, e i documenti ci rassicurano sull’alto livello di attenzione nei confronti della salute dei migranti. Attenzione che probabilmente, tornando alle parole del dott Pregliasco, dovrebbe essere rivolta anche agli italiani che rientrano dalle vacanze, o agli stranieri che arrivano in Italia con il passaporto e il portafoglio pieno.
Marika Moreschi