Con il COVID-19 ogni tipo di assembramento è giustamente vietato. Tuttavia, e se il virus stesse diventando una scusa per impedire l’esercizio dei diritti democratici?!
DATI DI FATTO. Il Coronavirus in Cile, così come in qualsiasi altro paese, non è da prendere alla leggera. Su questo non ci piove. E’ indubbio che ogni misura preventiva può evitare un’ulteriore diffusione. Se la mobilitazione anti-virus inizia a tempo debito, la piaga si debella.
Tuttavia, è giusto che in un paese con 342 casi totali accertati il 19/03/2020, senza alcun decesso, venga dichiarato “lo stato di catastrofe“??
IL CASO. Il governatore del Cile, Sebastian Pinera, ha emesso un blocco per “prendere misure cautelative appropriate” e per prepararsi alle “fasi evolutive della pandemia”. Che lungimiranza! Che attenzione ai propri concittadini! Eppure, qualcosa non quadra.
Il 26 aprile 2020 i cileni sarebbero dovuti andare a votare per cambiare la Costituzione vigente.
Si tratta di un Referendum di vitale importanza. Un Referendum atteso da quasi Cinquant’anni, che può modificare radicalmente la storia dello Stato. Ecco che il virus è arrivato a mischiare le carte in tavola!
Dal 1973 a oggi, quella specie di carta “costituzionale”, redatta dal dittatore Pinochet, ha subito ben poche modifiche; per questo i cileni si sono battuti con fervore per mesi, fino a ottenere una risposta. C’erano pochi dubbi su chi, o cosa in questo caso, avrebbe vinto.
Il Coronavirus in Cile ha legittimato il governo a posticipare la votazione al 25 ottobre. Sei mesi dopo. Pinera, cavalcando l’onda della pandemia, si è accaparrato tutto il tempo necessario per architettare eventuali modifiche. E’ giusto prevenire; anche il presidente del partito socialista all’opposizione, Alvaro Elizalde, ha sottolineato che la salute “viene prima di tutto”.
Eppure, il concetto di salute può essere anche esteso, non deve per forza riguardare esclusivamente la forma fisica. Dopotutto, con le giuste misure di sicurezza, si può andare a votare, così come si va a fare la spesa. In un paese come il Cile, che ancora si batte per sconfiggere il retaggio di quella dittatura che tagliava le mani ai musicisti, incendiava i libri scomodi e faceva scomparire le persone come per magia, questo Referendum è necessario così come qualsiasi altro medicinale.
Non sono una Cilena. Non posso pretendere di comprendere appieno un popolo e una situazione che non conosco, ma questa mozione preventiva mi sembra un abominio. Una palese scusa per lasciare tutto invariato. Con 342 casi si può evitare il contagio e garantire nello stesso tempo la possibilità di votare in tutta sicurezza. E’ evidente che sia scomodo e controproducente permettere ai cileni di esercitare i propri diritti.
Cambiare la Costituzione costituirebbe un caso senza precedenti: un paese che, dopo essere stato piegato, distrutto, umiliato da una dittatura violenta, è in grado di riprendersi la propria dignità, costringendo tutti i parlamentari a farsi da parte! Il caso del Cile rappresenterebbe il miglior esempio di Democrazia, sarebbe un faro per tutti i popoli che vogliono modificare il proprio status quo. Ormai il Referendum è stato posticipato, ma Pinera si è già scontrato con la resistenza e l’orgoglio dei cileni. Vedremo quale altre misure preventive tirerà fuori dal cilindro in vista del 25 ottobre e quale sarà la risposta di quel popolo che “vuole proteggere” con tanta devozione.
Antonia Galise