Coronavirus in Cechia: stato d’emergenza e rivolte violente in piazza

Coronavirus in Cechia

Ad oggi la Cechia (Repubblica Ceca) è il paese con il più alto numero di casi Coronavirus in Europa. Qualche giorno fa il governo ha deciso di varare nuove restrizioni per contenere i contagi ma nella piazza della città vecchia della capitale di Praga è scoppiata una pesante rivolta tra manifestanti e polizia.

La seconda ondata di coronavirus in Cechia

La Repubblica Ceca ha dichiarato lo stato d’emergenza per fronteggiare l’elevato numero di positivi al Coronavirus. Sono stati chiusi ristoranti, bar e scuole. Le mascherine sono obbligatorie ovunque, anche all’aria aperta quando vi sono persone entro i due metri di distanza. Inoltre sono state vietate le competizioni sportive. La decisione è stata presa in seguito ai numeri allarmanti degli infetti. Durante la prima ondata la Cechia è stata una dei migliori paesi a tenere il virus sotto controllo ma la stima di morti nei primi venti giorni di ottobre supera ogni record precedente.

La rivolta, lo scontro

Nonostante la situazione d’emergenza una parte di cittadini Cechi vuole esprimere la propria contrarietà con le disposizioni del governo. Domenica 18 si riuniscono 2000 persone, molte di più del limite di 500 consentito. Trai manifestanti sono individuati tifosi di calcio, di hockey ed estremisti di destra.

I contestatori chiedono le dimissioni del ministero della salute Roman Prymula, cantano canzoni contro le forze dell’ordine oltre che cori nazionalisti. Un corrispondente del canale informativo Romea CZ riferisce di aver visto alcuni saluti nazisti.

La violenza della manifestazione

Una poliziotta al telefono è aggredita alle spalle da alcuni rivoltosi. I toni della manifestazione diventano violenti ed interviene la polizia antisommossa per fare rispettare le distanze e l’obbligo della mascherina, segue un’ora di scontro. La polizia usa manganelli, gas lacrimogeni e cannoni d’acqua per domare la rivolta. Alcuni dei manifestanti perquisiti sono in possesso di fuochi d’artificio, bastoni, tirapugni e anche di un’arma da fuoco. Molti sono detenuti e almeno 20 i manifestanti feriti.




Cristina Meli

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