Ancora cori omofobi in Ligue 1, ma stavolta ad essere sanzionati non sono stati solo i tifosi. La Ligue de Football Professionnel ha infatti deciso di squalificare per una partita i giocatori del Paris Saint-Germain Achraf Hakimi, Layvon Kurzawa, Randal Kolo Muani e Ousmane Dembélé, per via del loro coinvolgimento in alcuni canti omofobi intonati dai supporters dei parigini durante la partita di campionato contro l’Olympique Marsiglia. Un segnale forte contro la discriminazione nel calcio.
La decisione della Ligue de Football Professionnel contro i cori omofobi in Ligue 1
La federazione calcistica francese ha deciso di schierarsi, finalmente, in modo netto e deciso contro l’omofobia nel calcio. Giovedì scorso è stata comunicato che la commissione disciplinare dell’organizzazione ha deciso di squalificare per una giornata di campionato 4 giocatori appartenenti alla blasonata squadra del Paris Saint-Germain, a causa della loro partecipazione ad alcuni canti omofobi intonati al termine della partita di Ligue 1 (il massimo campionato francese) contro l’Olympique Marsiglia. I giocatori colpiti dalla squalifica non sono certo nomi di secondo piano nel panorama calcistico, segno che la federazione francese ha deciso di non fare sconti a nessuno, nemmeno alle stelle della più importante squadra della lega; i quattro sanzionati sono Achraf Hakimi, Layvon Kurzawa, Randal Kolo Muani e Ousmane Dembélé.
La partita, particolarmente sentita (è infatti chiamata comunemente Le Classique), ha visto prevalere la squadra di Parigi per un sonoro 4-0, ma già dopo la terza marcatura sono incominciati gli incresciosi canti. Tutto lo stadio, non solo la curva con la parte del tifo più calda, ha iniziato ad intonare cori omofobi in direzione della squadra avversaria, con i giocatori che si sono uniti ai loro tifosi dopo la fine del match. Anche se il direttore di gara non ha indicato nulla sul referto, l’episodio è stato ripreso e subito segnalato, con i quattro giocatori che sono stati chiamati dalla commissione disciplinare francese per essere interrogati e poi sanzionati con la squalifica, la quale è stata accettata dal club che ha dichiarato di non voler presentare alcun tipo di ricorso. Non solo, il PSG ha anche prontamente comunicato che la società “condanna fermamente ogni forma di discriminazione” (fatto abbastanza ironico, se si considera che il proprietario del team della squadra è il fondo sovrano del Qatar, stato non certo al primo posto nella tutela dei diritti umani) .
Di certo la squalifica di campioni di questo calibro è un segnale importante nella lotta al razzismo e all’omofobia nel calcio, problema quantomai attuale la cui fine non sembra essere vicina. La federazione francese ha però scelto in quale direzione muoversi e si spera che le anche le sue corrispettive facciano altrettanto.
Omosessualità e calcio, un connubio difficile
Non solo insulti sugli spalti, anche casi di omosessualità non dichiarata per paura di ripercussioni. Questo è un lato oscuro dello sport più seguito al mondo.
Essere dichiaratamente gay nel mondo del pallone non è una cosa facile, i calciatori che hanno fatto coming out si possono contare sulle dita di una mano, e quasi tutti lo hanno fatto dopo essersi ritirati. Questo perchè nel calcio c’è ancora un leggero, forse neanche troppo, velo di omofobia. Emblematico è il caso di Jakub Jankto, giocatore oggi in forze al Cagliari che l’anno scorso ha deciso di fare coming out sui social. Il calciatore, che è il primo dichiaratamente gay a giocare in Serie A, ha ammesso che non avrebbe mai fatto coming out se fosse stato in Spagna o in Italia. Non è difficile capire il perché. Ci basta pensare agli insulti che sentiamo allo stadio o nei campetti di periferia, oltre che alle parole di alcuni ex calciatori come Damiano Tommasi, il quale aveva dichiarato: “Sconsiglio l’outing ai giocatori omosessuali, certo(…)Un outing potrebbe rivelarsi un boomerang, si verrebbe ridotti a una macchietta” (anche se poi in merito al caso Jankto aveva corretto il tiro, dicendo che “ognuno deve poter essere libero di farlo”).
Proprio per questo quindi sono importantissime le azioni intraprese dalla Ligue de Football Professionnel; per cambiare le cose bisogna per forza iniziare dall’interno, educando in primis calciatori e tifosi in modo che anche chi lavora nel mondo del calcio possa non nascondersi per paura di ripercussioni. Servono provvedimenti concreti in tutte le federazioni, facendo fronte unito contro una problematica, quella dell’omofobia, ancora troppo diffusa.