Il Ministero della Difesa della Corea del Sud farà ricorso contro una sentenza storica del tribunale che aveva annullato la sua decisione di congedare la prima soldatessa transgender del Paese. Gli attivisti a favore dei e delle militari transgender hanno animatamente protestato contro il Ministero.
Hee-soo aveva sempre sognato di essere una donna soldato
La sentenza, ad ogni modo, era arrivata troppo tardi e suona come una magra consolazione per la famiglia della donna, come precisa il portale ChinaFiles.
Infatti, Byun Hee-soo, ex sergente maggiore di circa venti anni, dopo il congedo, è stata trovata morta nella sua abitazione, all’inizio del 2021.
La carriera militare era stato il suo sogno fin dall’infanzia. infatti, dopo il servizio militare obbligatorio, che in Corea del Sud dura 18-21 mesi, si era unita all’esercito come professionista, dichiarando, come riporta AbcNews, di voler servire lo Stato come soldatessa al pericoloso confine con la Corea del Nord.
L’affermazione di genere dei/delle militari transgender vista come handicap e la sentenza storica
Le ragioni del congedo erano legate al suo intervento di riassegnazione di genere, considerato dal Ministero della Difesa di Seoul come soldato uomo con un “handicap fisico/mentale”.
La Byun ha intentato una causa amministrativa, sostenendo che il suo licenziamento fosse incostituzionale, causa ereditata e portata avanti dalla sua famiglia dopo la sua morte.
Come riporta “The straigh times”, La Corte Distrettuale di Daejeon si è quindi pronunciata a suo favore, perché il riconoscimento legale ed anagrafico comportava l’includerla come donna, e impediva di arrivare alle conclusioni relative all’handicap.
Il ricorso del Ministero
Il Ministero ha però deciso di presentare il ricorso. Un suo portavoce, come riporta la testata Pink News, ha dichiarato:
“Il ministero della Difesa esaminerà a fondo se le persone transgender possono prestare servizio nell’esercito attraverso la ricerca politica in considerazione della natura unica dell’esercito e dell’opinione pubblica”
Le contraddizioni delle politiche sui/sulle militari transgender
L’attivista Cho Kyu-suk del Center for Military Human Rights Korea, federazione di gruppi a favore dei diritti civili, ha dichiarato che l’appello è una tattica di rinvio per evitare possibili contraccolpi da parte dei conservatori a causa della mancanza di protocolli riguardo ai ed alle militari con una tematica di identità di genere.
Infatti, se sono escluse le persone transgender e non binary che sono dichiarate tali già prima dell’ingresso, c’è un vuoto normativo per quanto riguarda chi fa coming out o prende consapevolezza quando ha già iniziato la sua carriera militare.
Le proteste dell’attivismo per i diritti civili
Gli attivisti chiedono al ministero di desistere dall’intento di presentare ricorso.
Il 19 ottobre il Comitato congiunto per il ripristino e il ripristino dell’onore della sergente Byun Hee-soo (Sergente di Ingegneria) ha difeso la militare con una conferenza stampa di fronte alla sede del Ministero. Le petizioni e le proteste degli attivisti hanno coinvolto 1000 cittadini e 230 associazioni, come riporta Pink News.
Il valore politico della sentenza a favore dei/delle militari transgender
La sentenza, a livello politico, rappresentava comunque una svolta, visto che la Corea Del Sud è molto conservatrice sui temi di diritti civili. Rappresentava un traguardo dopo le battaglie degli attivisti per i diritti umani, che hanno chiesto alla Corea Del Sud una legge contro l’omo-bi-transfobia (in Italia c’è una proposta di legge, la Legge Zan, in questo momento discussa in Senato), per tutelare i cittadini, e in particolar modo chi fa il servizio militare, che, se LGBT, non può dichiararsi o avere relazioni, e si rischiano fino a due anni di carcere se si hanno rapporti omosessuali.
Il binarismo di genere del contesto militare
Ancora molti Paesi hanno una visione patologizzante del processo di affermazione di genere che riguarda le persone transgender e non binarie, ed ambienti caratterizzati dal conservatorismo, come l’esercito, accentuano ancora di più questa visione.
Contesti come quello dell’esercito, anche nelle nazioni che ammettono le donne, sono pervasi di binarismo di genere, e vi è una forte separazione delle persone in reparti a seconda della biologia. Negli ultimi anni, vi sono stati numerosi coming out di soldati uomini e donne che si sono dichiarati transgender e/o hanno iniziato un percorso di riassegnazione di genere.
Negli Stati Uniti, Biden, appena eletto, ha eliminato il divieto di entrare nell’esercito americano per le persone transgender e non binarie che era stato introdotto da Trump, ripristinando le politiche inclusive lanciate da Barack Obama.
Pacifismo e diritti LGBT: perché è importante che una persona transgender possa entrare nell’esercito.
Sebbene una parte dell’attivismo per i diritti civili, quella legata al pacifismo, esprima remore sulle persone transgender e di genere non binario che desiderano fare una carriera politica, avere pari diritti e pari cittadinanza nel mondo significa poter accedere a qualsiasi carriera professionale, compreso l’esercito.
Infatti, l’inclusione verso le donne e le persone LGBT contribuisce a rendere l’ambiente militare più variegato, sano, ed aperto, eliminando una delle principali “roccaforti” del conservatorismo.