Le sanzioni inflitte dall’Organizzazione delle Nazioni unite nei confronti della violazione degli accordi da parte della Corea del Nord, non hanno sorto alcun risultato.
I test balistici continuano senza sosta sotto la costante supervisione del governatore Kim Jong Un.
L’ultimo lancio era avvenuto il 19 luglio.
In quella occasione tre missili sono stati lanciati verso il Giappone, hanno volato per 500 – 600 chilometri, per poi cadere nel mar del Giappone.
Suscitando proteste da parte del governo di Tokyo e mettendo in allerta il ministero della difesa e il suo ministro, Gen Nakatani.
L’ennesimo test è avvenuto mercoledì.
Questa volta la Corea del Nord ha lanciato due missili balistici nel mar del Giappone.
Uno dei due missili ha terminato la sua corsa nelle acque territoriali giapponesi, a circa 250 chilometri dall’isola di Oga, nella prefettura di Akita. Il suo volo è stato di circa 1000 chilometri.
Sul sito ufficiale dell’Ansa, l’agenzia sud coreana Yonhap afferma che si tratta di un missile di tipo Rodong, il quale avrebbe una gittata di 1300 chilometri.
L’altro missile, per fortuna, è esploso subito dopo il lancio.
Più volte, Giappone, Corea del Sud e le Nazioni Unite hanno battuto il chiodo sul comportamento deplorevole che sta tenendo il regime di Pyongyang, il quale viola costantemente gli accordi Onu, facendo passare i test nucleari e balistici come un mezzo per difendersi da eventuali attacchi da parte degli Stati Uniti.
Da Bruxelles Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, condanna gli atti della Corea del Nord, ordinando di mettere fine, una volta per tutte, ai test sulle armi nucleari e balistiche. La cessazione di tali attività deve essere definitiva e sicuramente sarà tenuta sotto stretto controllo da parte della nazioni Onu e Nato.
Il regime di Pyongyang è stato, inoltre, invitato a cessare, insieme alle suddette attività, anche qualsiasi tentativo di provocazione verso gli altri stati.
Purtroppo, visti i precedenti, dubito che il caro Kim Jong Un presterà ascolto a tali inviti.