L’improvvisa acutizzazione della crisi in Asia si spiega con la personalità di Trump e con la paranoia del regime della Corea del Nord. Ma in definitiva l’accelerazione degli eventi si inserisce in un arco cronologico che copre l’ultimo mezzo secolo.
Il duello di nervi con la Corea del Nord è un risiko fra Stati Uniti, Cina e Russia che dura da 50 anni
Il regime della Corea del Nord para abbia davvero effettuato il test missilistico che annunciava : il lancio di un missile con gittata superiore ai precedenti, che possono colpire già fino al Giappone.
Il test fa parte del programma coreano per giungere a produrre ordigni balistici capaci di colpire la California.
In questo senso, la minaccia di Pyongyang è “strategica”.
Di conseguenza, si spiega come il vicepresdente Usa, Mike Pence, adesso in visita a Seul e Tokio, abbia ribadito che “la pazienza strategica degli Usa è finita”.
La strategia americana in Asia : i presupposti
In ambito politico-militare, viene definito strategico un atto o un comportamento che determinano la trasformazione completa dello scenario di “gioco” .
Un evento strategico è come se cambiasse completamente le condizioni in cui erano inseriti in precedenza gli attori di un confronto.
Nello specifico, sinora la Corea era una potenza minacciosa, uno “Stato canaglia”, ma di ambizioni meramente regionali – non in gradi di colpire direttamente gli Usa.
E da mezzo secolo almeno la politica americana consisteva nel rispettare la divisione delle sfere di influenza stabilite alla fine della guerra mondiale – che assegnavano la Corea del Nord, e la responsabilità sulle azione del regime che la governa, al blocco comunista.
Nel 1945, appena prima della cessazione delle ostilità, le forze russe occuparono la Corea fino a metà della penisola, e così come in Germania si stabili la divisione del Paese.
L’ipotesi di una riunificazione pacifica tramontò, e anzi nel 1950 l’esercito del Nord invase e travolse i territori di Seul.
La reazione americana, che ottenne con un espediente la copertura del’Onu, si rivelò veemente e le truppe di MacArthur giunsero a superare il confine stesso fra NordCorea e Cina- a un tiro di schioppo dalla stessa Urss.
A quel punto, del tutto a sorpresa, entrarono in gioco le armate cinesi di Mao, potentemente armate da Stalin.
Esse respinsero, grazie alla superiorità numerica, il continegente americano.
MacArthur, era il 1951, pretese dal governo Usa di Truman che esso autorizzasse l’impiego della bomba atomica per rivesciare di nuovo le sorti del conflitto ; ma il governo rifiutò, e di fronte alle proteste anche a mezzo stampa del generale, decise di rimuoverlo dal comando.
Le regole della Guerra Fredda
Il principio che le potenze dovevano rispettare le reciproche sfere d’influenza, che non si dovesse impiegare l’arma atomica (arma strategica) e che le potenze non si sarebbe mai direttamente aggredite, resse alla prova.
Come accadde in seguito, nonostante fasi di tensione acutissima.
Erano, quelle tre elencate, le regole di base del Grande Gioco del XX secolo – la Guerra Fredda.
Le due potenze coinvolte erano Usa e Urss, e la Cina un attore imponente ma secondario, data la sua povertà – la Corea una marionetta locale.
La situazione coreana si riprodusse, a grandi linee, in Vietnam – dove si trascinò fino al 1968 e oltre.
Gli Usa, affrontando la situazione in Vietnam, compresero che ormai dovevano considerare protagonista del Gioco, a pieno titolo, la Cina di Mao.
Mao era in rotta con la Russia, e in difficoltà sul fronte interno; gli Usa avevano perso la schiacciante supremazia che detenevano rispetto agli alleati Europei, e avevano grossi problemi economici – inflazione in primis.
Se per 25 anni la Cina di Mao aveva esortato la Russia ad essere meno diplomatica con il capitalismo, e ad affrontare anzi la prospettiva di un conflitto nucleare risolutivo – perché, cpme disse Mao alias Dr. Stranamore “ anche se un conflitto nucleare portasse a devastazioni mondiali, sopravviveranno sempre cento milioni di cinesi e basteranno per ricostruire la civiltà umana su basi comuniste” – se questoera stato l’atteggiamento della Cina, esso si rovesciò a partire dal 1971.
Il ribaltone: Usa e Cina alleati
Usa e Cina si riavvicinarono ed anzi strinsero una alleanza informale – corroborata da un legame finanziario e commerciale saldissimo, sviluppatosi nie decenni, in virtù del quale la Cina produceva beni industriali con brevetto e capitali americani, per rivenderli in Occidente a prezzo competitivo e col ricavato comprare buoni del Tesoro Usa.
In generale, gli Usa riconoscevano la co-direzione dell’area del Sud-Pacifico alla Cina, lavorando per detronizzare l’Urss.
E’ così che anche la patata bollente della Corea del Nord ricadde sotto la responsabilità cinese.
Dal 1971, quando Nixon dichiarò concluso il sitema dei cambi fissi di Bretton Woods, che era l’esatto corrispondente del trattato di Yalta – e che , morendo, preparò la fine stessa degli accordi che dividevano il mondo in due – da quel 1971 il mondo è governato da una triade Usa-Rusia-Cina.
In cui Usa e Cina si sono associati, per mettere all’angolo Mosca.
La Nord Corea e la crisi mondiale : fine delle vecchie regole?
Questo, per dire che sul piano strategico sinora non è cambiato nulla.
Lo dimostra come la Cina abbia irrigidito l’atteggiamento commerciale nei confronti di Pyongyang – sospensione dei collegamenti aerei, appoggio ad ulteriori sanzioni – avendo ben capito l’antifona recitata dagli Usa.
Antifona il cui testo é : la Corea del Nord è roba vostra, quindi pensateci voi, oppure ci dovremo pensare noi.
La Russia, nel tentativo di tornare al livello di grande potenza, in Siria come con la Corea ha cercato di inserirsi nel nervoso tango ballato da Usa e Cina – due Paesi in competizione, ma che al momento hanno interessi troppo intrecciati per fare a meno di danzare insieme.
Le cose cambierebbero, la strategia e quindi il Gioco si trasformerebbe, se la Corea sfuggendo al controllo cinese si dotasse di un’arma strategica come un missile intercontinentale.
In questo senso la pazienza americana da strategica è dventata tattica: prima gli Usa escludevano di colpire per primi – lasciavano ogni compito alla Cina.
Ora, fanno presente che solo considerazioni di opportunità occasionale li frena: basta un altro passo, e dovranno considerare che la Cina ha perso il guinzaglio del suo cagnaccio alle porte di casa, e quindi l’artiglieria Usa ha il diritto di agire.
La Corea è usata da Pechino come un molosso alle porte di casa – e in prospettiva, la Cina spera che gli Usa si tolgano di torno e riconoscano a Pechino la supremazia in tutta l’area.
Gli Stati Uniti unica superpotenza (per ora)
Ma a questo gli Usa proprio non ci pensano : le mosse degli ultimi giorni sono state quasi solo simboliche – dai missili sulla Siria al dispiegamento di una imponente flotta nelle acque orientali – ma sono state anche eloquenti : gli Usa si proclamano l’unica superpotenza globale.
Loro possono agire dappertutto, gli altri invece no.
L’equilibrio mondiale, pur a fatica, si regge ancora su questo presupposto e quanto ne consegue sul piano economico-finanziario e non solo.
Quelle di Trump sembrano mosse che confermano l’interpretazione finora prevalente – più un teatrino, ad uso e consumo da una parte del “fronte interno” e dall’altro per dimostrare, anche in maniera goffa e affannosa, che l’America è sempre la Numero Uno .
Ma non lasciamoci troppo soprendere dalla spacconaggine di Trump, e anche dai capovolgimenti di traiettoria della diplomazia americana : è tutto spettacolo, è un “reality show” – ma non è la realtà.
O, se vogliamo, è solo tattica – gioco secondo le regole attuali del gioco.
La strategia rimane sempre la stessa. Fino a che anche la Cina e la Russia saranno capaci di giocare allo stesso gioco, e capaci di obbligare a farlo concorrenti discoli e impertinenti come lo spietato dittatore della NordCorea ed i suoi accoliti.
ALESSIO ESPOSITO