Coppie portabandiera olimpiche: uomo e donna sono alla pari

Carlo Nesti Ultima Voce

Di Carlo Nesti


La parità assoluta dei diritti, fra uomo e donna, deve essere una realtà effettiva, e non teorica, in tutti i campi. Ed anche portare una bandiera, quando ha un valore altamente simbolico, non può essere estraneo al progresso sociale.

Il Comitato Esecutivo del Cio, riunito a Losanna, ha approvato una modifica alle linee guida protocollari, relative alle cerimonie di apertura dei Giochi Olimpici. Ciò permetterà ai paesi partecipanti di schierare un doppio portabandiera: un uomo e una donna.

Anzi: tutti i comitati olimpici nazionali coinvolti saranno incoraggiati a sfruttare l’opportunità, che sarebbe diventata operativa in questa estate 2020, a Tokyo, se il Covid 19 non avesse annullato tante competizioni.

Oltretutto, se c’è una nazione, che è andata già oltre certe abitudini maschiliste, è proprio l’Italia, visto che le ultime 2 portabandiera sono state femmine: a Londra 2012, la schermitrice Valentina Vezzali, e a Rio de Janeiro 2016, la nuotatrice Federica Pellegrini.

Inoltre, a ben guardare, il muro è stato abbattuto anche in campo internazionale. Nei Giochi invernali 2018 di PyeongChang, infatti, la coppia canadese di danza del pattinaggio Tessa Virtue-Scott Moir fu doppia portabandiera e doppia medaglia d’oro.

D’altro canto, la storia delle Olimpiadi, nel bene e nel male, è sempre stata lo specchio dei passi avanti e indietro della società. Dalle secessioni politiche, alle battaglie razziali, alla fine, i Giochi hanno fornito, comunque, una positiva via d’uscita, pur patendo momenti dolorosi.

Se confrontiamo le Olimpiadi 1900 di Parigi, nelle quali le donne debuttarono in 22, con quelle 2016 di Rio de Janeiro, nelle quali sono state 5059, il 45% del totale, diventa un epilogo logico, nella cerimonia inaugurale, quello costituito dall’abbinamento maschio-femmina per ciascun paese.

E se non bastassero i diritti civili, sono state le prestazioni agonistiche, negli ultimi decenni, a ridurre la forbice fra uomini e donne. Ne sa qualcosa l’Italia, che deve proprio alle donne la maggior parte della più recente crescita sportiva internazionale.

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