Due sono i papà, una la coppia gay che ha chiesto il riconoscimento come genitori di due gemelli nati in Canada con la maternità surrogata. Ma, un ufficio del Comune di Torino dice no.
Il caso: la coppia gay e la genitorialità
La coppia gay, due uomini italiani, sono entrambi genitori di due gemelli nati in Canada con il sistema della gestazione per altri. L’atto di nascita era già stato scritto per il genitore biologico, come prevede la legge italiana, ma non è stato esteso all’altro. Il diniego, quindi, non rappresenta un “no” definitivo alla genitorialità di entrambi ma è rivolto meramente alla rettifica della trascrizione.
È accaduto a Torino ma, Palazzo civico spiega il suo diniego:
Proveremo a risolvere ma c’è un vuoto normativo
In effetti, il rifiuto da parte del Comune deriva dall’applicazione della legge 40 sulla procreazione assistita. La legge, infatti, vieta la surrogazione di maternità, cosa invece permessa in Canada. È a questo Paese, infatti, che devono la natalità i gemellini.
L’amministrazione di Torino spiega che:
Si tratta di una questione puramente tecnica a cui si sta cercando di porre rimedio sia per questo caso, sul quale stiamo lavorando per rimettervi mano, sia per il futuro
Secondo Palazzo civico, quindi, esiste un vuoto normativo che deve essere colmato:
Stiamo valutando tutte le strade possibili per risolvere questa problematica tecnica
Non è dello stesso parere l’avvocato Michele Giarratano (legale di Famiglie Arcobaleno). Secondo lui, infatti, l’applicazione della legge 40 non c’entra nulla con i motivi del diniego. Ribadisce che, all’interno dello stesso, esistano una serie di “considerazioni grave ed inesatte”. L’amministrazione, infatti, reputa che la coppia gay abbia commesso reato con l’applicazione della surrogazione di maternità. L’avvocato, tuttavia, difende i due uomini dichiarando che:
si dice che i miei assistiti hanno commesso un reato quando all’estero, dove è avvenuta la nascita, è perfettamente legale
Coppia gay e figli: i precedenti
Non è la prima volta che accade, stessa storia, stessa richiesta, ma fine diversa. Infatti, nella storia recente, si hanno avuti casi simili con riscontri diversi. La giurisprudenza, quindi, non ha una linea univoca a favore del riconoscimento della genitorialità di una coppia gay.
Nel 2015, due donne chiesero, ed ottennero, la trascrizione dell’atto di nascita del loro bambino a favore di entrambe. Questa vicenda accadde a Torino e si sviluppò in due momenti. Nel primo il Tribunale dichiarò il suo diniego, sentenza che fu poi ribaltata dalla Corte d’Appello.
Un altro caso si ebbe a Trento, esattamente un anno fa: una coppia gay formata da due uomini ricorse in Cassazione contro un’ordinanza. Quest’ultima negava la genitorialità a entrambi, vinsero il ricorso e, nell’atto di nascita, comparve come genitore a pieno titolo anche il padre non biologico.
Altri casi simili si sono avuti a Milano e Napoli. Lo scorso gennaio il sindaco di Milano, Sala, prese la decisione di trascrivere il certificato di nascita a favore di una coppia di uomini. Nel dicembre del 2016, successe la stessa cosa a Napoli, grazie al sindaco De Magistris che venne poi diffidato dalla prefettura.
Le parole dell’assessore ai Diritti Marco Giusta
Secondo Giusta, assessore alle Pari opportunità c’è un vuoto normativo che deve essere colmato:
Il riconoscimento dei figli e delle figlie di una coppia gay nati in Italia e le trascrizioni sui registri di stato civile di quelli nati all’estero devono diventare prassi consolidata in tutte le amministrazioni comunali. Il Comune di Torino infatti ha interpellato l’Anusca e il Ministero degli interni, ha interessato l’Avvocatura di stato affinché fornisca delle linee generali di indirizzo in materia di genitorialità tenendo conto delle recenti sentenze della Corte di Cassazione, tra le quali la sentenza 14878, 2017, nella quale la Cassazione riconosce alla coppia la possibilità di rettificare la trascrizione inserendo anche la seconda madre.
Elena Carletti
Oggi grazie a maternità surrogata e possibile che le coppie in difficoltà possono avere propria felicità. Parlo, dalla mia esperienza grazie alla clinica del Prof. Feskov.