Coppe al via: c’era una volta la Euro-Italia anni novanta

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Dopo preliminari e spareggi, si fa sul serio. Riparte in questa settimana europea la corsa alle finali di Kiev (Champions League) e di Lione (Europa League) con molte italiane in corsa: Roma, Juventus e Napoli nella manifestazione più importante per club, e Atalanta, Lazio e Milan nella ex Coppa Uefa. Quando ancora si chiamava così, unitamente alla vecchia Coppa dei Campioni a eliminazione diretta, le italiane facevano incetta di finali e successi nei miracolosi anni novanta.

Dopo i nefasti anni ottanta, che portarono la Roma in finale di Coppa Campioni contro il Liverpool proprio all’Olimpico, con gli inglesi vincitori ai rigori, e la Juventus due anni più tardi a vendicare i giallorossi all’Heysel, in una vittoria però senza gioia per i noti fatti del pre-partita, è nel 1989, allo scadere del decennio, che inizia la riscossa, con tre italiane in campo nelle tre finalissime.

Il Milan stravince a Barcellona la Coppa dei Campioni, raggiungendo il punto più significativo del suo nuovo corso targato Berlusconi e Arrigo Sacchi, e la Sampdoria prende le misure all’Europa perdendo a testa alta per 2-0 la finale contro il Barcellona in Coppa delle Coppe. Non è finita: il Napoli di Maradona porta a casa la Coppa Uefa nella doppia sfida contro lo Stoccarda. È solo il preludio a un ancor più favoloso 1990, forse l’apogeo del calcio italiano: il Milan fa il bis in Coppa dei Campioni piegando a Vienna il Benfica di Eriksson, la Sampdoria questa volta fa sua la Coppa delle Coppe nel profondo nord, in Svezia, a Goteborg, battendo l’Anderlecht, e in Coppa Uefa addirittura si affrontano Juventus e Fiorentina: i bianconeri hanno la meglio nella eterna sfida ai rivali viola. Tre coppe europee conquistate su tre, e dopo un mese di maggio così ingordo, l’8 giugno inizieranno i mondiali delle notti magiche di Schillaci, ospitati proprio dall’Italia.

Nel 1991, con il Milan impantanato nel pasticcio del riflettore di Marsiglia, è la Coppa Uefa a presentare di nuovo una finale tutta italiana: questa volta tocca a Roma e Inter, e la Coppa va ai nerazzurri dopo la doppia sfida di San Siro e dell’Olimpico. In Coppa delle Coppe invece bisognerà aspettare il Parma dei miracoli di Nevio Scala, che si affaccia prepotentemente sul continente portando a casa il trofeo nel 1993 a Wembley contro l’Anversa, e perdendo l’anno successivo a Copenaghen con l’Arsenal. Il 1992 è l’anno del Torino di Mondonico e della famosa sedia alzata ad Amsterdam, come imprecazione verso un evidente rigore non concesso ai granata nella finale di Uefa con l’Ajax che vincerà il trofeo. A Wembley invece, la Sampdoria perde l’occasione della vita nella finalissima di Coppa Campioni di nuovo con il Barcellona: una punizione di Koeman infrange i sogni dei blucerchiati campioni d’Italia in carica.




Poi il rullo compressore Milan, targato Fabio Capello: 1993, ’94 e ’95, tre finali, una vittoria e due sconfitte. Sono ancora Ajax e Marsiglia a sbarrare la strada ai rossoneri, mentre ad Atene Savicevic e Massaro mandano in visibilio il popolo rossonero demolendo il favoritissimo Barcellona di Crujiff. Nel 1993 e ’94 Juventus e Inter portano a casa un’altra Uefa a testa: battute Borussia Dortmund e Salisburgo.

Un’altra finale tricolore nella Uefa ’95, Juventus-Parma, e successo dei ducali. I bianconeri di Lippi però, l’anno successivo, nella ormai consolidata nuova formula della Champions League, alzeranno la Coppa Campioni a Roma, vendicando Milan e Torino e superando ai rigori proprio l’Ajax in quello che rimane l’ultimo trofeo internazionale dei bianconeri.

Il decennio grondante di allori, si chiude nel 1998 con Inter-Lazio, di nuovo una finale italiana, di nuovo in Coppa Uefa: ancora un successo per i nerazzurri a Parigi, e nel 1999 con ancora i biancocelesti in finale, in quella che sarà l’ultima edizione della Coppa delle Coppe: il Maiorca di Cuper verrà battuto 2-1. Non è tutto: nel frattempo, a Mosca, il Parma batte l’eterno Marsiglia conquistando un’altra Coppa Uefa e vincendo la terza finale europea su quattro. Senza dimenticare di nuovo la Juventus, che inizia ad inanellare la sua “sindrome da finale” uscendo sconfitta nel 1997 e nel 1998 contro Borussia e Real Madrid, sempre in Champions League.

A questo cospicuo bottino vanno poi aggiunti gli altri successi internazionali che fanno capo alla Supercoppa Europea e alla Coppa Intercontinentale ottenuti in quel favoloso decennio. Ci riusciranno Milan, Juventus e Parma, con altre due finali italiane in Supercoppa: Sampdoria-Milan nel 1990 e Milan-Parma nel 1994, e il trionfo di Tokyo marchiato a fuoco da Del Piero in Juventus-River Plate.

Ricapitolando: dal 1989 al 1999, undici stagioni con 9 finali di Coppa dei Campioni, 10 di Coppa Uefa e 5 di Coppa delle Coppe con 15 trofei conquistati. Non c’erano stadi di proprietà ma mecenati come Tanzi e Cragnotti (che poi hanno fatto una brutta fine) che si accompagnavano ai miliardi di Berlusconi e Moratti, oltre all’eterno appoggio della famiglia Agnelli alla causa bianconera. Erano anni ruggenti, nei quali l’Italia avrebbe coronato il suo dominio mondiale con il titolo casalingo del 1990 o con un po’ più di fortuna nel caldissimo Mondiale statunitense di Sacchi e Baggio.

Difficile ormai ipotizzare, nonostante la Juventus abbia lanciato segnali europei pur perdendo due finali, che si torni agli antichi fasti di un tempo. Quello dei novanta, fu un decennio dove iniziò forse anche la decadenza del calcio italico, ma dove da mangiare ce n’era per tutti. E in fondo, forse, si stava meglio quando si stava peggio.

Stefano Ravaglia

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