Sembra non aver fine l’odissea legislativa italiana della ratifica della Convenzione di Faro, che dallo scioglimento delle camere del 2017 non ha visto alcun significativo passo in avanti.
In Senato infatti è stata accolta e votata favorevolmente la proposta di spostare la discussione della ratifica, proposta da Massimiliano Romeo (Lega) e Stefano Patuanelli (M5S); Romeo ha giustificato tale scelta esprimendo la necessità approfondire meglio la discussione in merito alla Convenzione di Faro. Non è la prima volta che l’argomento viene spostato dall’ordine del giorno, dato che è da gennaio che Lega e 5 Stelle, a detta dell’opposizione, cercano di cancellare dal calendario dell’aula l’approvazione della legge che ratifica la Convenzione.
Molto forte la reazione di Roberto Rampi (Pd), che sottolinea l’inutilità di tanta cautela riguardo ad una questione già sufficientemente approfondita e approvata all’unanimità da tutti i gruppi politici nella scorsa legislatura. La ratifica della Convenzione si sarebbe dovuta discutere lunedì 25, ma è slittata a mercoledì per dare spazio al decreto sulle pensioni ed il reddito di cittadinanza. Ma anche questa volta la discussione sulla Convenzione è saltata, sempre per volere dei gruppi di maggioranza.
La proposta di Romeo e Patuanelli è stata accolta con 139 voti a favore e 95 contrari: tra questi ultimi vi sono anche quelli delle grilline Michela Montevecchi e Bianca Laura Granato. Su questa “defezione” Patuanelli ha mostrato una calma al limite dell’indifferenza:
Stiamo parlando di una ratifica importante, ma che certo non è fondamentale per la vita politica del movimento o della maggioranza.
Perché tanto ostruzionismo?
Allora non si spiega il motivo di tanta prudenza apportata come giustificazione al rinvio della ratifica ufficiale della Convenzione di Faro espressa dallo stesso Patuanelli. Per il momento la presidente nazionale di Arci ha condiviso pubblicamente il suo rammarico e l’urgenza della ratifica della Convenzione da parte dell’Italia; le sue parole sono state seguite in serata dal comunicato dei rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, che condividono le stesse preoccupazioni. Non si riesce a trovare un spiegazione per il comportamento dei rappresentanti di Lega e 5 Stelle, alla luce delle dichiarazioni di Rampi sulla sostanziale unanimità espressa da tutte la fazioni politiche pochi mesi prima durante il governo Gentiloni, né vi sono nella Convenzione elementi discordanti a tal punto da dare adito alla scelta della maggioranza.
Nel frattempo è stato convocato il ministro Bonisoli per un’interlocuzione; la speranza è che la ratifica arrivi tramite un disegno di legge del ministro, ma è probabile che la legge ritorni alla Commissione Esteri e che vengano interpellati le diverse parti che hanno contribuito alla redazione della Convenzione, per poi ritornare all’Aula. Tutto questo ha la forte impressione di essere semplicemente un atto di ostracismo senza alcun fondamento né logica.
La Convenzione di Faro, aperta alla ratifica dal 2005, riguarda il rapporto tra patrimonio culturale e società e le potenzialità per il progresso sociale di quest’ultima: propone un nuovo approccio ai beni culturali rispetto alla comunità, ponendo in primo piano il ruolo del patrimonio culturale come espressione dei valori e della cultura della società che lo hanno creato: in quanto tale, il patrimonio culturale deve essere tutelato e protetto perché l’intera umanità ne possa beneficiare. Si va perciò a definire in modo chiaro la grande responsabilità della società civile nel proteggere e divulgare il patrimonio culturale, responsabilità non più in mano esclusivamente allo stato, alle istituzioni pubbliche e private e ai proprietari dei beni.
Barbara Milano.