Controllo delle nascite, un tabù da rispolverare

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Siamo 7 miliardi e mezzo di persone ed entro il 2050, secondo le previsioni, aumenteremo ancora.  Riuscirà il pianeta a sostenerci tutti insieme? Può il controllo delle nascite arginare la povertà?

L’umanità nei prossimi decenni è chiamata a risolvere due problemi: l’aumento incontrollato delle nascite e l’aumento della longevità. Entrambi, se non trattati adeguatamente, causeranno un’ondata di povertà e mortalità. A pensarci bene, l’uno sembra la soluzione dell’altro. Ma così non è. Il primo scenario infatti riguarda il continente africano, il secondo invece è molto acceso in Europa e nei paesi più sviluppati, dove rimane circostanziato. Una politica di controllo delle nascite potrebbe, nel primo caso, rappresentare una soluzione a molti problemi sociali. Come la diffusione di malattie, povertà e inquinamento.

Un po’ di storia

Già un paio di secoli fa, il pastore anglicano Malthus affermava che le carestie erano un meccanismo naturale di regolazione della popolazione.

Dal 1914 al 1945 fu attiva in America una campagna di mobilitazione per il controllo delle nascite che mirava a diffondere pratiche contraccettive per le donne più povere della classe operaia, spesso costrette a partorire con conseguenze anche gravi per la loro salute.

In seguito, nel 1968, lo studioso Paul Ehrlich poneva al centro del dibattito il controllo delle nascite. Nel suo libro, poi divenuto bestseller, The population bomb, Ehrlich sosteneva che l’umanità era sull’orlo del burrone. O si riusciva a controllare l’aumento demografico della popolazione o non ci sarebbe stato cibo per tutti.

Sulla scia di allarmismi catastrofici come quello di Ehrlich sono derivate le campagne per diminuire l’aumento demografico e i programmi per il controllo delle nascite nei Paesi sottosviluppati. La politica del figlio unico in Cina, durata ininterrottamente dal 1979 al 2013, ha contribuito a ridurre la crescita demografica seppure con una sfilza collaterale di problemi sociali.

I due “profeti” non avevano però preso in esame l’aumento della tecnologia, che ha fatto lievitare le rese agricole. Se oggi nel mondo milioni di persone soffrono ancora la fame, non è perché non c’è cibo a sufficienza per tutti, ma perché non possono averlo. E’ un problema di distribuzione: non possono averlo perché non possono comprarlo (o produrlo) e non lo possono comprare perché il 99% delle ricchezze è in mano all’1% della popolazione.

Un problema di “peso” ambientale

Gli esperti oggi non si chiedono più se ci sarà cibo per tutti, ma se il pianeta riuscirà a sostenerci tutti quanti. Le Nazioni Unite hanno provato a rispondere a questa domanda con un documento ufficiale del 2012.




In società sempre più sensibili ai problemi di inquinamento e ai cambiamenti climatici, il problema demografico viene visto sotto l’ottica ambientale. Quindi se il riscaldamento globale porterà un vento di povertà e migrazioni, la crescita demografica causerà un maggiore inquinamento per l’aumento dei rifiuti complessivo. Tutto questo andrà inevitabilmente a pesare sulla già delicata bilancia del mondo.

La soluzione può essere soltanto sociale

Difficile immaginare una soluzione a questi problemi che non passa per una politica del controllo delle nascite. Tuttavia questa non può essere imposta obtorto collo, dall’alto. Deve essere perseguita attraverso programmi di educazione alla sessualità, di sviluppo sociale, di emancipazione economica femminile e di distribuzione delle ricchezze.

In sole cinque parole: aumento della qualità di vita.

Perché, paradossalmente, solo aumentando gli standard di vita si spingeranno milioni di persone a partorire meno figli

Lo dice l’Onu che negli anni ’80 riconobbe, come fattori decisivi nel controllo delle nascite, lo sviluppo sociale e l’emancipazione femminile.

Così mentre in Europa si discute di invecchiamento della popolazione e di programmi pensionistici, in Africa si combatte una lotta demografica che, se vinta, porterà a un diminuito flusso migratorio e a una migliore distribuzione di ricchezza.

Purtroppo nel dibattito politico sulle migrazioni o l’inquinamento si citano spesso gli aiuti umanitari ma quasi mai il controllo delle nascite. Almeno per inquadrare il problema in un’ottica più larga.

I prossimi decenni saranno decisivi. Mala tempora currunt, ma di migliori forse ne giungeranno.

Axel Sintoni

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