Secondo le analisi della Fondazione Leone Moressa, in Italia sono in crescita i contribuenti nati all’estero: con 4,3 milioni di individui e redditi dal valore complessivo di 64 miliardi, è stato raggiunto il picco storico.
Massimo storico di contribuenti nati all’estero
Dopo il forte rallentamento di tendenza verificatosi fino a due anni fa a causa della pandemia da Covid 19, nel 2022 si è verificato il raggiungimento di un picco storico: tra i contribuenti, quelli nati all’estero hanno raggiunto la cifra record di 4,3 milioni, per un valore complessivo dei redditi dichiarati di 64 miliardi e di Irpef versata di 9,6 miliardi. Ce lo riferisce la Fondazione Leone Moressa, che da anni effettua analisi sui dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per monitorare l’andamento della cosiddetta “economia dell’immigrazione”.
Rispetto all’anno precedente (2021), il numero di contribuenti è salito del 3,4% (per avere un’idea, in confronto a 10 anni fa la percentuale sale a +21,9%), il valore complessivo dei redditi dichiarati del 9,3% e infine l’Irpef versata del 14,8%. Complessivamente quindi, i contribuenti immigrati rappresentano il 10,4% dei contribuenti totali.
Distribuzione delle nazionalità
Disaggregando l’insieme dei contribuenti immigrati per provenienza, possiamo notare che la maggioranza è di nazionalità rumena (658 mila), seguiti da albanesi (350 mila), marocchini (267 mila) e cinesi (189 mila). In generale, la percentuale femminile si attesta al 44,5%, con i picchi principali tra i Paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia e Polonia) e dell’America del Sud (Perù e Brasile).
Per quanto riguarda la distribuzione nelle regioni d’Italia, la maggior parte dei contribuenti nati all’estero si concentrano in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Come già detto, la media nazionale li vede al 10,4% del totale dei contribuenti, ma solo in alcune regioni specifiche raggiungono più del 14% del totale: stiamo parlando di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Come vedremo meglio più avanti, la differenza dei redditi medi tra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevata: mediamente, in Italia, un contribuente nato all’estero dichiara in media 15 410 euro, circa 8 mila euro in meno rispetto alla media del contribuente italiano. In particolare, i contribuenti nati all’estero più ricchi si concentrano in Lombardia e Friuli Venezia Giulia (oltre 17 mila euro di reddito medio); i più poveri, invece, si registrano in Calabria, con meno di 10 mila euro annui in media.
Disuguaglianze di reddito
In questo scenario di crescita per le minoranze immigrate nel nostro Paese, vi sono però importanti precisazioni da fare per quanto riguarda le fasce di reddito. Tra i contribuenti nati all’estero, quasi la metà (il 45,5%) ha dichiarato di avere redditi inferiori ai 10 000€, mentre a livello nazionale la percentuale è del 28%. Al contrario, quando parliamo di redditi più elevati, l’11,7% degli immigrati ha un reddito tra i 25 ed i 50 mila euro, mentre il totale sta sul 25,8%.
Per concludere l’analisi delle percentuali sui dati del MEF, sia per i gruppi di immigrati sia per i contribuenti totali, la componente compresa tra 10 e 25 mila euro rappresenta circa il 40% (40,7% per i nati all’estero e 39,6% per i nati in Italia). Nella fascia di reddito oltre 50 mila euro, infine, si colloca il 2,1% dei nati all’estero, contro il 6,5% dei nati in Italia.
Riassumendo la questione nei minimi termini quindi, possiamo notare come le fasce di reddito più alte tendano ad essere appannaggio dei lavoratori di nazionalità italiana, con una parziale ma significativa esclusione dei migranti. Al contrario, quando si analizzano le fasce di reddito più basse, si nota come, i migranti siano mediamente più poveri rispetto al totale.
Questa analisi viene fatta senza contare tutte quelle categorie di persone che non hanno un reddito regolare: che siano rifugiati in attesa di asilo politico, persone costrette ad accettare contratti in nero, o semplicemente disoccupati, vi è una notevole porzione di popolazione che si trova in condizioni di indigenza al di fuori delle statistiche del MEF. Per avere un quadro generale ancor più preciso delle condizioni degli immigrati in Italia, andrebbero presi in considerazione anche questi gruppi.
La direzione è quella giusta?
Alla luce di queste statistiche che possono essere considerate positive, rimane comunque innegabile che la presenza di un certo grado di disparità nei redditi sia indice di una diseguaglianza ancora dilagante in Italia. Viene quindi naturale chiedersi se a livello politico si stiano prendendo i giusti provvedimenti.
Ormai però è ben risaputo come la direzione del governo Meloni sia però opposta. Anziché assicurare condizioni di lavoro ottimali per le fasce di popolazione meno abbienti, la scelta è e continua ad essere quella di incanalare i sostegni finanziari verso aziende e imprese. Nei confronti dei migranti la sua politica, come ci si poteva aspettare, è ancora più dura: è di pochi giorni fa, per esempio, la decisione di espellere i migranti dai centri d’accoglienza sopra la soglia dei 6000 euro lordi all’anno.