Sono entrati al 25esimo giorno di protesta i camionisti polacchi che hanno bloccato quattro valichi di frontiera con l’Ucraina. Raggiunti anche dagli agricoltori, che hanno deciso di schierarsi al fianco dei lavoratori dei trasporti, inizia a preoccupare l’aumento delle tensioni che si stanno verificando in questi giorni. Sarebbero oltre 2500 i camion fermi alla frontiera, causando chilometri di file e aumentando i tempi di attesa per il passaggio.
La protesta dei lavoratori dei trasporti stradali iniziata il 6 novembre prosegue senza sosta, raggiungendo il 25esimo giorno di blocco dei principali valichi di frontiera con l’Ucraina: Dorohusk, Hrebenne, Korczowa e Medyka. Proprio in quest’ultimo, stando ai dati della guardia frontiera polacca, l’attuale tempo di attesa per i camion che attraversano è di circa 91 ore. I manifestanti infatti permetterebbero il passaggio di due camion all’ora, eccetto per quelli che trasportano aiuti umanitari e forniture belliche dirette in Ucraina.
Le motivazioni del blocco
Tra le motivazioni del blocco dei camionisti c’è l’abolizione dell’obbligo di permesso per i conducenti provenienti dall’Ucraina e l’introduzione del sistema di coda elettronico dal governo ucraino. È qui infatti che devono registrarsi i conducenti che ritornano senza carico dall’Ucraina all’Unione Europea, prolungando così i tempi di rientro alla base e quindi esponendo le aziende a perdite.
I manifestanti chiedono che il numero di permessi commerciali ucraini vengano reintrodotti ai livelli precedenti l’aggressione russa. La liberalizzazione del trasporto internazionale concesso dalla Commissione Europea ai camion ucraini avrebbe causato una “concorrenza sleale” dovuta ai prezzi più economici dei servizi ucraini rispetto a quelli polacchi, vincolati invece alle norme europee.
Sulla stessa linea gli agricoltori, che accusano il governo polacco e l’Unione Europea di aver favorito le imprese ucraine a scapito di quelle polacche e reclamano sussidi per il mais e tasse agricole più basse.
Ieri il ministro delle Infrastrutture Alvin Gajadhur ha incontrato i rappresentanti dell’industria dei trasporti stradali che partecipano alla protesta, il cui rappresentante, Waldemar Jaszczur, ha dichiarato che non intendono porre fine al blocco. Tuttavia “abbiamo rinunciato ad estenderlo ai successivi valichi di frontiera, anche se era già in fase di preparazione. Siamo anche disposti a considerare di attenuare la forma della nostra protesta se lo Stato polacco rafforzasse i suoi controlli sui camion che entrano in Polonia”.
Il Ministro Gajadhur ha informato di aver parlato con il Ministro delle Finanze e il Ministro degli Interni e dell’Amministrazione. Tutti questi ministri sono disposti a intraprendere azioni urgenti in cooperazione reciproca, in modo da soddisfare la richiesta di controlli intensificati.
Della questione se ne discuterà anche al Consiglio dei Trasporti dell’UE che si riunirà lunedì 4 dicembre 2023 a Bruxelles. La parte polacca ha già chiesto che tra i punti all’ordine del giorno ci sia una discussione sugli effetti dell’accordo Unione Europea – Ucraina in vigore dal 1° luglio 2022.
La risposta dell’Ucraina
L’Ucraina, da parte sua, accusa i manifestanti sostenendo che il blocco danneggi ulteriormente la sua fragile economia in tempo di guerra, ostacolando le esportazioni e impedendo l’ingresso nel paese di forniture di beni di prima necessità come il carburante. Kiev afferma anche che gli aiuti umanitari sono stati bloccati, cosa che i manifestanti negano.
Tuttavia, il blocco alla frontiera polacca ha notevolmente complicato la consegna dei prodotti importati dall’Europa, causando un aumento dei prezzi per una serie di categorie di merci. Con i porti ucraini del Mar Nero – una via di esportazione chiave prima della guerra – praticamente bloccati dalla Russia, le imprese ucraine non possono che far affidamento su strade e ferrovie per reindirizzare le esportazioni e le importazioni.
Il blocco starebbe quindi distruggendo la fiducia e l’immagine della Polonia, considerata in Ucraina il principale alleato nella lotta contro l’aggressore russo. Per la comunità ucraina si tratta di un incomprensibile atto di ostilità e di un allontanamento dalla società ucraina che lotta per la libertà e la sopravvivenza. I manifestanti hanno il diritto di protestare e difendere i propri interessi, ma alla luce della guerra in Ucraina, la forma di protesta scelta potrebbe portare a gravi conseguenze per gli sforzi militari dell’Ucraina e le relazioni tra i paesi. Secondo la Banca nazionale ucraina si stimano circa 400 milioni di dollari di danni.
Intanto al confine la situazione diventa sempre più tesa. Oltre alla battaglia politica, che vede il passaggio ad un nuovo governo di coalizione, e quella economica, si sono verificati scontri tra i manifestanti polacchi e i lavoratori ucraini bloccati al confine. Inoltre, due conducenti ucraini risultano essere deceduti a causa del freddo e delle condizioni difficili ai valichi di frontiera.