Cresce per il settimo anno consecutivo il fatturato derivante dalla vendita di armi. Nel 2021 le prime 100 maggiori società produttrici di armamenti hanno registrato l’1,9% in più di vendite rispetto all’anno precedente.
E’ un settore che non si arresta quello dell’industria bellica, nonostante crisi e problemi di approvvigionamento causati dal Covid19. Pare infatti che le 100 maggiori aziende del settore nel 2021 abbiano raggiunto un fatturato di ben 592 miliardi di dollari dalla vendita di armi. Registrando un aumento delle vendite pari al 1,9% rispetto al 2020, in un trend in costante crescita per il settimo anno di fila. Questo è quello che mostra il rapporto stilato dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) che dal 1966 si occupa di ricerche sui conflitti, armamenti, controllo degli armamenti e disarmo.
Pare quindi che le industrie belliche abbiano attutito bene il colpo, nonostante il Covid19 abbia comportato non pochi problemi nella produzione di armi. Infatti, più volte nelle aziende si sono presentati problemi di approvvigionamento e carenza di componenti essenziali per la produzione, ma anche ritardi di consegne e in alcuni casi, mancanza di personale a causa della pandemia. Nonostante quello che ci si aspetterebbe la vendita di armamenti non è diminuita, tuttavia, le grandi e piccole aziende del settore hanno affermato di aver comunque subito le influenze di tali problematiche. A riguardo, la direttrice del programma SIPRI Lucie Béraud-Sudreau ha commentato che:
“Ci saremmo potuti aspettare una crescita ancora maggiore delle vendite di armi nel 2021 senza problemi persistenti della catena di approvvigionamento”,
Alle problematiche già presenti, si aggiunge il conflitto scoppiato in Ucraina nel 2022 a causa dell’invasione russa. Per quanto la guerra crei una maggiore domanda di armamenti, al col tempo non dobbiamo scordare, che, la Russia è uno dei paesi che esporta buona parte delle materie prime per la produzione di armi. Senza le componenti essenziali russe, si crea un ulteriore ostacolo e un rallentamento della catena produttiva, che non permetterebbe a paesi quali Stati Uniti e Europa di ricostituire le proprie scorte militari fornite precedentemente all’Ucraina per far fronte all’invasione russa. Infatti, come ha fatto presente il ricercatore della SIPRI Diego Lopes de Silva:
“Se le interruzioni della catena di approvvigionamento continuano, potrebbero essere necessari diversi anni prima che alcuni dei principali produttori di armi soddisfino la nuova domanda creata dalla guerra in Ucraina”
Classifica dei maggiori venditori di armi
Tra le 100 industrie più importanti al mondo nel settore della vendita di armi, un terzo risulta essere negli Stati Uniti. Sono infatti 40 le aziende americane che compaiono nella classifica stilata dalla SIPRI , tra cui 5 ai primi posti, per un totale di fatturato di 299 miliardi di dollari nel solo 2021.
Tra le top 100 sono presenti anche 27 aziende con sede in Europa, tra le quali sono presenti anche le nostre Leonardo e Fincantieri. In totale le industrie europee nel 2021 hanno fatturato 123 miliardi di dollari , con un aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente. Si tratta principalmente di industrie specializzate nel settore aereospaziale militare che hanno comunque rilevato un leggero calo delle vendite rispetto al 2020, a causa delle interruzioni della catena di produzione. Mentre, tra le 27 coloro che sono risultate indenni alla crisi sono le industrie navali militari che hanno aumentato i loro fatturati nel 2021.
La crescita maggiore delle vendite di armi sono state però registrate tra Asia e Oceania. Sono 21 le industrie belliche dell’Est del mondo che rientrano nella classifica delle top 100, il quale hanno fatturato 136 miliardi di dollari. Ben il 5,8 % in più rispetto all’anno precedente. Tra queste aziende, se guardiamo solamente alle 8 società cinesi presenti nella classifica si nota un aumento delle vendite del 6,3 % rispetto al 2020, mentre, le 5 aziende con sede in Medio Oriente hanno avuto un incremento del 6,5 %.
L’Italia e la vendita di armi
Come abbiamo precedentemente accennato, nella classifica delle maggiori 100 aziende specializzate nella produzione e vendita di armi a livello globale, compaiono anche le industrie italiane Leonardo al 12esimo posto e Fincantieri che si piazza alla 46esima posizione.
La relazione stilata annualmente dal Parlamento sulla vendita di armi italiane a paesi esteri, ha decretato come nel 2021 siano stati importati nel nostro paese armamenti per un valore di ben 679 milioni di euro. Mentre, le esportazioni verso paesi stranieri risultano essere di gran lunga maggiori con 4, 6 miliardi di euro.
Sorge spontanea la domanda, ma quali armi produce e vende l’Italia? Le vendite italiane più consistenti risultano essere quelle di aerei e veicoli terrestri militari, che hanno fatto guadagnare rispettivamente 1,2 miliardi e 890 milioni di euro nel 2021. Una quota consistente è composta anche dalla vendita di bombe, missili, razzi e siluri dal valore di 515 milioni di euro. Mentre, un numero più esiguo è rappresentato dalla vendita di munizioni, armi di piccolo calibro, ricambi, navi da guerra, apparecchiature elettroniche e software.
Sempre secondo il rapporto stilato dal Parlamento Italiano, il nostro paese ha esportato armamenti verso 90 paesi stranieri. In una classifica delle prime 10 nazioni nel quale esportiamo armamenti, troviamo al primissimo posto il Qatar al quale vendiamo armi per un valore 814 milioni di euro, a seguito troviamo gli Stati Uniti con 763 milioni di euro, mentre al terzo si posiziona la Francia con 306 milioni di euro. Con un valore di esportazione decisamente minori abbiamo poi Germania, Pakistan, Paesi bassi, Regno Unito, Filippine, Corea del Sud e Brasile.