- L’ Anno del Signore 2018 si è aperto, per quanto riguarda il continente social-mediatico italiano, con la grandiosa querelle-contestazione dei sacchetti biodegradabili a pagamento coatto.
Se volete frutta e verdura di stagione, mettete in conto una monetina di rame in più (che poi sono di nichel: il rame sta vivendo un nuovo boom borsistico, e con le cose di valore non ci si fanno monete).
Dalla querelle delle buste è sorta la querelle di secondo grado “come abbiamo fatto a ridurci così?”: com’è possibile, insomma, che con tutto quel che succede l’argomento di discussione più gettonato (è il caso di dirlo) sia quello dei 2 centesimi in cambio della bustina?
Non entro (ringraziatemi) nel dettaglio dell’affare contestazione-delle-buste – ma vorrei dire la mia sulla questione secondaria. Perché invece è primaria, eccome.
Ricorrono ormai i due anni dalla scomparsa di Umberto Eco, che come ha ricordato Stefano Bartezzaghi, fu colui che per eccellenza coltivava la semiotica in quanto “studio di tutto quanto serve a mentire”.
L’idea di Eco (e non solo sua!) era ed è che si possa comprendere la verità, sul mondo e su noi stessi, studiando piuttosto ciò che rappresenta una menzogna, il Falso – invece che dedicandosi a individuare e decifrare ciò che rifulge di una propria luce di Verità.
Si tratta di applicare una sorta di Teologia negativa alla Realtà – ricordandoci che la teologia negativa consiste nel ritenere impossibile dire “cosa sia Dio” (essendo Dio per definizione ciò che esorbita dalle capacità stesse del linguaggio e del pensiero, e non racchiudibile in un ragionamento umano) ma riteneva che ci si potesse approssimare alla verità di Dio, mediante la definizione di cosa esso non propriamente non sia.
Dio è dappertutto (forse è anche nel male) ma certo ci sono cose più vicine a lui, e altre meno.
Ci sono tracce, segni, indizi del divino, e che riportano all’Assoluto – maggiormente di altre cose che ne sono lontano o che da esso ci allontanano.
Per dire, possiamo credere che in chi compie un atto di carità ci sia vicinanza a Dio maggiore che in un criminale – ma non è detto per niente, e basta ricordare il cinema di Bresson.
Ma per tornare a Eco: la semiotica, intesa in questo modo come un recupero della grande saggezza scolastico-medievale (e anche di più, posto che la teologia negativa risale al mondo tardoantico e oltre), è quindi una “sintomatica”.
Posto che questo mondo non è mondo di verità, ma che una verità dev’esserci, il Falso che intesse ogni piano del reale può esser considerato un indizio di qualcosa di più profondamente, e paradossalmente, vero.
Il Falso, che ormai abbiam capito, domina il mondo, è il sintomo della malattia che ci affligge – e la malattia è la caratteristica del nostro vero essere, e nient’affatto un’alterazione episodica della nostra identità. Quello, sarebbe il sintomo: e come spiega la scienza medica da 2500 anni, dal sintomo ben interpretato si può risalire al problema, e alla nostra condizione oggettiva.
Se dai sintomi, dagli indizi, da questi segni (semeion) comprendiamo da che malattia siamo colpiti, abbiamo fatto il primo passo verso la guarigione.
D’altro canto, da molto tempo ormai è quasi completamente tramontata l’aspettativa che la Verità possa essere attinta direttamente – così come la luce del Sole non può essere contemplata direttamente senza uno schermo, o come Dante non poteva uscire dalla selva oscura semplicemente ciaspolando sopra il colle che era “già vestito dei raggi del pianeta che mena altrui per ogne calle”.
Prevale un concetto alchimistico – per cui la Verità è à-leteia, disvelamento: più un laborioso percorso di avvicinamento, che un coglimento della pienezza (che magari può darsi solo in un istante mistico : e magari sta qui un altro grosso problema, ma non ne parleremo certo oggi).
Questo però, nel mondo mediatico massificato, ha portato a una sorta di inversione: è tutto falso, ci sono complotti dappertutto – ma proprio capito questo, la verità ci cadrà in braccia con la facilità che premia chi abbia soltanto “il coraggio di aprire gli occhi”.
Ed ecco che tornano le tesi per cui, se appare che il Sole gira intorno alla Terra: allora dev’essere così. E tanti saluti a Galileo.
Fra certi esiti grossolani, e lo scetticismo di élites sofisticate, Eco per l’appunto batteva la difficile “terza via” che abbiamo ricordato.
Insomma: per Eco il Reale esiste (e guardatevi tutta la questione del New Italian Realism) così come per un Maurizio Ferraris.
Altra faccenda, è dire cosa sia questo Reale. E infatti, una volta messo al bando quel certo scetticismo di massa, non abbiamo risolto granché.
Perché c’è tanta sfiducia verso tutto e tutti? Persa la fede delle epoche tradizionali, abbattuti in seguito tutti i simboli di fede secolari, siamo nella proverbiale condizione per cui “non è che non crediamo più a Dio e a nulla – ma invece ormai crediamo a tutto” – una citazione apocrifa, ma totalmente veritiera, di Chesterton.
Solo che ognuno, praticamente, s’è fatto la propria narcisistica religione – e cerca solo adepti telematici con cui condividere i dogmi, senza accettare qualsivoglia contestazione, qualsivoglia dissidio.
E mentre nella vita quotidiana la vita è organizzata per monadi – piccoli circoli chiusi in cui si discute solo di banalità e facezie – nello spazio digitale viviamo organizzati per sette, delle comunità chiuse in guerra le une con le altre, a colpi di tweet e post e likes.
Se poi le “buste a perdere” (che non si possono riutilizzare, per motivi igienici, ma speriamo almeno riciclare) diventano la questione della settimana, ecco forse è proprio perché Dio è morto e abbiamo ucciso il famoso Padre.
Nell’introduzione a un volume postumo appena pubblicato, Eco ripercorre la metafora dei “nani sulle spalle dei giganti”. L’idea, alla base della peculiare civiltà occidentale, che basandoci sulla sapienza trasmessa dalle generazioni precedenti, ci si possa spingere – combinando umiltà e orgoglio – sempre oltre, verso il progresso.
Oggi, notava lo studioso alessandrino, è crollato il concetto di autorità – da cui il sospetto verso ogni potere: cosa che è il risultato di mille anni di storia politica occidentale.
Bene. Ma anche quello di autorevolezza – da cui la sfiducia generale che è la vera moneta che circola per tutta la società.
Una volta distrutto qualsiasi riferimento intellettuale, e una volta abbattuto ogni simulacro del potere – quello che abbiamo non è certo il progresso generale della scienza, e di sicuro non abbiamo il progresso generale delle democrazia.
Eliminato il valore di ogni Testo, non abbiamo più nulla semplicemente da contestare: quando invece ogni progresso, nasce dalla con-testazione – dalla contestazione dei Giganti del passato, dei loro Testi, dei loro scritti, delle loro opinioni.
In una società senza storia, invece, non abbiamo più nessun con-testo : e quindi giriamo a vuoto.
Un vuoto a perdere, e una contestazione a vuoto: discussione sull’aria fritta, per una società senza più speranza, non dico neanche fede, in un futuro migliore.
In cui al massimo la popolazione discute della politica delle bustine, o magari degli spicci del “canone-Rai”.
Alessio Esposito